A tu per tu con il cantautore toscano, in uscita con il primo progetto discografico intitolato “Popcorn“
A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Cristiano Sbolci, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Caleido, in occasione della pubblicazione di “Popcorn”, il suo album d’esordio prodotto da Federico Nardelli e Giordano Colombo per Pulp Music. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Cristiano, bentrovato. Partiamo da “Popcorn”, a cosa si deve la scelta del titolo?
«Volevo trovare una parola che fosse comprensibile da tutti, universale e internazionale. Facendo questo genere musicale, queste canzone le ho volute intendere come se fossero delle pillole di pop. Un titolo che è venuto fuori in modo semplice e spontaneo».
Cosa hai voluto inserire in questo tuo biglietto da visita discografico?
«Quando scrivo mi faccio guidare dall’istinto, spesso arriva una frase che possiede già una sua musicalità e si tratta solo di saper modellare. Capita che l’istinto mi regala già dei prodotti con un senso reale e vissuto, perchè alla fine scrivere in questo modo è un po’ come fare una chiacchierata tra amici. Tra una frase e l’altra ti rendi conto che ti stai svelando».
Un lavoro che esce per Pulp Music, nuova realtà discografica creata dai producer Federico Nardelli e Giordano Colombo. In che termini è stata importante la loro regia?
«Conosco Federico da diverso tempo, tramite lui ho conosciuto Giordano. Per Pulp Music ho iniziato a lavorare come autore, scrivevo canzoni per altri artisti. Dopo alcuni provini spediti, mi hanno proposto di realizzare un mio disco, probabilmente perchè li avevo incuriositi. Naturalmente ho accettato subito ed è stato incredibile, mi sono trovato affiancato da due grandi produttori. E’ stato molto costruttivo, ho imparato veramente tanto, per cui il loro apporto è stato davvero incredibile».
Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver appreso dalla musica nel tuo percorso fino ad oggi?
«Potrà sembrare banale, ma l’insegnamento maggiore è stato non accontentarsi, cercare di migliorarsi scavando nel dettaglio, questo credo che per un processo artistico sia fondamentale, perchè riesci comunque a raggiungere un livello valido. Fino a pochi anni fa, ricordo che mi accontentavo di un giro di accordi, di quattro parole e di quello che il caso mi aveva donato. Oggi per scrivere un brano posso impiegare anche un mese di tempo, perchè per ottenere certi risultati ci vogliono lavoro e costanza. Non bisogna mai accontentarsi di quello he riesci a tirar fuori, perchè scavando ulteriormente dentro di te puoi trovare molto altro di incredibile».
© foto di Simone Biavati
Nico Donvito
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