domenica 24 Novembre 2024

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Canzone per te: dentro il testo di “Bella così” di Chadia Rodriguez feat. Federica Carta

Entriamo dentro il testo di una canzone per comprenderne il significato

Nuovo appuntamento con Canzone per te, la rubrica che ogni mese ti porta alla scoperta di una canzone diversa, cercando di comprendere il significato e il messaggio che vuole trasmettere attraverso la sua musica e le sue parole. La canzone protagonista di questo mese è Bella così di Chadia Rodriguez e Federica Carta; si tratta del singolo pubblicato nel maggio 2020.

Bella così è un progetto contro la violenza, il cyberbullismo e il body shaming (ossia la derisione di una persona per il suo aspetto fisico); Chadia Rodriguez ha raccolto le storie di diverse ragazze vittime di violenza o di bullismo e, dalle loro storie, è nata questa canzone.

«Piacere mi chiamo Donna, convivo col difetto e con la vergogna. Se giro con i tacchi e la gonna corta, se sono troppo magra o troppo rotonda»: sono queste le parole con cui si apre il brano. La protagonista afferma di convivere con il difetto e con la vergogna. Se, però, i difetti fanno parte dell’essere umano e bisogna imparare ad accettarli e a trasformarli in punti di forza, invece, la vergogna è troppo spesso un’emozione negativa causata da altri individui. In una società che dedica maggior spazio all’apparenza rispetto che al contenuto, chiunque è posto (anche se in modi differenti) sotto i riflettori. Questa situazione crea un forte disagio, soprattutto a quelle persone particolarmente emotive, sensibili e “sottomesse” al giudizio degli altri.

Uno degli atti tipici della società moderna è quello di etichettare le persone. L’etichetta è come una cicatrice destinata a rimanere impressa su un individuo per un lungo periodo. Talvolta le persone si fanno influenzare eccessivamente da queste critiche e ciò rappresenta un forte limite alla loro personalità e al loro orgoglio. Lasciarsi alle spalle i pregiudizi non è affatto semplice, ma è l’unica via per essere felici: «mi hanno chiamato secca e balena, gridato in faccia e sussurrato alla schiena. Mi hanno dato della suora, della troia, della scema. Senza trucco, senza smalto e crema».

Le parole, talvolta, feriscono più di qualsiasi altra cosa. Esse hanno un peso, un significato e degli effetti sull’individuo che le subisce. Ma, in fondo, queste parole sono destinate a scivolare via e a sparire senza fare rumore: «io mi piaccio così e se mi va di farlo, faccio così. In fondo le parole sono parole e un giorno spariranno senza rumore».

La cosa più importante è saper accettare sé stessi. Chiunque è bello/a così. Con i capelli scompigliati, con i vestiti non di marca, senza trucco e con tutti quei piccoli difetti che rendono ciascun individuo unico: «con i capelli fuori posto, senza vestiti belli addosso, anche al buio c’è una luce che ti illumina. Perché tu sei bella così».

Solo quando si trovano la forza e il coraggio di lasciarsi le critiche e i pregiudizi alle spalle ci si accorge che, in fin dei conti, ciò che conta maggiormente è l’accettazione di sé stessi. Le maldicenze della gente pesano come macigni sul cuore ma, quando si è in pace con sé stessi, tutto passa in secondo piano: «c’è sempre qualcuno che ti aspetta ed ai suoi occhi sei perfetta ed un giorno capirai quant’eri stupida. Perché sei bella così».

Anche Chadia è stata per un lungo periodo vittima di bullismo. È proprio per questo motivo che, nel corso del tempo, è riuscita a costruirsi una vera e propria corazza per difendersi dagli insulti e dalle offese: «piacere mi chiamo Chadia, sono sempre stata una tipa strana. Sono cresciuta sola in mezzo alla strada senza fare la ladra né la puttana. Ho fatto una corazza, un’armatura che mi protegge dalla gente, dalla paura».

Troppo spesso, purtroppo, le persone più deboli e fragili, anziché essere aiutate e sostenute, vengono derise e disprezzate. Situazioni familiari instabili, problemi di natura economica o difetti fisici sono solo alcuni dei pretesti utilizzati per offendere una persona. Tutto questo può accadere anche nei corridoi della scuola, un luogo che, normalmente, dovrebbe essere sinonimo di protezione e condivisione: «io non avevo il seno grosso né la statura, il corridoio della scuola era una tortura. Mi hanno chiamato povera e fischiando in branco mai da soli, poi piango. E mi devono soldi e rispetto, mi guardo gonfiando il petto allo specchio».

Nonostante tutto, in fin dei conti, ciò che conta realmente è essere spontanei e naturali. È inutile cercare ostinatamente di modificare il proprio carattere e la propria personalità. La semplicità e la naturalezza vincono sempre sull’apparenza e sulla falsità: «devi soltanto sembrare te stessa, né una regina né una principessa. Solo chi non ti ama ti vuole diversa, perché tu sei bella così, bella così. Sarà così per sempre dalla prima volta. Ti pagheranno caro, tanto chi disprezza compra. Se a loro non vai bene in fondo non è tua la colpa, perché tu sei bella così, yalla».