A tu per tu con lo storico gruppo campano, in occasione dell’uscita del nuovo singolo intitolato “Il fiume“
Una tournée volta a celebrare quarant’anni di vita sul palco, questo e molto altro ancora è “Opplà Tour”, la serie di concerti che segna il ritorno dal vivo degli Avion Travel, un nome e una garanzia di qualità. “Il fiume” è il titolo dell’inedito che accompagnerà questo intenso viaggio itinerante, un brano rilasciato lo scorso 28 maggio. Alla vigilia dell’atteso ritorno live, abbiamo intervistato Peppe D’Argenzio per parlare di questa nuova uscita e ripercorrere le tappe fondamentali del loro lungo e ispirato percorso artistico.
Ciao Peppe, benvenuto. Partiamo dal vostro nuovo singolo “Il fiume”, cosa racconta?
«“Il fiume” ha diverse chiavi di lettura. In realtà nasce da una suggestione reale immaginando il fiume come confine e separazione, ma anche come flusso verso il movimento e quindi verso il futuro, rappresentato dalla scelta di includere dei volti giovanili nel videoclip.
Un brano che nasce da una riflessione importante e che esce in un momento di profondo cambiamento sociale. Quale messaggio vi piacerebbe trasmettere oggi con questo pezzo?
«Non è un caso che abbiamo deciso di pubblicare questo inedito, nato durante questi mesi di sospensione sociale, in un momento in cui in tutti è presente il desiderio di rimettersi in marcia. “Il fiume” è una canzone allegra in cui il tema principale è quello della conoscenza dell’altro e il desiderio di superare i pregiudizi verso le diversità».
Un inedito che accompagnerà questo ritorno dal vivo con il vostro “Opplà Tour”, che tipo di spettacolo avete preparato?
«L’“Opplà Tour” era in programma per l’estate 2020. Volevamo celebrare i nostri quarant’anni di attività mettendo in piedi uno spettacolo che riproponesse alcune canzoni del nostro repertorio meno frequentate negli ultimi anni. Ovviamente senza trascurare canzoni importanti che ci hanno portato fin qui e che il nostro pubblico si aspetta sempre di riascoltare.
Non è una riproposta integrale del cd “Opplà” ma una scelta di brani tratti dai nostri cd degli anni 90’, il periodo creativamente più significativo della nostra carriera. Seppur con un anno di ritardo abbiamo deciso di mantenere questo proposito anche e soprattutto perché in questa nuova canzone abbiamo sentito un forte legame nello spirito e nel suono con il repertorio che andremo a riproporre».
Una tournée volta a celebrare i vostri quarant’anni di carriera, qual è il vostro personale bilancio?
«Un bilancio importante. Sono stati anni sempre in salita, con traguardi sempre più ambiziosi e graduali. Una gavetta infinita che ci pone sempre in una prospettiva di crescita e di rinnovamento all’interno di una costante che è il nostro modo di fare canzoni. Non abbiamo mai sentito la pressione di inseguire le mode o le ultime tendenza verso le quali restiamo sempre aperti e curiosi».
Immagino che in tutti questi anni non vi sia mai capitato uno stop forzato così lungo, cosa vi è più mancato della dimensione live?
«La musica degli Avion Travel ha sempre avuto una grande connotazione teatrale e i nostri concerti in particolare raccontano molto bene questa visione. Per questo motivo potremo fare dischi anche belli o interessanti, ma saremo sempre poco radiofonici o televisivi. La nostra dimensione è il palcoscenico e la magia che si crea insieme al nostro pubblico».
Pensate si sia fatto davvero abbastanza per tutelare l’intera filiera dei lavoratori dello spettacolo?
«Si sarebbe sicuramente potuto fare di più. Il settore dello spettacolo a noi più affine, quindi escluse le grandi adunate di massa, si è visto come e quanto potesse essere facilmente tenuto sotto controllo. Comunque ci sono stati dei sostegni che hanno messo in risalto la necessità di esercitare il nostro lavoro in maniera regolamentata e tracciabile sotto il piano dell’emersione dal lavoro nero e dei contributi».
Cosa vi augurate che possa cambiare in futuro e cosa sperate che questa situazione ci abbia insegnato?
«Qualcosa comincia a muoversi. E’ necessario impegnarsi tutti per dare il nostro contributo alle tante associazioni che in questi mesi hanno raccolto gli appelli dei lavoratori dello spettacolo. La nostra categoria necessita di una considerazione e di una attenzione nuova. I lavoratori dello spettacolo devono acquistare maggiori tutele e riconoscimenti».
Per concludere, a proposito sempre di insegnamenti, qual è la lezione più importante che sentite di aver appreso dalla musica in tutti questi anni?
«La musica salva la vita. La nostra è una storia comune a tanti musicisti che hanno concretizzato un sogno adolescenziale coltivandolo con lo studio, la ricerca e le esperienze. Ognuno di noi si ritrova con un patrimonio emozionale di risorse cui dedicarsi in qualsiasi momento, nell’entusiasmo come nello scoramento. Credo che in questi mesi per ogni musicista il proprio strumento musicale si sia rivelato il migliore amico. Quando poi si riesce a condividere questo privilegio con gli altri la vita è più bella per tutti!».
© foto di Luisa Galdo
Nico Donvito
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