A tu per tu con la cantautrice, fuori con il nuovo disco di inediti intitolato “Come una stella – Novastar“
Disponibile sulle piattaforme streaming e negli store digitali a partire dallo scorso 28 gennaio, “Come una stella – Novastar” è il titolo del nuovo lavoro di inediti di Barbara Cavaleri. L’album, musicalmente dallo stile elettropop, è un agglomerato di temi che affliggono la nostra società e che influenzano, inevitabilmente, il comportamento di ogni singolo essere umano. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Barbara, partiamo dal tuo nuovo album “Come una stella – Novastar”, che sapore ha per te questo progetto?
«Questo progetto ha il sapore di libertà creativa e libertà nel poter raccontare e cantare ciò in cui credo. Grata a chi l’ha fatto con me».
A livello testuale, cosa hai voluto raccontare attraverso queste otto tracce inedite?
«Ho raccontato la storia di Novastar, una città non – luogo, immaginaria, proiettata nel futuro e nello spazio, tra le stelle. Una città in cui tanti aspetti della nostra società odierna sono esacerbati e proiettati in modo estremistico. Progresso, canoni estetici e conformismo ad essi, sono condizioni necessarie per poter essere inclusi nella cerchia del benessere. La protagonista di questa storia è una Donna che si trova all’interno di questo contesto, la quale decide di accettare i valori che l’hanno circondata, che quindi vive questa velocità di sviluppo in modo senziente, ma sente come non umana. Tre tracce del disco infatti raccontano anche ciò in cui lei crede: la capacità di amare, di vivere in collettività e il valore delle parole, nel bene e nel male».
Dal punto di vista musicale, invece, che tipo di sonorità hai deciso di abbracciare?
«Quando ho scritto i pezzi sono partita da linee melodiche, appoggi di chitarra e leyers di cori, trattati anche in modo da ricordare loop e suoni elettronici. Il mio strumento è la voce e mi esprimo anche creativamente con questa. Fabio e Simone hanno accolto i miei input in pieno regalando sia un aspetto molto organico e vero di suono, che uno elettronico che rispecchiasse la visione di Novastar».
Chi ha lavorato con te in questo progetto?
«Hanno curato la produzione artistica Fabio Mercuri, per gli arrangiamenti, e Simone Pirovano, al suono. Leziero Rescigno alle batterie e percussioni. Lorenzo Caperchi al mix. Federico Cadenazzi a tutta la parte art e video. Mara De Marco per il make up di tutta la comunicazione. Guest sono Ferruccio Spinetti, Lele Battista e Davide Rossi».
Quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?
«Da quando la mia memoria ha ricordi. Cantavo sempre e conservo ancora delle musicassette che registravano quando avevo 5 anni, dove inventavo spettacoli interi».
Quali ascolti hanno segnato e influenzato il tuo percorso?
«Tanti, non saprei elencarli qui. Posso dirti che la mia memoria musicale parte da Mina, Ella Fitzgerald, Pink Floyd, Battisti, De André. Poi ho scoperto le voci intramontabili; da bambina, imitavo Whitney Houston, Michael Jackson, Aretha Franklin. Successivamente il mondo del trip pop Portishead, Massive Attak. Direi che questi si possono definire i miei primi capisaldi formativi».
Hai vissuto e lavorato per diverso tempo anche all’estero, com’è il settore discografico italiano visto da fuori? Quali sono le eccellenze che esportiamo e in cosa abbiamo ancora da imparare dall’estero?
«Non so come è visto il mercato italiano da fuori, ti posso dire che fuori la musica è trattata, vista e insegnata come un valore primario di formazione e culturale. Da questo conseguentemente il mercato cerca di produrre prodotti diversi, vari e in quantità. Ovviamente il cambio di mercato esiste anche lì, ma la musica si vive proprio in modo molto diverso. I nomi che vengono riconosciuti all’estero sono i major, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, ma anche Paolo Conte, Vinicio Capossela. Dall’estero credo, potremmo imparare a divulgare la musica a partire dalla giovanissima età, e di tutti i tipi e genere. All’estero i concerti, tutti, anche quelli indipendenti sono fortemente frequentati».
Sogni nel cassetto e buoni propositi per il prossimo futuro?
«Sogni nel cassetto tantissimi e per scaramanzia non li svelo. Buoni propositi: continuare a vivere facendo ciò che mi rende felice. Sempre di più».
Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare con la tua musica?
«Un giorno in America, magari. Amo esplorare ciò che sento lontano e diverso ma anche risonante rispetto a quello che faccio. Anche il Giappone è un orizzonte già sfiorato con progetti passati. Amo collaborare con altre voci e progetti. Magari un giorno arriverà una collaborazione che ancora non immagino».
© foto di Federico Cadenazzi
Nico Donvito
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