giovedì 21 Novembre 2024

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Bianca Atzei: “La mia playlist per Noa e per tutte le mamme” – INTERVISTA

Intervista a Bianca Atzei, che ci racconta il suo nuovo album “Il mio canto libero“, dedicato al figlio Noa Alexander

Bianca Atzei è verità. La sua musica viaggia da sempre sullo stesso binario della sua vita. È ogni volta una fotografia nitida delle emozioni che la avvolgono in un preciso momento. Non è un caso quindi che i suoi esordi, riassunti nella grande carica emozionale di “Bianco e nero“, ci abbiano subito raccontato una ragazza che muoveva i suoi primi passi nella discografia con un fare timido, quasi impaurito, con la malinconia delle sue fragilità ma anche con una certa tenacia – subito chiara in quell’inconfondibile graffio della sua voce – che l’ha portata a combattere tanti anni per costruirsi il suo mondo.

Ancora più evidente la sua trasparenza è in quello che, ad oggi, è il momento più alto della sua carriera, grazie a quella “Ora esisti solo tu” scritta dall’amico Kekko Silvestre e talmente sentita da farla esplodere sul palco di Sanremo in un pianto sincero, autentico, toccante. “Amore, prendimi per mano“: è il modo in cui ha vissuto quel sentimento cantato, donandosi e affidandosi completamente, anche annullandosi per certi versi, e trovando però poi solo una grande sofferenza e disillusione da cui era possibile uscire solo rimettendo il focus su sè stessa. Volendosi bene. Acquistando più consapevolezza e libertà.

È la Bianca rinata che emerge in “Veronica“, il suo secondo album: aperta a un nuovo linguaggio, più leggera (mai però superficiale), spensierata e, in questo, certamente aiutata dalla vicinanza di Stefano Corti, con cui ha realizzato il suo sogno più potente e intimo: diventare mamma. E quindi è inevitabile che il suo terzo progetto discografico sia “Il mio canto libero“, pubblicato lo scorso venerdì 9 giugno e balzato subito sul podio della classifica di iTunes: un progetto di cover dedicate al suo piccolo Noa Alexander e che sa tenersi ben lontano dal rischio di un effetto karaoke. Le interpretazioni sono infatti tutte estremamente personali e sorprendenti nel fare da colonna sonora all’amore più puro e speciale che esiste: quello tra mamma e figlio. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare il progetto e questo momento particolarmente bello della sua vita.

Quasi 5 mesi fa è nato Noa Alexander e si vede proprio una luce diversa nei tuoi occhi. Cosa rappresenta per te Noa e come procede questa tua nuova vita da mamma?

«Sto vivendo il periodo più bello della mia vita, anche se ci sono alti e bassi perchè devi imparare a diventare una mamma. Però è tutto così incredibile anche da descrivere, le sensazioni che si provano sono veramente forti e cambiano di giorno in giorno perchè è il bambino che cambia ogni giorno. E quindi hai la vita completamente diversa da prima. Cambia la prospettiva di tutto quello che vedi e che ti circonda, cambiano tutte le emozioni, tutto quello che provi. È un cambiamento importante, soprattutto nei primi mesi non sei abituata e quindi ti senti anche un pochino annullata con te stessa ed è una cosa normalissima. Poi pian piano ti abitui ed è anche facile, perchè è la cosa più bella del mondo».

E, a proposito di Noa, è uscito “Il mio canto libero“, un album dedicato a lui con otto cover di classici della musica italiana che interpretati da te con questa dolcezza e in modo molto etereo e delicato assumono una ancor maggiore profondità.

«Sì, è nato proprio quando Noa era ancora nella mia pancia: io ascolto da sempre i grandi del panorama musicale e ci sono dei classici che vanno assolutamente tramandati anche ai nostri piccoli, e così gli ho sempre fatto ascoltare queste canzoni insieme a tantissime altre. Gliele cantavo anche e sentivo che si tranquillizzava, anche adesso quando gli faccio il bagno lo faccio rilassare facendogliele ascoltare e finalmente anche con la mia voce. È qualcosa di importante per me, è nato che avevo proprio bisogno di queste versioni un po’ ninna nanna, non solo per me, sono dediche d’amore che tutte le mamme possono fare ai propri bambini. E quindi spero diventi la playlist di tutte le mamme. Per ora è disponibile solo in digitale, ma più avanti uscirà anche in versione fisica».

