giovedì, Marzo 28, 2024

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Antonio Maggio: “La musica è confronto, un veicolo per contenuti importanti” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore, fuori con il singolo “La faccia e il cuore” in duetto con Gessica Notaro

Lo abbiamo incontrato di recente a Sanremo, lo ritroviamo con più calma a Milano, negli studi di Radio Marconi che ringraziamo per l’ospitalità. Lui è Antonio Maggio, protagonista insieme a Gessica Notaro del singolo La faccia e il cuore, brano scritto a quattro mani dal cantautore salentino in coppia con Ermal Meta. A sette anni di distanza dalla vittoria della categoria giovani, l’ex Aram Quartet torna sul palco dell’Ariston per dare vita ad uno dei momenti più belli di questa settantesima edizione del Festival, con una canzone che rappresenta solo l’inizio di un nuovo percorso, contraddistinto dal suo ritorno in Mescal, etichetta che continua a valorizzare e nobilitare la scena musicale italiana con proposte interessanti che non necessariamente cavalcano l’onda di una moda, destinate dunque a restare nel tempo.

Ciao Antonio, bentrovato. “La faccia e il cuore” è il tuo nuovo singolo scritto in coppia con Ermal Meta e cantato con Gessica Notaro. Come accade per le belle canzoni, parto semplicemente col chiederti: com’è nato questo pezzo?

«E’ nato sulla scia dell’entusiasmo. Con Jessica ci conosciamo ormai da diverso tempo, lei è stata protagonista del videoclip di “Anche il tempo può aspettare”, un mio singolo del 2013. Ci siamo incontrati di recente in occasione dell’ultima partita del cuore, io giocavo con la Nazionale Cantanti e lei era tra gli ospiti, quello è stato il pretesto per parlare di questa idea, nata semplicemente dalla voglia di raccontare la sua storia, la stessa di tantissime altre donne che ogni giorno subiscono violenze di qualsiasi tipo, sia fisiche che verbali. Così ho cominciato a scrivere questa canzone, ad un certo punto è subentrato Ermal, un altro amico, abbiamo proseguito il discorso in maniera assolutamente naturale».

Il palco dell’Ariston lo conosci bene, sette anni fa ti sei aggiudicato il titolo della categoria Nuove Proposte con “Mi servirebbe sapere”. Da quel “po po po po po”, un po’ di tempo è passato, com’è stato tornare al Festival in un modo nuovo, oserei dire inedito?

«Ci sono delle differenze abissali tra la prima volta quando ho vinto il Festival nei giovani e la partecipazione di quest’anno in veste di ospite, di sicuro nel 2013 c’era una certa spensieratezza dettata dai miei venticinque anni, pur riconoscendo il privilegio di poter calcare un palco così prestigioso, naturalmente non mi aspettavo quel risultato. Tornare dopo diversi anni accanto ad una donna del calibro di Gessica è stato altrettanto inaspettato, per lo più nel ruolo di ambasciatore di un messaggio così importante, credo che Sanremo sia il più grande veicolo di contenuti di questo genere».

Musicalmente parlando l’influenza Ermal si sente molto in questo pezzo. Tu sei uno che le canzoni le sa scrivere, con una cifra chiara e anche ben riconoscibile. L’incontro fra diversi mondi artistici è sempre bello, pensi di aver imparato qualcosa da lui e viceversa?

«Sai, la musica è confronto, sia tra chi sta sopra e chi sta sotto il palco ad ascoltarti, ma anche soprattutto crescita tra colleghi che svolgono lo stesso lavoro, nel nostro caso scrivere e cantare canzoni. Sicuramente lavorare accanto ad Ermal mi ha donato qualcosa, mi hanno sempre insegnato che dietro ad un grande artista si nasconde sempre un grande uomo, lui non ha fatto altro che confermare questa teoria e fortificarla, perché si tratta di una persona sincera e leale, un amico vero».

E da Gessica, invece, cosa hai imparato? Una donna così forte e determinata, tra i tanti insegnamenti e tra i tanti spunti che lancia quotidianamente, qual è la sua caratteristica che ti ha colpito di più?

«La sua grande forza. Conoscendo Gessica ho ascoltato più volte i suoi racconti, non soltanto quelli relativi all’acido in faccia ricevuto, ma anche tutto ciò che ha vissuto prima, altre storie che hanno sicuramente segnato la sua vita».

La scorsa volta mi hai detto: “ho come l’impressione che il pubblico abbia scoperto il mio lato più scherzoso, con il prossimo lavoro vorrei che le persone iniziassero a conoscere anche il mio lato più intimo”. Pensi di esserci riuscito con questa nuova canzone?

«”La faccia e il cuore” rappresenta sicuramente un nuovo inizio per me, una canzone con un messaggio del genere mi ha permesso di aprirmi ulteriormente, di mostrare un mio aspetto più profondo e intimo che vorrei la gente conoscesse sempre di più. Se prima la gente ha conosciuto e, per fortuna, apprezzato il mio lato più scanzonato, adesso vorrei riuscire a mettere in luce il mio lato più impegnato. Chi come me svolge questo mestiere ha l’onere di trasmettere contenuti vari e, perché no, un certo tipo di messaggi».

Per concludere, prendendo spunto dall’incipit della canzone: “ora guardati allo specchio e dopo dimmi cosa vedi”… chi è Antonio Maggio oggi?

«In questo momento mentre stiamo facendo questa intervista, oltre che un cantautore è anche un uomo felice, perché è riuscito a realizzare qualcosa che gratifica sia l’uomo che l’artista. Prima ancora che per le soddisfazioni personali, che lasciano il tempo che trovano in determinati contesti, sono contento di essere riuscito nell’intento di far arrivare un messaggio così importante. Sono grato al palco dell’Ariston che mi ha permesso sicuramente di arrivare a molte persone, ringrazio Amadeus per averci permesso di lanciarlo da lì e, soprattutto, la mia squadra di lavoro. “La faccia e il cuore” è solo il primo di una serie di singoli che usciranno nei prossimi mesi e che verranno successivamente contenuti nel mio terzo album, l’inizio di un nuovo percorso contraddistinto dal mio ritorno in Mescal, per me è un motivo di vanto e di orgoglio far parte di un’etichetta che ha segnato la storia della musica indipendente italiana degli ultimi vent’anni».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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