A tu per tu con la band electropop, in uscita con il singolo “Curami“, cover dei CCCP
Da venerdì 17 gennaio in radio, disponibile sulle piattaforme di streaming e in digital download “Curami” (Cazzimma Dischi/Believe), il nuovo singolo degli Anticorpi, che reinterpretano in chiave elettronica il brano della storica band dei CCCP. Il brano anticipa l’album “Vota estinzione” in uscita il prossimo 25 aprile. Approfondiamo la loro conoscenza.
Ciao ragazzi, benvenuti. Partiamo dal vostro nuovo singolo “Curami”, come vi è venuta l’idea di rileggere in chiave elettronica il brano dei CCCP?
«Ciao! Abbiamo voluto connetterci alla storia del punk e della new wave da cui proveniamo tramite un gruppo come i Cccp. Hanno tradito e ribaltato molti canoni, proponendo qualcosa di nuovo, di intelligente e non-ortodosso. Inoltre, Curami, pur essendo nata punk, ha una struttura musicale ipnotica molto vicina ad un pezzo electro e averla fatta emergere ci conferma che certa musica elettronica di oggi sia il nuovo punk».
Un pezzo datato 1986 ma sempre molto attuale, secondo voi perché?
«Probabilmente perché si articola su urgenze umane immutabili, come la voglia di avere qualcuno che ci stia vicino, che guarisca le nostre ferite, che ci protegga da minacce anche future (“Verranno al contrattacco con elmi ed armi nuove/ma intanto adesso curami”) insieme all’esigenza altrettanto viscerale di rendere questo bisogno reciproco (“Che ti venga voglia di me”)».
Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Virginia Jukuki Capoluongo?
«Attraverso la tecnica “stop-motion” farmaci, pillole e bugiardini si muovono, ballano e vivono costruendo ambienti, vicende e immaginari umani con un’ironia che sembra sottolineare che le vere medicine (per noi stessi e per gli altri) siamo proprio noi. Per fare questo video abbiamo organizzato un anti-party nel quale ognuno doveva portare i propri medicinali scaduti che sarebbero stati poi utilizzati nel video. Certe medicine presenti hanno gettato una luce inquietante sui nostri ospiti, ma questo è il rischio di fare una medical band per guarire il mondo».
Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di mettere in piedi il vostro progetto?
«Abbiamo lavorato tre anni nel nostro laboratorio medico-musicale tra alambicchi, algoritmi, tastiere, romanzi di William Gibson e vini abruzzesi prima di uscire allo scoperto con questo progetto. Anticorpi è una factory visionaria e biomeccanica composta da uno scrittore italiano che vive a Berlino (Giovanni Di Iacovo) un hacker dj & producer (Arnaldo Guido), insieme a tre musicisti, due dj, una videoartista, due grafici, una dancer/performer. Sintetizziamo farmaci musicali che possano essere utili sia contro i mali del mondo che per le piccole fragilità quotidiane. Desideriamo produrre degli anticorpi alla banalità e alla stupidità che infettano il pensiero. Abbiamo anche un servizio di brani on demand: tu ci mandi il tuo problema e noi in poche ore ti mandiamo un brano-farmaco confezionato ad hoc per te».
Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il vostro percorso?
«Sicuramente la musica elettronica intelligente, Kraftwerk, Depeche Mode, dal synth-pop al clubbing all’industrial di Hatari, dalla new wave dei Joy Division al punk-rock. La musica italiana l’abbiamo vissuta e assimilata e per questo nei nostri brani c’è sempre anche il concetto di “canzone”, ma non facciamo musica del passato. Attingiamo ad esperienze musicali di padri e maestri che non liquidiamo con frettoloso/presuntuoso nuovismo: somministriamo le nostre terapie custodendo il loro spirito nei nostri blister».
Avete un featuring dei vostri sogni? Un artista con cui vi piacerebbe collaborare in futuro?
«Per non scomodare mostri sacri come Martin Gore, Gary Numan o Nina Hagen, direi Miss Kittin o Yolandi dei Die Antwoord. Magari anche Billie Eilish, se evita di cantare in pigiama».
Essendo tre persone con caratteri diversi, quali sono i vostri principali punti di incontro e quali quelli di scontro?
«Purtroppo non siamo programmati per avere motivi di scontro perché ci limitiamo ad obbedire ad Electra, nostra leader formata da algoritmi, Bpm, bellezza virtuale e saggi impulsi elettrici».
Il prossimo 25 aprile uscirà il vostro album “Vota estinzione”, cosa potete anticiparci a riguardo?
«È un album con nove brani potenti, ballabili e con testi di contenuto perché vogliamo far vivere il corpo accendendo il cervello. Noi vogliamo far sudare intelligenza. Sarà accompagnato da quattro video e da un gran tour. Oltre alle date italiane già in programma (31 gennaio al Metamorphosis di Roma, il 21 febbraio al Decadence di Bologna e il 14 marzo al Sound di Teramo), la terapia proseguirà anche in Europa (in particolare a Berlino, 27 febbraio) e poi a New York, Washington, Detroit. Amiamo l’umanità e cercheremo di curare, ove possibile, infezioni da stupidità globale e sindrome maniaco-depressiva da musica brutta».
Per concludere, c’è un insegnamento in particolare che sentite di aver appreso dalla musica?
«Sì, la musica ci ha fluidificato la realtà permettendoci di espandere e rendere più pieno il nostro vivere».
Nico Donvito
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