Aria: “Scrivo per trovare ordine nel caos dei pensieri” – INTERVISTA

Aria

A tu per tu con la giovane Aria, che si racconta in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Ore ore ore”, disponibile in radio e in digitale. La nostra intervista alla cantante classe 2004

Tempo di nuova musica per Ilaria Cofone, in arte Aria, che in questa intervista ci parla di “Ore ore ore”, singolo che apre finalmente le finestre sul suo mondo interiore. Il brano è nato da una sessione spontanea in studio con Madblow, Kikko Palmosi e Marco Rettani, e segna un’evoluzione artistica importante, senza perdere l’essenza emotiva che l’ha contraddistinta sin dai primissimi lavoro.

Nel brano, Aria racconta il momento in cui ci si ritrova incastrati in un loop emotivo, aspettando qualcosa, o qualcuno, che non arriva mai. Ma è proprio da quella consapevolezza che nasce la spinta a liberarsi. In questa intervista, ci parla della genesi del brano, del suo modo di scrivere “di pancia”, e di come oggi la sua musica voglia essere un ponte con chi ascolta, per smuovere, accogliere, e restituire un po’ di verità.

Aria presenta il singolo “Ore ore ore”, l’intervista

Ciao Ilaria, partiamo dal tuo nuovo singolo. Che sapore ha per te “Ore ore ore”?

«Per me ha quel sapore fresco e dolce che arriva dopo l’aspro. È quel momento in cui ti trovi perfettamente al centro tra quello che ti ha fatto sentire in trappola e quello spiraglio di libertà, quella consapevolezza e quella rinascita che arriva dopo un blocco emotivo».

A proposito dell’atmosfera in studio, hai parlato di un processo creativo spontaneo. Cosa significa per te scrivere “d’istinto”?

«Scrivere d’istinto per me significa lasciarsi guidare dal processo, dalla pancia, da quell’emozione che ti spinge a suonare quell’accordo o a intonare quella melodia. Significa farlo senza pensare al punto di destinazione, ma lasciarsi andare. Ogni mio pezzo nasce da un seme istintivo, che curerò e cambierò nel tempo senza estirpare la sua radice e la sua natura iniziale. In questo caso, però, è stato uno scrivere d’istinto diverso rispetto alle altre volte, perché non mi trovavo nella mia cameretta da sola con il mio pianoforte bensì in studio con Kikko Palmosi e Madblow. Non mi era mai capitato ancora di iniziare a scrivere un pezzo in studio con un produttore e un altro autore. È stato bello notare che quella spontaneità non è venuta a mancare, ma si è presentata sotto un’altra forma».

Il testo parla di una mente bloccata in un loop. Ti capita spesso, nella vita, di rimanere incastrata nei pensieri?

«Mi capita molto spesso, specialmente quando avverto un cambiamento. Penso tanto, a volte troppo e non è sempre una cosa positiva. Mi aiuta tanto dare il giusto peso alle cose, provare a cambiare prospettiva e concentrarmi sulle mie priorità del momento. Ho la fortuna di avere un’enorme passione e, infatti, scrivere mi aiuta tanto a guardarmi dentro, a dare un senso anche al dolore e a fare ordine al caos che i miei pensieri possono generare».

Hai definito il sound del brano “fresco, leggero ma martellante”. Che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca delle sonorità?

«⁠In realtà non c’è stata una lunga ricerca, perché è avvenuto tutto in maniera spontanea. Tendenzialmente scrivo ballad e utilizzo una chiave molto intima e, questa volta, volevo provare a scoprire un’altra versione di me, mantenendo comunque la mia attitudine. Un giorno io e Kikko, dopo aver lavorato ad altri brani, abbiamo iniziato a cercare qualcosa che potesse ispirarci e farci esplorare un nuovo territorio. Sentivo la necessità di avere un pezzo che potesse lasciar spazio sia al bisogno di esorcizzare una sensazione, sia a quello di libertà e leggerezza. Il giorno dopo è nato questo brano».

Com’è cambiata Aria, oggi, rispetto ai primi approcci con il mondo della muscia?

«⁠Quando ho iniziato ad avvicinarmi alla musica, la vivevo come un qualcosa di estremamente intimo e personale, quasi segreto, ancor di più quando mi sono approcciata alla scrittura. Per anni non ho mai fatto ascoltare a nessuno le mie canzoni, neanche alla mia vocal coach che è sempre stata per me un faro in questo percorso. Oggi il mio approccio è leggermente mutato, vorrei che la mia musica non restasse soltanto mia, ma che trovasse dimora anche in chi mi ascolta. In realtà, sento di star muovendo ancora i miei primi passi in questo mondo e, probabilmente, scoprirò nuove visioni e nuove chiavi di lettura nel corso del tempo».

Per concludere, quale messaggio ti piacerebbe riuscire a trasmettere al pubblico con “Ore ore ore” e le tue canzoni in generale?

«”Ore ore ore” è un invito a me stessa e a chi mi ascolta ad uscire da quel loop che ci fa apparire in movimento per poi farci ritrovare sempre fermi nello stesso punto. Continuiamo ad aspettare, ancora e ancora fino a perdere noi stessi negli occhi di un’altra persona che continua a farci sentire in trappola. L’amore, peró, non soffoca; noi siamo aria che non può essere stretta ma che deve rinnovarsi continuamente lontano da ciò di cui non abbiamo più bisogno. In ogni cosa che scrivo cerco inconsciamente di lanciare un messaggio, perché per me la musica deve fare questo. Ogni canzone, anche se leggera, deve suscitare qualcosa nell’ascoltatore che gli permetta di entrare nel mondo dell’artista. Il mio sogno è quello di creare un piccolo e intimo universo di canzoni che siano il riflesso di quello che vivo e di tutto ciò che mi smuove qualcosa, con la speranza di poter regalare un’emozione a chi vuole ascoltarmi e quel senso di identificazione che provo io quando ascolto gli artisti che amo».

Scritto da Nico Donvito
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