Tra anglicismi e triangoli amorosi la canzone si fa notare
La musica pop sta cambiando verso un genere sempre più contaminato che la rende meno identificabile con il bel canto ‘all’italiana’ di un tempo, ma, probabilmente, più esportabile oltre i confini nazionali. Ogni prodotto artistico va, però, inquadrato anche nella cornice politica e sociale in cui fiorisce, per comprendere quanto sia complesso poterlo garantire nella sua libertà di espressione e di fruizione.
Se pensiamo, infatti, alla proposta di legge presentata pochi giorni fa, a Montecitorio, dall’onorevole Fabio Rampelli, esponente di Fratelli di Italia nonché vicepresidente della Camera, e rafforzata dalla firma di una ventina di deputati del suo partito, ci rendiamo conto di quanto la faccenda si faccia complessa. In sintesi, la proposta prevede che la lingua italiana sia resa ‘obbligatoria per la fruizione di beni e servizi‘, pena ‘una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro‘.
Questo significherebbe che un testo, come l’ultimo singolo di Annalisa “Mon amour”, rischierebbe di essere multato per l’uso di parole straniere. La canzone fa un prestito linguistico dal francese, già nel titolo, e ricorre alla lingua inglese, in apertura: “quindi ci piacciamo oppure no? sangue nella dance floor, ci ballerò anche se è soltanto un altro stupido sexy boy, sexy boy, io ci sto”.
Il testo potrebbe rientrare nelle ultime stime, secondo cui, dal 2000 ad oggi, il numero di parole inglesi confluite nella lingua italiana scritta è aumentato del 773 per cento; basti pensare, che quasi 9.000 sono gli anglicismi presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 parole in lingua italiana.
La canzone di Annalisa potrebbe essere censurata, addirittura, per il contenuto del suo racconto: una triangolazione amorosa, anzi un’attrazione erotica, istintiva e archetipica, tra due lei e un lui, intenti a scambiarsi baci fluidi, totalmente liberi da condizionamenti legati al genere sessuale d’appartenenza. Siamo di fronte ad una situazione naturale purissima, in linea con le più recenti conquiste sociali, ma non con le novità che la maggioranza politica dell’attuale Governo Meloni vorrebbe realizzare.
Quanto potrebbe costarci, sotto questi chiari di luna, quel “ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me mon amour, amour ma chi baci tu?”; manifestare la libera e sincera intenzione di poter dire, “io farò una strage stasera ballo tra le lampade a sfera e lei piace sia a me che a te” e concludere “disperata e anche leggera vengo per rubarti la scena hey garçon, ho un’idea lei”.
Ci piaccia o no il singolo della Scarrone viene presentato in una fase politica delicata, che rende necessario il bisogno di testi di rottura, anche quando leggeri o, apparentemente, disimpegnati. In un’Italia che rischia di fare un salto a ritroso di secoli, dove a imperare era il buio ignorante del peccato insieme alla colpa che diventava stigma, abbiamo bisogno di un’arte scomoda che ci permetta di non allinearci a un modello di vita unico ed assoluto; per questo, ci sentiamo di dire evviva “Mon Amour”, ma, soprattutto, evviva le lingue possibili e i baci ‘impossibili’.
Francesco Penta
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