venerdì 22 Novembre 2024

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Barbara Cola e il suo ritorno “A mezz’aria” – INTERVISTA

La cantante emiliana riabbraccia il suo primo amore, la musica pop, dopo anni contraddistinti dal suo impegno teatrale e da numerosi musical di successo.

Reduce dal grande riscontro di pubblico ottenuto con l’Opera “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo”, per Barbara Cola è tempo di riscoprire le sue origini, riavvicinandosi al mondo discografico con il singolo “A mezz’aria”. A ventidue anni di distanza dal grande successo ottenuto al Festival di Sanremo con “In amore”, cantata in coppia con Gianni Morandi e classificatasi al secondo posto, l’artista ritorna più consapevole con un brano che mette a pieno risalto le sue indiscutibili doti canore (ricordiamo che, ad oggi, è una delle poche interpreti ad aver eseguito in maniera egregia la difficilissima “Brava” di Mina), oltre che la sua innata eleganza e raffinatezza vocale.

Ciao Barbara, partiamo dalla tua ultima canzone intitolata “A mezz’aria”, com’è nata e che tappa rappresenta per il tuo percorso artistico?

«’A mezz’aria’ è stata scritta da Sandra Von Borries, prodotta da Enrico Andreini e Andrea Amati. Per me rappresenta il quarto singolo dopo “Come quando piove al sole”, uscito nel 2000 in quella che, di fatto, è stata fino ad oggi l’ultima fase discografica del mio percorso artistico, dato che per i successivi quindici anni ho voluto affinare la mia passione per la recitazione unendola al canto, proponendomi in diverse audizioni delle produzioni teatrali italiane. Un’evoluzione naturale che ho sentito come un’urgenza, la necessità di riprendere una strada che avevo già incrociato nel 1996 e che ho riscoperto qualche anno più tardi con la giusta maturità. Una maggiore consapevolezza che mi ha portata a percorrere questo cammino a pieno ritmo, senza alcuna scorciatoia, abbandonandomi completamente con dedizione e studio».

Dopo anni di musical e di esperienze teatrali torni al tuo primo amore: il pop. Cosa ti affascina di questo genere musicale?

«Pop significa ‘popolare’ e, quindi, è abbastanza evidente che la grande forza di questa corrente musicale sta nel raggiungere tante persone. Il pop non banale, i brani ben scritti, hanno questa vocazione: arrivare a tanta gente con la maggior forza possibile. L’Opera Popolare Moderna (riferita al teatro musicale), di cui faccio parte attualmente come cantante attrice, è anch’essa appunto ‘popolare’. La stessa ‘In amore’, che proposi a Sanremo nel ’95, è una canzone ancora oggi ‘popolare’, quindi concludendo, non ho fatto altro che continuare sulla stessa strada. Primo amore o secondo non importa, sempre di amore si tratta».

Quando hai scoperto la passione per il canto e quali artisti hanno accompagnato la tua crescita?

«L’ho scoperta a dodici anni, innamorandomi perdutamente della musica di un grande artista, Michael Jackson. Successivamente, in tanti mi hanno contagiata ed ispirata, davvero troppi per nominarli. Per citarne alcuni, direi coloro che ancora oggi considero dei Miti o che lo diventeranno in futuro, tra cui: Stevie Wonder, Annie Lennox, Sting, Nora Jones e tanti altri».

Dopo aver partecipato al Festival di Castrocaro, arriva il sodalizio con Gianni Morandi che possiamo considerare un po’ come il tuo scopritore artistico. Com’è avvenuto il vostro incontro?

«Ero reduce già da un precedente e sorprendente incontro con Gloria Gaynor, artista che ha rappresentato la mia prima esperienza come giovane vocalist in studio di registrazione, seguita pochi mesi dopo proprio da Gianni Morandi. Incontri ‘destinici’ direi, perché dettati da alcune coincidenze naturali incredibili, per questo e mille altri motivi, ritengo di essere stata una giovane artista fortunata. Con Gianni ci siamo incontrati a Bologna, in una giornata estiva del 1992, avevo 22 anni appena compiuti. Lo Studio era quello di Mauro Malavasi, l’album che stavano realizzando si chiamava “MORANDI MORANDI”. Il resto è stato un riconoscersi ‘affini’ ai nostri rispettivi ruoli: il Mito e la ragazzina. Prima un’esperienza di due anni al suo fianco come vocalist e poi il progetto della BMG di presentarci in coppia a Sanremo. Il resto è noto».

