Antonino: “Ho giocato le mie carte senza risparmiarmi” – INTERVISTA

Antonino

A tu per tu con Antonino, che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo album “Venti25”. La nostra intervista al cantante pugliese

Vent’anni di musica racchiusi in un unico abbraccio. Ne parliamo in questa intervista. Con “Venti25”, Antonino celebra due decenni di carriera attraversati da intuizioni, svolte, sfide, pause e ripartenze. Un percorso cominciato nel 2005, passato per palchi importanti e scelte coraggiose, e che oggi trova una nuova forma in un album che intreccia passato, presente e futuro.

Dieci brani che ripercorrono la sua storia musicale, tra classici rivestiti di nuova luce e gli inediti che segnano la rotta del prossimo capitolo: “Un’ora d’amore”, “Ménage à trois” e “XSempre”, la ballad autobiografica scelta come apripista. Un progetto costruito mattone dopo mattone, grazie alla guida del nuovo management e all’elegante veste sonora cucita da Etta, capace di restituire ai brani storici un’emozione rinnovata. È da qui che parte il viaggio di “Venti25“. E questa è la nostra intervista.

Antonino presenta il nuovo disco “Venti25”, l’intervista

Vent’anni di musica: cosa rappresenta per te questo traguardo?

«È stato un qualcosa di molto naturale: ho cominciato il mio percorso nel 2005 con Amici e quest’anno cade proprio il ventennale. Mi sono detto: qui bisogna ringraziare le persone che sono con me da vent’anni e ringraziare anche me stesso, perché questo è un mestiere fatto di alti e bassi. È venuto tutto naturale, come il titolo: “Venti25”, vent’anni nel 2025».

Questo lavoro contiene inediti, rivisitazioni, passato e presente che dialogano tra loro. Come è nata l’idea di questo inventario musicale?

«È nata in modo naturale. In vent’anni di cose ne sono accadute tante, e mi è sembrato giusto fare un punto della situazione, celebrare e ringraziare chi mi ha sostenuto in questo lasso di tempo».

Come hai selezionato le tracce da rivestire e che lavoro hai fatto con Etta sui nuovi arrangiamenti?

«Etta quest’anno mi ha regalato un vestito nuovo. Lo seguivo da tempo e già con “Un’ora d’amore” è successo qualcosa in studio. Ho capito che avrebbe vestito lui tutto quanto l’album. La scelta delle tracce è stata entusiasmante e difficile: ci sono i singoli più amati, ma anche quei brani che la gente ha scelto naturalmente dentro gli album. Io stesso, da ragazzino, amavo le “chicche” nascoste nei dischi. Abbiamo preso i brani entrati nel cuore dei fan e quelli che hanno segnato il mio percorso».

Parliamo dell’inedito “XSempre”, una ballad intensa che racconta l’assenza. Cosa ti ha mosso mentre la scrivevi e la cantavi?

«“XSempre” è arrivata proprio in coda: il Greatest Hits era pronto, gli inediti pure, ma a settembre ho avuto l’esigenza di scrivere. Mi sono svegliato con questa melodia in testa. È un pezzo scritto da tante persone, tra cui il mio direttore musicale, il mio batterista, un autore conosciuto il giorno stesso. Non ero ancora soddisfatto e ho chiamato Luca Sala, che ha capito cosa mancava. Il brano è autobiografico, è “la classica canzone d’amore che metti in macchina, alzi il volume e ti sfoghi”. Mancava la ballad… ed eccola!».

Hai mai pensato di inserire duetti per celebrare i tuoi vent’anni?

«Ci ho pensato, ma questo è il mio Greatest Hits. Nella carriera di un cantante se ne fanno pochi. Ho un percorso diverso da chi ha iniziato come me in TV. Ho voluto festeggiare da solo, ricordare queste tracce come le ho cantate allora e come le ho ricantate oggi. Ma la porticina dei duetti rimane sempre aperta».

Guardando ai nuovi linguaggi musicali, dove senti che stia andando la tua musica?

«Già con “Un’ora d’amore” c’è un linguaggio più semplice ma molto musicale, che veste bene la mia voce. Mi sto facendo aiutare dagli autori giusti per raccontare le cose come mi accadono. In “Venti25” si sta delineando un flusso musicale che mi piace e che credo vedremo nelle prossime produzioni».

Una raccolta è anche un bilancio. Cosa hai imparato in questi vent’anni?

«Penso di aver giocato le mie carte senza risparmiarmi mai. Sul palco devi tirare fuori la verità, e il pubblico lo sente. Dai bassi non è vero che si può solo risalire: nei bassi impari tantissimo. Per quanto mi riguarda, ho imparato a gestire la mia sensibilità, la mia voce. Oggi sono un artista migliore, e sento che tutto stia andando liscio».

Scritto da Nico Donvito
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