A tu per tu con Benji e Fede, in occasione dell’uscita del nuovo album “Rewind”. La nostra intervista al duo per questo loro nuovo tassello discografico
È uscito oggi, venerdì 25 ottobre il nuovo progetto discografico di Benjamin Mascolo e di Federico Rossi, alias Benji e Fede, intitolato “Rewind”, che suggella la loro reunion.
L’album, fuori per Warner Music, è stato anticipato dai singoli “Musica animale”, “Estate punk”, “Caro amico” e da il via a una nuova era del duo emiliano.
A cinque anni dall’ultimo album, questol nuovo lavoro di Benji & Fede permette loro di riavvolgere il nastro, tornare indietro e imparare dal passato, attraverso dodici brani che parlano di amicizia, di amore, di esperienze e di crescita.
Benji e Fede presentano “Rewind”, l’intervista
Quali sono stati i principali cambiamenti del vostro approccio musicale nella vostra scrittura dopo le rispettive esperienze soliste?
Fede: «Penso sia una scrittura più profonda, più consapevole. Le sonorità sono più incisive, più rock e più funky, anche se è sempre il nostro spirito pop che ci contraddistingue e che ha sempre rappresentato il progetto Benji e Fede».
Ad accompagnare l’uscita dell’album c’è il singolo “Caro amico”, descritto da voi come il più autobiografico. Come è nato?
Benji: «”Caro amico” è stata la prima canzone che abbiamo partorito in studio da quando ci siamo riavvicinati, perché siamo ripartiti prima dalla nostra amicizia, abbiamo passato diversi mesi a frequentarci proprio come vecchi amici. Poi a gennaio, per la prima volta, siamo entrati in studio ed è nata questa canzone che, appunto, parla di una amicizia, nel nostro caso anche di una fratellanza che non è di sangue ma è di vita, perché insieme abbiamo condiviso tanto. È una canzone che secondo me, oltre a parlare di noi, parla della vita di tante persone che hanno al loro fianco un amico, un caro amico».
In una diretta sui social avete detto che “La festa più grande del mondo è stata la canzone più difficile da realizzare. Com’è affrontato il tema della ricerca di uno scopo in una società che impone sempre più in alto l’asticella delle aspettative?
Fede: «Beh, in questa nuova fase di vicinanza che abbiamo avuto, in Benji sto trovando dei valori comunque abbastanza definiti, penso che nel suo caso si tratti di una fonte di radicamento importante. Per quanto mi riguarda, invece, la notte in cui ho scritto “La festa più grande del mondo”, mi stavo chiedendo appunto se non avessi travisato tutto, se non avessi magari sbagliato strada, nonostante mi piaccia tanto fare musica e mi ritengo felice di essere come sono. In quel momento mi sono chiesto se era davvero quello che volevo fare, se era davvero così che volevo vivere, se era davvero in quel modo che volevo passare le mie giornate. Spesso ci sentiamo in dovere di fare qualcosa solo perché le persone che ci circondano e che siamo soliti frequentare ci giudicano con un commento sui social, semplicemente perché loro vogliono che noi facciamo certe cose o ci vedono in quel modo, no? Quindi veniamo in qualche modo, senza volere contaminati, da queste reazioni. E poi mano a mano che uno passa una vita ad essere contaminato dal parere degli altri, può capitare si non sentirsi più sicurissimo delle proprie idee, e magari arriva in un punto che si chiede se è effettivamente quello che avrebbe voluto in maniera limpida».
Per concludere, quali sono gli elementi e le caratteristiche che vi rendono orgogliosi di questo ritorno e di “Rewind”?
Benji: «Una cosa che mi rende molto orgoglioso del nostro ritorno è che siamo tornati con più sincerità di prima e con più voglia di vivercela bene, di goderci questo viaggio. Questo è importante. A livello musicale, mi sento orgoglioso di come suona il disco, come produzione e arrangiamenti, molto pensato per i live, per i concerti. Tante chitarre acustiche, ma anche chitarre elettriche. E quindi è un disco che proprio a livello sonoro mi rende fiero».
Fede: «Io sono molto contento anche del reparto ballad di questo disco, perché penso che da sempre sia un po’ la nostra chiave quella di cercare di tirare fuori alcuni sentimenti che spesso rimangono sopiti. E sono contento anche del modo in cui abbiamo espresso alcuni concetti che avevamo dentro, ad esempio Ben, in “Telepatico”, è la prima volta che scrive una canzone per un amore che inizia e non per uno che finisce, quindi anche questo lo considero un traguardo, una particolarità e un buon segno».
Nico Donvito
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