Recensione del singolo del ritorno di una voce regina tra ricerca ed essenza
Da secoli ci si interroga attorno al tema dell’origine. Lo ha fatto l’arte, la filosofia, la religione e persino la musica. Che la soluzione stia nel primo motore immobile aristotelico piuttosto che nella verità di Krishnamurti o nell’eterno ritorno nietzschiano, secondo cui la condizione complessiva di tutte le forze ritorna sempre, ciò che pare continuamente sfuggirci è l’attimo d’inizio, il momento cardine da cui ha preso vita la vita stessa. Attorno al tema dello sgorgare primo della vita si è concentrato anche il pensiero musicale ed artistico di Anna Oxa che, come biglietto da visita del suo nuovo ritorno, ha scelto Primo cuore (canto nativo).
E non è un caso se una voce complessa e pensante, come la Oxa si dimostra da sempre, sia arrivata, nel proseguimento del suo percorso artistico, a concentrarsi sulla genesi, sul momento in cui l’uomo ha conosciuto, in un certo qual modo, sé stesso, ha avuto, cioè, origine. Non è un caso perché la ricerca dell’essenza, strada interiore ed eterna, conduce esattamente lì la riflessione di chi sceglie di indagarsi per indagare: all’attimo in cui tutto è iniziato.
L’attimo eterno della genesi trova spazio proprio nel suono e nell’utilizzo della vocalità che Anna Oxa ha scelto di utilizzare per quest’occasione arrivando a proporsi con un brano che non accoglie convenzioni o strutture definite perché attraverso una non-forma-canzone (firmata dalla stessa Oxa insieme a Pasquale Panella e Gadi Sassoon) vuole incarnare quella libertà originaria che il mondo ha conosciuto prima che l’azione dell’uomo complicasse il panorama dell’esistente pensando, invece, di semplificarlo regolandolo.
E così, una voce ugualmente libera e spiazzante conduce l’ascoltatore al momento in cui il cuore dell’uomo, il primo cuore per l’appunto, ha fatto sgorgare il proprio canto nativo, la propria genesi creativa, l’attimo di fronte al quale ognuno si “commuove” come saggiamente sottolineano i versi del brano un climax senza sosta. “La goccia già c’era, c’era il sole, la foglia c’era già, c’era il vento ed il tuono”: un panorama perfetto, l’Eden sognato e generato per ospitare la bellezza e la purezza della vita. Tra tutto questo, d’un tratto, prende forma “il cuore, il cuore umano”. E’ un cuore impaurito che si trova a muoversi come un topo tra le foglie dimostrandosi piccolo di fronte alla grandezza dell’eterno esistente.
Attorno alla grandezza di questo dono di vita Anna Oxa si trova a costruire il proprio vortice emotivo e musicale che da forma a quel cuore che batte in ciascuno di noi ogni giorno restituendoci l’impulso della vita senza mai ripetersi ma evolvendosi in un’energia vitale sempre nuova che viene fatta propria anche da quel suono che oggi definiremo esotico ed etnico proprio perché più vicino a quell’idea nativa di musicalità. In una produzione sonora senza eguali nello scenario omologato d’oggi ne esce un canto che si mette a disposizione di queste forme comunicative indossando letteralmente una narrazione che, esattamente come il cuore, trae origine dall’esistente ma poi si trasforma vestendo forme nuove ed inaspettate che viaggiano tra tinte liriche e gorgheggi urbani che, rispettivamente, riescono a dar corpo all’immensità e alla finitezza, al concreto e all’astrazione, al quotidiano e all’eterno.
In questo viaggio in cui tutto ritorna fino allo sgorgare della genesi Anna Oxa si fa portatrice di una nuova ricerca che investe ogni scenario della forma artistica coinvolgendo in toto un utilizzo sorgente di un’ampia vocalità, un suono senza eguali capace di racchiudere in sé l’essenza primitiva ed una destrutturazione della tradizionale forma canzone per creare, piuttosto, un libero fluire di note. Un canto che, sull’onda di una libertà artistica senza confini, esce dal cuore per raccontare la genesi del cuore. Il cuore umano. Quel cuore che ci batte in petto ogni giorno ma che, contemporaneamente, dovremmo tutti essere portati a riscoprire per arrivare a proporci come uomini nuovi capaci di riscrivere i valori dell’esistere sulla base della sola certezza della vita.
Ilario Luisetto
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