venerdì 22 Novembre 2024

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Astenia: “3310 è il nostro invito a parlarsi di più” – INTERVISTA

A tu per tu con la band romana, in uscita con il singolo “3310” che anticipa l’album previsto in autunno

Si intitola “3310” il nuovo singolo degli Astenia, gruppo musicale nato nel 2005 nella periferia romana, oggi composto da Gianluca Gabrieli (voce e chitarra), Riccardo Acanfora (batteria), Alessio Cecili (chitarra), Gianmarco Santesarti (basso). Diversi brani pubblicati e numerosi concerti realizzati nel corso di questi anni di carriera, esperienze che verranno sintetizzate all’interno del primo progetto discografico in uscita il prossimo autunno per Rivoluzione Dischi, distribuito da Pirames International

Ciao ragazzi, partiamo dal vostro nuovo singolo “3310”, cosa racconta?

«“3310” è sostanzialmente un invito a parlarsi di più e a scriversi di meno. Oggi la tecnologia ci permette di comunicare più velocemente ma paradossalmente crea anche una distanza più grande, soprattutto emotiva, tra due interlocutori. Ci si dovrebbe parlare di più guardandosi negli occhi per comunicare davvero. Dovremmo imparare di nuovo a tenere il telefono in tasca cercando di concentrarci su chi abbiamo davanti, senza troppe distrazioni. “3310” nasce dal ritrovamento di un vecchio cellulare durante un trasloco, e se pensi ai tempi del 3310 era tutto molto più diretto per forza di cose, non avevamo la comodità di whatsapp e ad un certo punto eravamo quasi costretti a telefonarci o a vederci visto che con gli squilli e gli sms non ci si riusciva a dire tutto. Ecco questo forse era un bene».

Direi che sono passati solo vent’anni dall’epoca a cui fate riferimento. Secondo voi, le colpe di questo repentino mutamento sociale sono da attribuire soltanto all’avvento del web?

«In gran parte sì, il web ha completamente stravolto le nostre vite. Tutto è più veloce, divoriamo qualsiasi cosa in metà del tempo rispetto a vent’anni fa e dovremmo davvero recuperare la bellezza di staccare dai tempi frenetici concedendoci del tempo per parlarci davvero».

Cosa “rimpiangete” di più di quell’epoca e cosa vi affascina di quella attuale?

«Rimpiangiamo la lentezza delle cose che venivano costruite e consumate con dei tempi più umani. Quello invece che ci affascina oggi è il fatto di avere tutto quello che vuoi letteralmente a portata di mano, il web si evolve continuamente e come tutte le scoperte se usate bene offrono dei vantaggi incredibili».

Dal punto di vista musicale, invece, come valutate l’attuale settore discografico?

«Oggi c’è molta più offerta e possibilità di farsi ascoltare grazie ai social, questo rappresenta un bene da una parte ma dall’altra parte viene dato un grande risalto a come si comunica a dispetto del contenuto che è passato un po’ in secondo piano. Oggi è quasi più importante avere una strategia di comunicazione anziché delle buone canzoni».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di creare il vostro progetto musicale?

«Riccardo e Gianluca si sono conosciuti negli ambienti musicali romani, mentre Alessio e Gianmarco sono arrivati tramite annunci quando cercavamo un bassista e un chitarrista. Davvero non potevamo essere più fortunati».

Quali sono stati i vostri punti di riferimento a livello artistico?

«Siamo cresciuti con i grandi cantautori italiani: quindi Battisti, Dalla e De André. Ognuno di noi poi ha le proprie fisse che variano di periodo in periodo, negli ultimi tempi abbiamo un amore smodato in comune nei confronti dei The National e di Sufjan Stevens».

Quanto conta per voi la dimensione live? Ci sono impegni in calendario per l’estate?

«Per noi è fondamentale, basiamo tutto sull’esperienza live. Amiamo suonare dal vivo e non vediamo l’ora di ripartire con i concerti. Per l’estate sì, faremo alcune date ma per ulteriori dettagli vi invitiamo a seguirci sui nostri social».

In autunno uscirà il vostro album d’esordio, cosa potete anticiparci a riguardo?

«Sarà un bel viaggio nei rapporti che abbiamo vissuto negli ultimi dieci anni, un insieme di fotografie messe una dopo l’altra. Ogni storia ha una sua canzone e dei suoi ricordi che abbiamo voluto sintetizzare e raccontare attraverso le canzoni che compongono questo disco».

Dove vorreste arrivare con la vostra musica?

«Forse è banale ma a più persone possibili. Non ci poniamo dei limiti».

Per concludere, quale messaggio vi piacerebbe trasmettere al pubblico attraverso “3310”?

«Chiamate quella persona che vi fa impazzire, datevi un appuntamento e cinque minuti prima di vedervi spegnete i cellulari. State insieme».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.