venerdì 6 Dicembre 2024

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Arisa: “La musica? O si fa perché si sente o è meglio fare altro” – INTERVISTA

A tu per tu con l’ugola lucana, al suo ritorno discografico con il singolo intitolato “Ricominciare ancora

Voce e cuore hanno sempre avuto una corsia preferenziale nel percorso di Rosalba Pippa, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Arisa, una delle stelle più luminose del firmamento musicale al femminile, una donna e un’interprete che non ha certo bisogno di presentazioni. “Sincerità”, “La notte” e “Controvento” sono soltanto alcune delle tappe di un viaggio che riparte oggi da “Ricominciare ancora”, singolo scritto per lei da Federica Abbate e Claudia Franchini, prodotto da Fabio Gargiulo, in uscita venerdì 24 luglio per l’etichetta Pipshow. In occasione di questo bel ritorno, l’abbiamo incontrata per voi tramite Skype, per approfondire la sua personale visione di vita e di musica.

Ciao Rosalba, benvenuta. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Ricominciare ancora“: un titolo molto importante per te ma anche per questo momento storico. Cosa racconta?

«“Ricominciare ancora” è una canzone di speranza, positiva, che fa un’analisi del periodo che abbiamo vissuto utilizzando delle metafore, pur mantenendo comunque una certa leggerezza. Mi è entrata subito dentro, mi ha colpito sin dalla prima volta che l’ho ascoltata, ho pensato che fosse arrivato il momento di far provare agli altri la stessa emozione che provavo io nell’ascoltarla».

Qual è la frase che più ti ha colpito del testo?

«Sicuramente “e saremo noi il miracolo che nessuno si aspettava, goccia dopo goccia, oceano, una lacrima che cura”, ma è tutta bella questa canzone, ce ne sono tante di frasi che mi hanno colpito. Il testo è stato scritto da Claudia Franchino e la melodia da Federica Abbate, per me è una cosa bellissima lavorare con le donne, non perché io abbia una particolare avversione nei confronti dei maschi, però nell’atto creativo la femminilità e l’umanità condivisa vengono fuori. E’ stato bello confrontarsi sul testo, fare anche delle modifiche insieme, “Ricominciare ancora” è una canzone che mi rende particolarmente orgogliosa».

Un brano che segna per te l’inizio di un nuovo percorso. Che rapporto hai col cambiamento? Non mi hai mai dato l’idea di amare troppo le zone di comfort…

«Guarda, penso di avere delle zone di comfort, ma non mi piace utilizzarle per quanto riguarda la creatività, mi servono per sentirmi sicura ed essere più tranquilla e spensierata, ma sono sempre favorevole al cambiamento, altrimenti poi si corre il rischio di annoiarsi. Credo che la creatività debba essere sempre molto curiosa, pronta ad infilarsi ogni volta in una stanza nuova».

Veniamo da un momento difficile, che ci ha fortemente messo alla prova, per cui non dobbiamo avere paura di ricominciare. Tu, personalmente, come hai vissuto il lockdown e con quale spirito stai affrontando questa ripartenza?

«Beh, in un periodo come questo ti rendi conto di poter fare a meno di tutto, che tutta questa voglia di essere amati per quello che abbiamo e per quello che siamo professionalmente, ha meno importanza di ciò che abbiamo costruito a livello personale e familiare. Questa quarantena, nel bene e nel male, ci ha fatto sentire degli esseri umani, tutti. Dobbiamo sicuramente fare tesoro di questa esperienza, perché non tutti i mali vengono per nuocere, c’è stata tanta sofferenza ma ci è stata data anche la possibilità di capire che possiamo essere meglio di così».

Se dovessi definirti in una sola parola utilizzerei il termine “Voce”, non soltanto perché possiedi una delle ugole più belle della musica leggera italiana e non solo, ma anche per l’utilizzo che ne fai, per la centralità che ha avuto nel tuo percorso il dono che hai ricevuto. Che significato attribuisci a questa parola? Cos’è per te la voce?

«La voce sei tu, è il tuo anelito più profondo, qualcosa che esce dal tuo corpo e va a finire nel corpo degli altri attraverso l’udito, attraverso l’emozione. E’ la forma di comunicazione più incredibile che esista, è come riuscire ad annaffiare tutte le piante del mondo spruzzando dal tuo balcone di casa un getto di vapore acqueo. Grazie allo streaming la musica si può ascoltare ovunque e la voce non è altro che l’espressione di se stessi al cento per cento, infatti alcuni studi psicologici si soffermano molto su sul suo ruolo. La voce è un miracolo, noi esseri umani ne siamo testimoni e rappresentanti».

Sei l’ultima donna ad aver vinto il Festival di Sanremo, sei anni fa con “Controvento”, ma riflettevo sul fatto che detieni questo “titolo” anche tra le Nuove Proposte con “Sincerità” e qui, invece, parliamo di ben undici anni fa. La musica al femminile negli ultimi anni fatica, non solo a Sanremo purtroppo, nonostante in giro ci siano valide interpreti e interessanti cantautrici. Secondo te, perché? 

«Personalmente ascolto tanto le donne, non so com’è per gli altri, ma io stimo le mie colleghe, mi piacciono i lavori che hanno fatto, guardo i loro cambiamenti di look. Ad esempio mi piace molto quello che sta facendo Elodie, apprezzo tanto Levante, anche lo stile di Elettra Lamborghini, le sue canzoni così pop, calienti e sensuali. Giusy è un mito per me, proprio come Alessandra e Emma, anche Giordana Angi ha fatto un bellissimo singolo. Guarda, è come se fossimo tante sorelle, perché siamo tutte sulla stessa barca tra virgolette. Non lo so, mi interessano di più, ultimamente ascolto anche uomini tipo Carl Brave, ma da sempre sono più affascinata dalle voci femminili. Trovo che per le donne sia sempre più difficili, perché una donna deve fare pace con tante cose, per ottenere qualcosa deve sempre rinunciare ad altro, trovare comunque un compromesso, mentre per i maschi a volte è più facile, perché a loro si richiede di mostrarsi per quello che sono, noi dobbiamo essere tante cose insieme».

Tra le tante hit estive di questo 2020, qual è la tua preferita?

«Decisamente “Karaoke”, il pezzo è bello, Takagi & Ketra sono degli amici, insieme abbiamo fatto “L’esercito del selfie” e non c’era, secondo me, una canzone che fino ad oggi riusciva a raggiungere lo stesso livello, perché sono scritte benissimo e sono super popolari, ma anche ricercate in alcuni passaggi melodici. Poi, Alessandra mi piace tantissimo, è una ragazza che pur rimanendo sempre se stessa è sempre stata molto coraggiosa, la trovo una grande professionista e la stimo tanto».

Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova Arisa?

«Vi dovete aspettare canzoni che emozionano per prima me stessa, vi porterò sempre delle cose belle».

Stai lavorando ad un album?

«No, però potrebbe essere che da tutto il lavoro, poi, venga fuori un album».

Pur mancando più di sette mesi a Sanremo 2021, pensi di avere già tra le mani un pezzo da poter candidare?

«Sì, potrebbe essere…».

Qual è l’insegnamento più importante che senti di aver imparato dalla musica in questi anni di attività?

«O si fa perché si sente o è meglio fare altro».

© foto di Pasquale Ettorre

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.