mercoledì, Aprile 24, 2024

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Il “Buongiorno” si vede da Gigi D’Alessio – RECENSIONE

Disponibile dallo scorso 4 settembre, il disco che rappresenta la rinascita del cantautore napoletano

Ha avuto coraggio Gigi D’Alessio (qui la nostra ultima intervista), ciò che spesso manca oggi tra le nuove generazioni, la curiosità di andare oltre il proprio recinto e mettersi in gioco in territori sconosciuti. Un’apertura che può essere d’esempio ai giovani, che non sconfinano e non ricercano, bensì si adagiano e si uniformano tra loro. Sarebbe bello vedere un rapper affermato radunare i più grandi cantautori italiani in un proprio album, per ora accontentiamoci dell’esatto opposto, vale a dire Buongiorno, il nuovo sorprendente lavoro discografico dell’autore di “Non dirgli mai”.

Un progetto corale e ambizioso, che ricorda un po’ il discorso realizzato una decina di anni fa da Max Pezzali, che ha riletto assieme a diversi ospiti le tracce di “Hanno ucciso l’uomo ragno” in chiave rap. In questo caso, la differenza sostanziale sta nell’aver scelto canzoni meno conosciute, rispolverato vecchi cavalli di battaglia che appartengono al suo primo tempo artistico, più precisamente al decennio che va dal 1992 al 2002, quella che possiamo considerare la sua primissima produzione partenopea.

“Buongiorno” è un disco universale e plurigenerazionale, reso tale grazie alla presenza di alcuni suoi coetanei, come J-Ax e Franco Ricciardi, di altri artisti leggermente più piccoli quali Clementino e i Boomdabash, oltre che di tantissimi giovani rappresentanti della nuova scena, vale a dire Rocco Hunt, Geolier, Enzo Dong, Lele Blade, CoCo, Samurai JayMV KillaLDA e Vale Lambo. Quindici brani rivisitati più l’inedito “Vient’anne fa”, per un totale di sedici tracce sapientemente prodotte insieme a Max D’Ambra.

Al principio fu Vincenzo Bles a stuzzicare con il proprio freestyle il buon Gigi, coinvolgendolo quattro anni fa nel brano “Ragazza mia”, che contiene l’inciso di “Insieme a lei”, un esperimento riuscito che non ha ottenuto il giusto riconoscimento a livello nazionale. D’Alessio ne sa qualcosa, ci è passato anche lui da questo limbo, ma con gli anni è riuscito a convincere, ascoltatori e addetti ai lavori, fino a conquistare il pubblico italiano (e non solo) semplicemente attraverso la forza della propria musica.

Un riscatto sociale che nasce dal talento e dalla fame, dalla voglia di affermarsi, che non vuol dire necessariamente riscuotere successo, bensì essere riconosciuto per la propria arte, possibilmente senza penalizzazioni. Sotto questo punto di vista, la storia di Gigi D’Alessio non è diversa da quella di qualsiasi rapper, cambiano l’approccio, l’attitudine e le conoscenze, ma la sua scalata parte dal basso e abbatte qualsiasi tipo di pregiudizio, proprio come accade nella stragrande maggioranza dei casi per un qualsiasi altro esponente hip hop.

In genere, i cantautori hanno vita più facile, incide molto il luogo da cui parti, se D’Alessio fosse nato a Bologna o a Genova avrebbe avuto sicuramente la strada un pochino più spianata, nonché un’appartenenza ad una scuola cantautorale più compatta, ma qui il discorso sarebbe talmente lungo che finiremmo per parlare della sua storia e non di questo disco che, invece, merita un’attenta analisi. Buongiorno è un lavoro che non snatura un passato, bensì ci mostra nuove angolazioni e punti di vista del presente.

