giovedì 21 Novembre 2024

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“Beatrice”, Tedua ed Annalisa decantano l’atto finale di una storia d’amore – RECENSIONE

Dopo aver conquistato il pubblico attraverso lo streaming, il brano (già disco di platino) approda in radio e si appresta a diventare uno dei successi del prossimo autunno

Esce il 6 settembre, ma “Beatrice” è una canzone che non ha stagioni. Tedua ed Annalisa lanciano radiofonicamente questo pezzo che negli ultimi mesi ha letteralmente sbancato nello streaming, ottenendo il disco di platino prima ancora della relase ufficiale del singolo. Il botta e risposta tra le due voci che si incastrano nelle strofe e l’apertura dell’ugola savonese nel ritornello, sono due degli elementi più convincenti di una forma-canzone dalla struttura per nulla scontata.

Annalisa riesce nell’intento di mantenere una sua identità nonostante abbia collaborato negli anni con artisti dotati di personalità diverse, mentre la penna di Tedua appare in grande spolvero, la sua è una scrittura che nel tempo si è sempre più affinata e raffinata. Il rapper genovese e la cantautrice savonese uniscono le forze e danno vita ad una ballata urban che mescola le atmosfere malinconiche tipiche del pop, grazie ad una narrazione intensa e introspettiva, quasi come se i due protagonisti dialogassero più con sé stessi che tra di loro.

Il testo affronta la fine di una relazione attraverso i due punti di vista dei due attori coinvolti che, sebbene distanti, si confrontano con il peso dei ricordi e con la consapevolezza che ciò che avevano non è più recuperabile. Il titolo della canzone, non a caso, prende spunto dal nome di una figura che potremmo immaginare come l’archetipo di un amore perduto, un amore che ha lasciato segni indelebili ma che, al contempo, non è stato sufficiente a tenere unite le parti in causa.

D’altronde, il viaggio di Dante de “La Divina commedia” non sarebbe stato possibile senza Beatrice. La vera guida del poeta, la motivazione nascosta che sostiene il protagonista nel percorso travagliato attraverso i vari gironi infernali, ma che appare solo nei canti finali del poema. Una presenza-assenza che, dunque, influenza l’intera opera

L’approccio di Tedua è intimo e riflessivo, portando alla luce la sua lotta interiore tra la paura dell’abbandono e il desiderio di conservare un po’ d’amor proprio. “Sono infantile? Sì, mi puoi capire? No”, si chiede il rapper, esprimendo il suo senso di inadeguatezza e di smarrimento in un rapporto ormai giunta al capolinea. Annalisa, d’altro canto, interpreta il ruolo di una donna ferita ma determinata. I suoi versi trasudano una forza risoluta: “Se non mi sai amare come sono, mi merito di meglio”. Una dichiarazione di consapevolezza e di liberazione, un inno all’autoaffermazione dopo aver familiarizzato con i compromessi e aver subito diverse delusioni.

È proprio questo mix di elementi che rende “Beatrice” un brano così coinvolgente, una traccia che colpisce al primo ascolto e che non stanca nei successivi, fino a confermarsi come uno dei pezzi più indicati per traghettarci dall’estate all’autunno.

Tedua ed Annalisa dimostrano ancora una volta di essere due personalità autorevoli e due voci riconoscibili nel panorama musicale italiano, capaci di unire generi e stili differenti per creare qualcosa di originale. Nel salutare l’estate siamo certi che questo pezzo accompagnerà molti cuori, sospesi tra il dolore di un addio e la speranza di un nuovo inizio.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.