Infatti, dopo una lunga tournée di successo, approdate insieme sul palco del Teatro Ariston di Sanremo con l’indimenticata “In amore”. Che ricordo hai di quell’esperienza?

«Il ricordo dell’esperienza sanremese è incredibilmente ancora oggi molto nitido. Una grande sala stampa, io che venivo presentata come l’esecutrice di ‘Brava’, scritta per Mina dal compianto Maestro Bruno Canfora (recentemente scomparso), la mia paura di scivolare su quelle scale ‘infernali”, che ancora oggi  tutti temono… e i ‘capitomboli’ negli anni ci sono anche stati in molti sensi. Sanremo è un vetrina, folclore meraviglioso e un angolo d’Italia bellissimo. Quel Festival rappresenta un’esperienza che mi ha attribuito parecchia attenzione da parte del pubblico e dei media, ricordo molta gratificazione il giorno dopo la prima esecuzione. La mia vita cambiò, arrivò un’improvvisa notorietà che, data la mia giovane età, mi spinse a fare un grande lavoro su me stessa e che mi ha permesso di diventare, nel bene e nel male, quella che sono oggi.  Sono grata a Morandi e al Festival di Sanremo, lo sarò sempre».

Tra i tanti artisti con il quale hai condiviso il palco c’è anche Mia Martini, che proprio qualche giorno fa avrebbe festeggiato il suo settantesimo compleanno. Cosa ha rappresentato per te, in quel momento, quell’esibizione?

«Ero molto giovane e quel momento è stato potentissimo anche se breve, come tutti gli incontri speciali della mia vita. Ricordo la Voce della Martini che usciva dai monitor posti davanti al palco della trasmissione ‘Papaveri e Papere’, condotta da Pippo Baudo. Ogni volta che smetteva di emettere suono, io e Ivana Spagna, rimanevamo a bocca aperta per via dell’incredibilmente e avvolgente estensione che, a privarcene per un secondo, si avvertiva il sospendersi perfino dell’aria intorno. Una grande interprete».

Dal 2002 hai preso parte, nel ruolo di Lady Capuleti, a uno dei fenomeni teatrali più importanti degli ultimi anni, il musical “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo”. Quale credi sia stato il segreto di un così grande successo?

«Il segreto è la grande esperienza di David Zard (ed ora anche della bravura di suo figlio Clemente) a muovere una ‘macchina’ così ‘imponente’ come la nostra Opera, oltre alle altre che ha magistralmente prodotto nell’arco della sua carriera. Il loro investimento è stato enorme, come la passione e l’esperienza di tutto il cast, scelto dopo lunghe e numerose selezioni. Il pubblico ha decretato, attraverso il suo affetto, il nostro successo. Non da meno, la grande bravura di tutto il team  straordinario di ‘creatori’ e la splendida regia di Giuliano Peparini, che ha portato ‘verità’ sul quel palco, sancendo un patto tra noi e il pubblico che ha consacrato, ancora una volta, ‘la storia d’amore eterno’ della tragedia più amata di Shakespeare».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro e/o sogni nel cassetto?

«Progetti per il futuro, senz’altro, non fermarmi ‘A mezz’aria’… Teatro, musica dal vivo e diverse partecipazioni live e in studio. Per essere aggiornati su ogni novità, vi invito a seguirmi sulle mie pagine Facebook, Instagram e Twitter».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«La Musica, prima di diventare un ‘prodotto’ è frutto del lavoro di autori, compositori e, in fin dei conti, credo che siano le stesse creazioni che scelgono il proprio interprete. La ricerca della bellezza deve essere il punto centrale di ogni creazione. Me lo hanno insegnato il Teatro e la Musica, oltre che tutti i grandi incontri che ho avuto la fortuna di realizzare nella mia vita. Inseguiamo la bellezza, quella vera, in ogni forma d’arte. Questo è il messaggio».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.