In scaletta alcune delle tracce più rappresentative che hanno inaugurato il suo percorso, da “Mezz’ora fa” a “Comme si femmena” (tratte da “Scivolando verso l’alto” del 1993), passando per “Sotto le lenzuola”, “Comme si fragile” e “A riva ‘e mare” (tratte da “Dove mi porta il cuore” del 1994), “Annarè”, “Fotomodelle un po’ povere” e “Cumpagna mia” (tratte da “Passo dopo passo” del 1995), “Chiove”, “San Valentino” e “Di notte” (tratte da “Fuori dalla mischia” del 1996) “Buongiorno” e “Guagliuncè” (tratte da “Portami con te” del 1999), Como suena el corazòn (tratta da Quando la mia vita cambierà del 2000) e “Mon amour” (tratta da “Il cammino dell’età” del 2001).

Diverse le canzoni escluse che avrebbero meritato una seconda vita e che, magari, vedranno la luce in un secondo capitolo, perché il repertorio di Gigi D’Alessio è un serbatoio infinito di brani che meritano di essere riscoperti. A dirla tutta, il suo personale processo di contaminazione e di “rinnovamento” era già partito con il precedente disco Noi due, dove erano presenti featuring con Emis Killa, Gué Pequeno e Luché, ma anche tracce in cui si era riavvicinato alla lingua napoletana, componendo due autentici capolavori come L’ammore e “Mentre a vita se ne va”. 

Un rapporto viscerale quello con la sua terra, anche se da tempo vive altrove, proprio come aveva fatto in precedenza Pino Daniele, un legame che col tempo si è consolidato ed è maturato in maniera diversa, più consapevole e razionale, proprio come capita quando si osserva qualcosa da lontano, tutto si analizza con meno coinvolgimento. Le radici sono importanti e questo disco ce lo dimostra, senza nemmeno troppa nostalgia, questo grazie all’apporto e all’approccio dei vari ospiti, che regalano maggiore freschezza ed entusiasmo. Un disco che ci dimostra non solo come la musica sia una vera e propria fonte di giovinezza, ma che l’arte riesce a mettere d’accordo generazioni più di quanto possa fare la politica.

“Buongiorno” è proprio questo, quel confronto che oggi ci manca, quella voglia di apprendere l’uno dall’altro, perché non si può andare avanti ignorando il passato, proprio come è impossibile non fare i conti con il mondo circostante. Una scommessa vinta, non solo per quanto riguarda le classifiche, ma per l’intuizione e il coraggio di buttarsi in un terreno rischioso perché, parliamoci chiaro, lo scivolone era dietro l’angolo, l’azzardo era tale da poter minacciare la credibilità costruita in trent’anni di carriera, almeno sulla carta… perché il risultato soddisfa dalla prima all’ultima nota, tra strofe e barre.

Musicalmente parlando, questo disco potrebbe rappresentare anche un po’ la risposta al fortunato 1990 di Achille Lauro, un lavoro che omaggia la dance del tempo, ma che tralascia quell’aspetto melodico tipico dello stesso decennio, messo qui in risalto da Gigi & Company. Sotto molti punti di vista gli anni ’90 sono stati bipolari, tanta innovazione ma anche tanta tradizione, molta esterofilia ma anche la rinascita del nazionalpopolare, altrimenti non si spiegherebbero le nascite artistiche di Laura Pausini e di Nek, le affermazioni di Eros Ramazzotti e di Raf, le definitive consacrazioni di Vasco Rossi e Renato Zero.

In questo scenario, D’Alessio comincia a muovere i suoi primi passi in punta di piedi, abbattendo muri e pregiudizi a colpi di canzoni, conquistando prima il suo territorio e poi tutto il resto, fino ad esplorare anche nuovi orizzonti sonori, proprio come accade in Buongiorno, un album che conserva la purezza del passato, riproponendocela con un nuovo linguaggio, senza barriere e senza etichette. Come a dire: dalla bistrattata periferia al centro della musica italiana… il buongiorno si vede da Gigi D’Alessio.

© foto di Fabrizio Cestari

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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