Brunori Sas e la liberazione dell’anima con “L’albero delle noci” – RECENSIONE

Brunori Sas

Analisi del nuovo album di Brunori Sas che prende il nome dall’omonimo brano con cui è arrivato terzo al Festival di Sanremo. “L’Albero delle noci”, fuori dal 13 febbraio

Brunori Sas, nome d’arte di Dario Brunori, ci regala questa nuova sua opera che prende il nome dall’omonimo brano sanremese, “L’albero delle noci”. Il fascicolo è composto da dieci brani, di cui tre singoli (“La ghigliottina”, “La vita com’è” e “Il morso di Tyson”), oltre il già citato brano portato in gara all’ultimo Festival di Sanremo.

È “Per non perdere noi” ad aprire questo volume ultimo di Brunori. Lo fa con delicatezza, un perfetto intro che permette di entrare nel suo mondo qualora non lo si abbia già fatto. Facendo capire a pieno quella che è la cifra stilistica, musicale, artistica e cantautorale dell’artista calabrese.

Ed ecco subito “L’albero delle noci”, il brano di Sanremo di cui ve ne avevamo parlato qui. Poi con “La ghigliottina” scopriamo un approccio satirico, provocatorio, a tratti anche sbeffeggiante dell’uomo di oggi. Toccando tematiche importanti quali il patriarcato, l’omofobia, quel retaggio culturale del padre padrone per fortuna ormai perduto. Con “La vita com’è”, torniamo ad un approccio personale. Una visione romantica e intimista della vita.

“Pomeriggi catastrofici” ci presenta un volto diverso di Brunori, ma che non si distanzia eccessivamente da quella vena cantautorale che caratterizza ogni brano dell’artista. Un chiaro omaggio al cantautorato di Jannacci, di Paolo Conte o perché no Gaber…

“Il morso di Tyson” è il singolo più “vecchio” dell’album. Un ritmo sostenuto e serrato si amalgama perfettamente ad un testo che racconta una storia d’amore ormai perduta. “Fin’ara luna” testimonia quel legame indissolubile con la sua terra, la Calabria. Un unione che l’autore ha sempre rivendicato con orgoglio e che questo brano rappresenta appieno come una dichiarazione d’affetto indistruttibile, con tutte le sue contraddizioni.

“Più acqua che fuoco” sviscera un lato dell’artista ancora differente. Un po’ più rock, senza ovviamente far perdere a parole e intenzione un significato profondo. Con “Luna nera” torniamo ad un approccio più classico, poetico, riflessivo. “Guardia giurata” va poi a concludere l’album con coerenza, restando fedele all’intero filo conduttore che incatena i brani uno assieme all’altro, la poesia.

Brunori Sas con questo “L’albero delle noci” spalanca il suo mondo a chi ancora, manchevolmente, non lo conosceva. Un autore che tutti dovrebbero ascoltare, comprendere, assimilare e apprezzare. Tra poesia, una voce riconoscibile, ed un approccio genuino e autentico alla musica, Brunori è il presente e il futuro di quel cantautorato italiano che, nell’ultimo Sanremo, ha avuto per certi versi un inaspettato riscatto. Una lirica comprensibile ma allo stesso tempo ricercata, un approccio sincero alla musica. Quest’album è la donazione al mondo della propria anima, in una sorta di liberazione di uno spirito puro, onesto, vivo. E a noi non resta solo che coglierla…

Scritto da Giovanni Saracino
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