A tu per tu con il noto comico sardo, in uscita con “Portami a bailar” a sostegno di Save the Children
Musica e comicità, due scuole di pensiero che spesso si incontrano e danno vita a progetti interessanti, proprio come “Portami a bailar”, il primo tormentone estivo solidale, che oltre a divertire e a far sorridere, sostiene e da una mano concreta al progetto “Riscriviamo il Futuro” di Save the Children. Protagonista di questo divertente pezzo è Marco Bazzoni, meglio conosciuto come Baz, comico e volto familiare del piccolo schermo, nonché speaker radiofonico della popolare trasmissione “Tutti pazzi per RDS”. Proprio dalla collaborazione con il noto network radiofonico nasce questa canzone, che racconta quello che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo in questa estate post-Covid, naturalmente in chiave ironica, alleggerendo cantando e ballando, ma al tempo stesso sensibilizzando.
Ciao Marco, benvenuto. Pariamo dal tuo nuovo singolo “Portami a bailar”, come sono nati questo pezzo e la collaborazione con Save the Children?
«Il brano è nato durante il lockdown, nei miei progetti in quel periodo avrei dovuto scrivere un nuovo spettacolo però, giocoforza, gli stimoli erano troppo pochi per un comico e andavano tutti verso una sola direzione, l’umore non è che fosse dei migliori. Verso la fine della quarantena mi è venuta in mente questa idea, qualcosa che sapesse di rinascita e allegria. E’ il secondo brano che realizzo con RDS, sempre molto attiva a livello benefico, abbiamo deciso di destinare i proventi a Save the Children, per aiutare le famiglie in difficoltà donando loro dei kit didattici. Un’iniziativa che, fortunatamente, sta andando molto bene».
In questi giorni si parla di negazionismo, molti cercano nel divertimento anche una sorta di rimozione dell’accaduto. Tu, personalmente, come hai vissuto questo lockdown e con che spirito stai affrontando questa ripartenza?
«Sono stato aiutato moltissimo dalla radio perché, in giornate in cui non potevi uscire di casa e non sapevi dove sbattere la testa, dovevo comunque dedicare del tempo al mio lavoro, di conseguenza, in sostanza non ero mai solo perché la nostra trasmissione è molto seguita. Abbiamo cercato di continuare a far sorridere la gente, regalando un po’ di leggerezza in un momento di difficoltà».
Ti conosciamo come comico, volto del piccolo schermo e familiare voce radiofonica, ma come è nata la passione per la musica?
«Guarda, passione e rimpianto, perché mi sarebbe piaciuto fare il cantate e nella prossima vita prometto che studierò musica a partire dall’età di quattro anni. Ho iniziato un po’ tardi a studiare canto, intorno ai vent’anni, ma ho sempre messo tantissima musica in tutto ciò che facevo, dagli spettacoli agli sketch in tv o in radio, fino ad arrivare a fare musica sul serio, non soltanto con il mio alter ego Gianni Cyano con cui, scherzando scherzando, ho realizzato un disco con la Sony che si chiamava “Un album del Canto” che è andato bene».
Musica e ironia sono le colonne portanti di “Portami a bailar”, sia per quanto riguarda il testo che per i riferimenti a un certo tipo di sonorità che richiamano gli anni ’60. Come è nata l’idea di omaggiare musicalmente quel mondo?
«E’ nata dalla volontà di proporre sonorità estive e allegre, che strizzano l’occhio ai Beach Boys e ad Edoardo Vianello, inserendo una serie di altre citazioni musicali, vedi il “uacciu uari” o “Le mille bolle blu” di Mina, tutto voluto proprio come l’omaggio a Bud Spencer. A tal proposito ringrazio la famiglia Predersoli per averci dato il permesso di utilizzare la sua immagine, un piccolo cameo, un regalo che abbiamo fatto e che, soprattutto, ci siamo voluti fare».
Parallelamente al tuo impegno radiofonico con “Tutti pazzi per RDS”, hai intenzione di proseguire questo tuo filone musicale? Ci sono altre canzoni nel cassetto?
«Secondo me sì, perché ormai mi sto divertendo e il divertimento è il motore di tutto, la linfa che mi spinge a buttarmi in qualsiasi esperienza. Vediamo se esce qualcosa di nuovo a Natale, vediamo come vanno le cose, sicuramente ci vuole molto tempo e molto impegno, oltre che un obiettivo e un progetto dietro, però le cose stanno venendo in maniera naturale, quindi vediamo cosa succederà».
Per concludere, in una società sempre più votata alla velocità e alla frenesia, che ruolo giocano secondo te la musica e la comicità?
«Questa è una bella domanda, purtroppo stiamo andando sempre più, a braccia aperte e a cento all’ora, incontro al deficit dell’attenzione, le nuove generazioni si annoiano dopo pochi secondi, vedi lo spopolare di social network come Tik Tok o delle storie di Instagram, di conseguenza è sempre più difficile attirare quel tipo di pubblico. Spero che si tratti di un momento e che si possa invertire presto il senso di marcia, perché nella comicità non è detto che un monologo lungo debba essere noioso, diventa più difficile quando devi riuscire ad attirare l’attenzione per forza nei primi secondi, la velocità spesso rovina le buone intenzioni di ciò che stai facendo. Di mio, non so se sbaglio o no, non mi lascio trasportare troppo da questo tipo di “filosofia”, bensì cerco di proporre qualcosa che sia bello a prescindere».
Nico Donvito
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