La copertina riprende simbolicamente il cordone ombelicale. Com’è nata l’idea e com’è stata poi realizzata?

«È come averla sognata una notte. Mi sento così legata a lui che ho voluto questa immagine perchè il cordone ombelicale è la cosa che simboleggia la mamma con il proprio figlio, ci tiene uniti da subito e quindi mi piaceva proprio questa idea di legarci e di continuare a sentirci legati. È un senso di protezione e di sicurezza che io posso trasmettere a lui».

Legato a questo album c’è anche un tour già iniziato a fine maggio e che continuerà fino a settembre. Cosa deve aspettarsi chi ti verrà a vedere?

«Innanzitutto le date sono in continuo aggiornamento e le potete trovare sui miei social. È un live in cui ci saranno dei pezzettini di questo album nuovo, non le farò tutte però è un bellissimo momento di 10-15 minuti che racchiudono un’emozione forte e vera, e lo percepisco. Ho già fatto diversi concerti e vedo che le persone prendono questa mia emozione molto forte, gli arriva immediatamente, si sente dall’applauso, da quello che mi dicono quando dopo il concerto le incontro per fare le foto. Questa cosa mi fa stare molto bene, era il mio obiettivo: è una cosa talmente vera e nata in un momento della mia vita importante e profondo, che mi riempie di gioia sapere come arrivi in modo così diretto».

È recente però anche l’uscita del tuo precedente album “Veronica” che è stato un lavoro molto importante per te. Sul libretto dell’album si legge che “Veronica è per tutti noi che meritiamo di splendere“. Pensi che ti abbia fatto splendere?

«Sì, io mi sono sentita splendida. Avevo una luce importante perchè sentivo il bisogno di cose nuove, di una vita diversa da quella che ho sempre vissuto, di scrivere e vivere solo di musica e anche di stare al passo con musica che non avevo mai sentito. Ho fatto una ricerca solida in quei mesi di lavoro, quindi questo progetto è stato molto sentimentale. È stato un lavoro su me stessa, mi sono data profondamente anche con la condivisione, sono quasi tutti duetti e mi hanno arriccchita tanto. Quando lavori con altre persone ricevi sempre qualcosa in più».

L’anno scorso hai festeggiato il tuo primo decennale di carriera e sono stati anni ricchi di esperienze importanti. Tra qualche tempo, quando Noa inizierà a interessarsi del tuo lavoro, quali sono quelle che gli farai vedere con più orgoglio?

«Bella domanda, ancora non ci ho pensato. Non so se sarò quella mamma che gli farà vedere le sue cose, probabilmente gli farò vedere quelle che fa il papà e spero che il papà gli faccia vedere le mie. Spero che si voglia informare lui e che sia curioso. Io non mi riguardo mai quando mi esibisco e forse lo dico anche per questo, le mie canzoni però gliele faccio già ascoltare, è un momento tanto intimo tra me e lui, è una cosa solo nostra. Cantare con lui per me è una cosa che va oltre ogni confine. È da qualche giorno che lui va moltissimo a tempo, ha un ritmo incredibile, muove le manine a tempo mentre canto e questa cosa mi fa impazzire. Sta crescendo con una grande sensibilità nei confronti della musica, lo percepisco già».

Nei tuoi lavori hai sempre scritto tanto, questo album ovviamente non richiedeva essendo composto da cover ma hai già iniziato a scrivere qualcosa di nuovo?

«In questo momento no. Ho però delle cose messe da parte e sicuramente a breve inizierò anche a scrivere qualcosa di nuovo. Adesso mi sto dedicando a questa dedica anche per me stessa. È un progetto che magari non ti porta alle classifiche, non c’è stato neanche il pensiero di uscire con un pezzo estivo perchè ho tanto altro dentro, volevo proprio che arrivasse quello che sento e che provo perchè lo trovo un dono veramente immenso».

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.