A tu per tu con il cantautore Beppe Dettori e l’arpista Raoul Moretti, fuori con il progetto intitolato “Animas“
È disponibile in digitale “Animas”, il nuovo album di Beppe Dettori e Raoul Moretti, un universo musicale in cui il mondo arcaico e quello moderno si incontrano, per raccontare il contemporaneo con le inquietudini, le angosce, la speranza e la voglia di rinascita dell’animo umano.
Ciao Beppe e ciao Raoul, benvenuti. Come vi siete conosciuti e come si è sviluppato il processo creativo di “Animas”?
Beppe: «Circa 10 anni fa facevo parte di un progetto musicale in Sardegna, Dolmen. Nell’organico vi era un’arpista, molto giovane, che di lì a poco ci lasciò (ancora studente 17enne). Avevamo bisogno di un professionista e amici in comune ci presentarono Raoul e fu subito sintonia e amore a prima vista. Poi da quartetto siamo rimasti in due e abbiam constatato che il concerto poteva reggere anche con arpa elettrica, voce e chitarra acustica. Diventa il nostro “posto sicuro”, dove ci sentivamo e ci sentiamo ancora liberi di esprimerci senza condizionamenti alcuni».
Raoul: «A partire dalle prime esperienze in quartetto appena iniziato a frequentare la Sardegna abbiamo proseguito anche attraverso altre collaborazioni a suonare insieme, affrontando anche situazioni musicali da grandi eventi in piazza e club con repertorio pop-rock, ma è stato indirizzandoci verso la world music che i nostri percorsi musicali si sono incontrati in maniera ottimale, creando il nostro “sound” che ha poi dato vita nel 2019 al live “’S’incantu e sas cordas” (Premio Archivio Mario Cervo, miglior disco di Sardegna 2019), a Incanto Rituale, omaggio a Maria Carta (finalista Targhe Tenco 2020, migliori interpreti) ed infine Animas».
Con quale criterio sono stati scelti e coinvolti i numerosi ospiti e musicisti?
Beppe: «Per amicizia, innanzitutto. Abbiamo la fortuna di avere degli amici e professionisti che ci vogliono un gran bene. Dopo aver registrato i brani con le nostre parti di arpa, chitarra e voce, abbiam pensato che magari ci poteva stare il contributo di Franco, o di Davide, Gavino, Bruno ecc…, immaginandoci come sarebbe potuto essere. Quando arrivavano le tracce da inserire nel progetto veniva fuori la magia ed era ogni volta stupefacente».
Raoul: «Il disco poteva essere finito anche solo con il nostro lavoro, ma l’apertura alle collaborazioni, scelte ed indirizzate per ogni brano ma lasciate libere di esprimersi, hanno innescato questo bellissimo lavoro collettivo che ci ha riempito il cuore per la stima ricevuta da questi grandissimi artisti e stupendoci ogni volta con quale sensibilità si innestavano nel nostro sound e nel nostro lavoro, come gemme preziose».
Ogni traccia del disco è impreziosita da un video realizzato con il regista Renato Cubo. Cosa aggiungono a livello narrativo per voi le immagini rispetto alla narrazione musicale?
Beppe: «Il dialogo con un’altra forma d’arte, assieme ai cambiamenti cromatici che esprimono sensazioni ed emozione, ci hanno sempre entusiasmato tanto. Ne abbiamo parlato con un altro grande amico, Renato Cubo, (regista, autore e sceneggiatore per Pino e gli Anticorpi) e subito ci ha proposto la Sand Art di Vito Furio che ha interpretato il significato letterario e musicale di ogni brano dell’album, facendone scaturire una sorta di lungometraggio».
Raoul: «Renato e Vito sono altre due anime sensibili e straordinari artisti, che ho conosciuto tramite Beppe. La Sand Art personalmente mi ha sempre affascinato, è pura bellezza. Ed è stato bello lasciare liberi gli artisti, a partire dai testi e dalla narrazione musicale, e vedere quello che suscitavano i brani a livello di narrazione con la visione di Vito e cromatico con le scelte di Renato».
Quali elementi e quali caratteristiche vi rendono orgogliosi del progetto “Animas”?
Beppe: «Il fatto di essere anche i produttori esecutivi e artistici del progetto ci ha reso orgogliosi e pieni di libertà creativa. Consapevoli di aver fatto un lavoro che rispecchia i nostri gusti e follie per la ricerca e sperimentazione, Animas, a differenza degli altri due lavori precedenti, è molto ponderato, con l’esigenza di far dialogare mondi musicali lontani. L’amore e la visione si sono plasmati partorendo un lavoro ricco di sentimento e forza, con la speranza di riuscire a comunicare la passione e la voglia di cambiamento. Certo questo richiede un impegno duro e costante e una totale dedizione in ciò che credi. Per ora quando ci riascoltiamo il progetto ne siamo molto fieri, per l’onestà dei nostri intenti».
Raoul: «È stato un processo creativo entusiasmante, nonché salvifico in mesi di fermo di attività. La totale simbiosi tra me e Beppe ci ha fatto esprimere in totale libertà ed in maniera molto naturale ogni idea che nasceva da uno veniva accolta dall’altro e rielaborata ed arricchita fino alla forma finale. Personalmente sono contento ed orgoglioso di mettermi ulteriormente in gioco, confrontandomi con le forme, destrutturando e strutturando, al di là di distinzione di genere, sperimentare in libertà, arricchirsi di suoni, inventandone di nuovi e di fonemi delle varie lingue ed alla fine essere consapevoli che questo lavoro ci rappresenta perfettamente come uomini e come artisti».
Nico Donvito
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