Angela Baraldi: “Non bisogna aver paura della creatività” – INTERVISTA

Angela Baraldi

A tu per tu con Angela Baraldi, in occasione dell’uscita del disco “3021”, fuori a partire dallo scorso 24 gennaio. Ecco la nostra intervista

Tempo di nuova musica per Angela Baraldi, che è tornata sulla scena musicale da venerdì 24 gennaio con “3021” per Caravan, l’etichetta discografica di Francesco De Gregori, e distribuito da Sony Music Italia.

La tracklist comprende otto brani scritti dalla stessa Baraldi , composti insieme a Federico Fantuz. Se per gli arrangiamenti musicali la cantautrice, rompendo gli schemi, si è lasciata ispirare a tratti dal cosmo e dal suo fascino misterioso, nei testi è andata alla ricerca dell’essenziale, esplorando sensazioni e sentimenti umani. Scopriamone insieme tutti i dettagli.

Angela Baraldi presenta il disco “3021”, l’intervista

“3021″ è il titolo del tuo nuovo album, come si è sviluppato il processo creativo?

«Si è sviluppato a braccio, abbiamo navigato un po’ a vista devo dire. La determinazione era quella di produrmelo da sola, quindi mi sono circondata di persone che potessero stare al mio fianco con questa attitudine. La cosa più importante era quella, sentivo bisogno di accorciare le distanze, tra me e quello che stavo facendo, quindi di assumermi la responsabilità, di scegliere un tipo di suono, se vuoi, non proprio contemporaneo, però con un’attenzione verso il futuro, non prossimo, ma quello veramente molto lontano. In qualche maniera, ecco che sono comparsi i pianeti, le galassie e lo spazio che ci sovrasta».

Lo hai definito un concept album al contrario, nel senso che non c’è un tema predominante, anche se il concept c’è ed è sonoro. Cosa ti ha spinto a volerti concentrare più su questo respiro musicale comune?

«Voler abitare degli spazi vuoti, in qualche modo. Il suono è molto importante, perché in questo caso dà supporto a quello che dico. Proprio per questo ho chiesto a chi lavora con me di mettere un po’ da parte il proprio ego per fare spazio al mio, non mi vergogno a dirlo. In passato ho sempre lavorato con dei produttori che mi hanno indicato una strada e in questo caso io volevo assolutamente essere padrona anche del suono e delle tonalità dei pezzi, compreso il suono della mia voce. Mi sono un po’ imposta, ma ho trovato delle persone intorno a me, che sono Federico Fantuz e Alessandro Sportelli, che mi hanno supportato con grandissima complicità».

Hai raccontato di aver cercato di liberarti dalle sovrastrutture e dalle aspettative. Osare comporta sicuramente qualche rischio, quello da una parte di sorprendere e quello dall’altra parte di deludere. Quali sono gli elementi e le caratteristiche che ti rendono orgogliosa di questo disco?

«In primis perché me lo sono praticamente prodotta da sola, in più mi rende orgogliosa anche perché ho lavorato benissimo con i miei collaborato, con affetto e nel modo in cui volevo io, non c’è mai stato nessuno che metteva il suo piedi in testa all’altro. Ho cominciato a lavorare a questo disco senza nessun paracadute, investendo da sola sui musicisti e sullo studio. E poi la grandissima soddisfazione è stata che, a un certo punto, Francesco De Gregori ha sentito queste canzoni e mi ha proposto di farle uscire con la sua etichetta Caravan. Questa per me è una cosa importantissima, perché ho un’enorme considerazione di De Gregori come autore, come artista, come musicista e anche come cantante».

Per concludere, qual è la lezione più importante che pensi di aver imparato dalla musica fino ad oggi?

«Beh, di non avere paura di buttarmi nella creatività, anche senza paracadute, tanto non ti schianti, come diceva Luccio nel sogno che ho fatto, che eravamo alla guida di un’astronave e lui intanto si divertiva andare giù in picchiata mentre urlava “non ti schianti, non ti schianti”. Questo lavoro mi ha suggerito una cosa che ho sempre pensato, cioè il coraggio di buttarsi perché è in quella sensazione di incertezza che riesci a tirare fuori creativamente le cose più straordinarie».

Scritto da Nico Donvito
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