Anna Carol: “Tutto nasce dalle canzoni” – INTERVISTA

Anna Carol

A tu per tu con Anna Carol per parlare del nuovo album intitolato “Principianti”. Ecco la nostra intervista alla giovane cantautrice trentina in occasione di questa nuova uscita

Dopo la pubblicazione di alcuni singoli durante l’ultimo anno, Anna Carol ha pubblicato finalmente il suo nuovo album “Principianti” (INRI Records / Metatron), disponibile a partire dallo scorso 14 marzo. In questa intervista, approfondiamo la genesi del progetto, ma anche le tematiche ispirate da un libro dello scrittore statunitense Raymond Carver.

Al centro della narrazione ci sono le relazioni, che in una società sempre più concentrata sul lavoro e priva di tempo, si stanno perdendo, lasciando spazio alla solitudine. Una crisi che sembra derivare dalla continua trasformazione della società e che però conserva miti del passato, come l’idea di un amore perfetto, sempre più difficile da raggiungere. Anna Carol ci invita a riflettere su come sia necessario aprirci a un concetto di amore più genuino e libero dalle pressioni del tempo.

Anna Carol racconta il disco “Principianti”, l’intervista

Come si è svolto il processo creativo di questo tuo nuovo progetto?

«Tutto nasce dalle canzoni, da come sono arrivate, più o meno tre anni fa. Come sempre, si tratta di un’urgenza, di un bisogno: raccontare delle cose che mi stavano girando per la testa in quel periodo e che avevo la necessità di esprimere. Dopo aver scritto le prime canzoni, mi è capitato di leggere un libro di Raymond Carver, che era appunto la raccolta di racconti principianti. Lì mi sono resa conto che le tematiche erano simili e vicine tra loro. Ho continuato poi a scrivere canzoni all’interno di questa tematica… ed eccoci qui».

Hai raccontato che la produzione richiama le logiche degli anni ’70, con i musicisti che suonano insieme. Che tipo di approccio c’è stato in studio riguardo la ricerca del sound?

«Con Federico Dragogna abbiamo fatto un po’ il punto, le canzoni richiedevano un certo tipo di approccio e quindi già la scelta dei musicisti di per sé importante. Alla fine il suono sta nelle mani, non tanto nello strumento. Quindi già quella è stata una ricerca, perché scegliendo certi musicisti voleva dire avere un certo tipo di sound».

Il tuo precedente disco “Cinetica” ha ricevuto ottime critiche. Quali skills pensi di aver acquisito in questi anni rispetto a quell’album?

«Credo che il mio sia un percorso di svelamento, per togliere i vari veli che mi hanno portata ad essere quella che sono oggi. Avevo iniziato a scrivere in inglese, poi sono passata all’italiano e, col tempo, ho perfezionato la mia tecnica, fino a diventare sempre più artigiana, pur mantenendo una certa schiettezza. Oggi quando riascolto le canzoni, mi rendo conto di aver a me stessa e quindi, di conseguenza, anche agli altri delle cose abbastanza intime. Questo in parte mi spaventa, non è del tutto una cosa che faccio o che ho fatto a cuore leggero, ma col tempo sto provando ad abbattere la paura di esprimere quello che penso».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgogliosa di un lavoro come “Principianti”? 

    «Sono molto orgogliosa del modo in cui abbiamo lavorato in studio, per questo non vedo l’ora di suonare “Principianti” dal vivo. Sono contenta perché so che questo è un disco che mi permetterà di divertirmi in concerto e questo è importante, perché i live sono il momento della verità, perchè instauri un contatto con chi ti ha ascoltato e ricevi un feedback diretto dalle persone».

    Scritto da Nico Donvito
    Parliamo di: