venerdì 22 Novembre 2024

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“Capodoglio 216”, Bucha e la nuova frontiera del cantautorap – RECENSIONE

Da venerdì 7 dicembre in radio e in digital download disponibile il nuovo singolo dell’artista romano

Racconta se stesso e un malessere tipico della società di oggi Giorgio Di Mario, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Bucha, artista che avevamo già avuto modo di apprezzare con i singoli Rivoluzione, Traslazione e Rotazione. Un talento puro, messo in risalto nel 2015 dal contest “One Shot Game” organizzato da Honiro Label, etichetta indipendente che negli ultimi anni ha lanciato, tra gli altri, valide proposte come Ultimo, Briga, Gallagher, Mostro, Grein e Cannella.

«Il capodoglio sono io quando nuoto nel mare del dubbio – racconta il giovane artista classe ’95 – è mia madre quando torna stanca dal lavoro, è un qualsiasi essere umano quando si sente schiacciato dal lavoro, dai rapporti, dalla depressione. Il capodoglio gira solo nei mari freddi, non gli interessa nè del pubblico nè di sentirsi al centro dell’attenzione, ma spera che se gli prometti che ci sarai domani, tu possa mantenere la promessa, anche solo per passare una serata a vedere documentari sull’Africa».

Capodoglio 216 è il titolo del nuovo brano di Bucha, sospeso a metà tra il rap e il cantautorato, disponibile in digitale dal 7 dicembre, prodotto da Xavier Pompelmo, mixato da Mirko Cascio e masterizzato da Daniele Sinigallia. Un racconto odierno e scrupoloso di tutto ciò che ci circonda, riletto in chiave futurista con un linguaggio contemporaneo ma, al tempo stesso, trasparente ed introspettivo.

Una mitragliata di parole che scavano nel profondo e riflettono perplessità che caratterizzano il nostro vissuto, tra le rime scorgiamo che “ogni difetto è solo un pregio capovolto”, mentre le indecisioni prendono il sopravvento e ci rendiamo conto di non sapere in realtà cosa desideriamo, forse perché viviamo in un’epoca dove è più importante sbandierare ciò che non vogliamo. Nelle strofe ci si domanda cosa accomuna oggi le persone “a parte le paure, la voglia di volare e la depressione”, perché “la gente vuole tutto e subito e a nessuno importa che tu sia felice”, fino ad aprirsi nell’inciso alla consapevolezza che la vita è meravigliosa, che ci sentiamo tristi senza reali motivazioni e che, alle volte, è necessario perdersi per potersi ritrovare.

Niente male per un ragazzo di ventitré anni, che incespica frasi di vita vissuta a pieni polmoni, masticando diversi stati d’animo in maniera lucida e concreta. La depressione è sempre un tema delicato, per certi versi fragile da affrontare, perché molto personale e ad alto rischio di facili incomprensioni. Bucha riesce nell’intento di comunicare una crisi interiore che, in modo totalmente trasversale, prima o poi colpisce ognuno di noi, dall’adolescente alla casalinga, dall’anziano ad una giovane donna.

E’ capitato e capiterà a tutti di vivere momenti down, in cui vorresti avere la bacchetta magica per tirare fuori i sogni dal comò e metterli in pratica, raccontare questo tipo di condizione in una canzone è terapeutico per se stessi e per gli altri. In un momento storico in cui è più facile parlare della propria casa in disordine, del cane lasciato da solo e del frigorifero vuoto (ogni riferimento a persone, cose o gruppi musicali è puramente casuale), ecco come affrontare anche tematiche problematiche assume un senso di inestimabile valore, per restare a galla in questo mare di dubbi e incertezze.

Capodoglio 216 | Video

Capodoglio 216 | Testo

Ogni difetto è solo un pregio capovolto
ho tutto nel cervello come un capodoglio
esattamente non so bene cosa voglio
ma so perfettamente quello che non voglio
nuoto dentro al mare dell’indecisione
proiettato in mezzo ad altre mille persone
cosa abbiamo in comune?
a parte le paure,la voglia di volare, la depressione?
Dio benedica le imperfezioni
le indecisioni i baci fuori dai riflettori
arriveranno giorni migliori
vuoi una vita in bianco e nero o a colori?
sono io che sono troppo pessimista
o sei tu che sei solamente troppo stupido
la gente vuole tutto e subito
a nessuno importa che tu sia felice
l’importante è far felice il pubblico
io mi sento come Harry Haller
io sono il lupo in una steppa
ci sarò domani è una promessa grande
spero davvero che tu riesca a mantenerla
e ora fermati un po’ e riflettici un po’
questa vita e una fiaba fantastica Fantaghirò

Hai una vita meravigliosa
ma sei triste e non sai perché
scappi sempre da ogni cosa
ma alla fine scappi da te
ti chiedi che ti è successo
mentre ti guardi allo specchio
delle volte è necessario perdersi
per ritrovare te stesso

Ho letto 100 libri ho visto 1000 film
ho nascosto i miei problemi dentro questi drink
ho racchiuso la mia infanzia dentro a dei cd
ed ho tritato tutti i sogni dentro qualche grind
ho creduto nella musica ogni secondo
ho ricevuto complimenti nessun soldo
ho lavorato dentro i peggiori posti del mondo
l’ho fatto sempre e solo per finanziare il mio sogno
mi sento tradito come Carlito
la tua donna assieme al tuo migliore amico
questa gente è attaccata a un filo
ho le voci in testa già dai tempi dell’asilo
vorrei un pastello colorato
per illuminare tutto il grigiore del vicinato
per colorare il tuo viso nero quando torni dal lavoro
logorato e vai a letto senza aver mangiato
voglio una bacchetta magica
prendere i miei sogni e metterli in pratica
passare una serata apatica guardare film sull’Africa
l’amore non lo spieghi con la matematica

Hai una vita meravigliosa
ma sei triste e non sai perché
scappi sempre da ogni cosa
ma alla fine scappi da te
ti chiedi che ti è successo
mentre ti guardi allo specchio
delle volte è necessario perdersi
per ritrovare te stesso

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.