Un focus all’interno di alcune tematiche più care ai grandi cantautori del passato e agli astri nascenti della nostra discografia
La prima volta che ascoltai una canzone di Vasco Brondi aka Le Luci della Centrale Elettrica ero poco più che un “pischello” confuso e con le idee annebbiate sotto ogni punto di vista. Il titolo era ‘Per combattere l’acne’, un brano pieno di parole e frasi che mi sembravano totalmente sconnesse e fuori fuoco, che mi colpirono però come un pugno preso in pieno nello stomaco. Il tutto condito da un arrangiamento che chiamare minimalista è dir poco, con una chitarra acustica a far da voce grossa accompagnata ogni tanto da qualche nota elettrica. Fu un strano colpo di fulmine.
Nato a Verona ma cresciuto a Ferrara, Vasco Brondi rappresenta l’immagine perfetta del cantautore 2.0 degli anni ’10. In un mercato musicale (al tempo) immerso nel pop e nel “tunz tunz”, ecco un artista che si presenta al pubblico puntando forte sulle parole e sulla volontà di raccontare storie. Storie “normali” e di provincia, storie d’amore mascherate, tagliate e ricucite con un incredibile talento di maneggiare il lessico. Troppo poco “pop” per essere mainstream, ma anche troppo libero per rimanere intrappolato nel grande groviglio indie (quello vero) di band ed artisti alternativi di quel periodo.
Da lì poi è partito tutto, un nuovo modo di essere cantautori, unendo un modo di raccontare criptico e volutamente “incasinato” ad uno schema compositivo totalmente libero, appoggiandosi spesso ad un apparato musicale il più possibile asciutto, in modo da dare ancor più risalto alle parole. Dal primo progetto ufficiale datato 2008 fino all’ultimo arrivato 10 anni più tardi in realtà per il cantautore di cose ne sono cambiate parecchie, compreso il modo di fare musica, arrivando a proporre arrangiamenti sempre più ricercati e ricchi di sfumature nuove. Non è cambiata però la resa, la capacità di risultare autentico grazie ad un linguaggio pieno di rimandi e collegamenti, un insieme di parole e frasi che, seppur dopo un primo ascolto possono sembrare sconnesse, appaiono pian piano sempre più chiare se preso come riferimento il quadro totale.
Qualcuno mi ha detto che gli hai detto
Che in qualche modo hai aperto
Il chakra del tuo cuore
Qualcuno mi ha detto che gli hai detto
Che senza di me davvero non puoi stare
Il bello delle canzoni di Vasco Brondi sono l’assoluta libertà dal punto di vista del linguaggio e i flussi di coscienza che arrivano come un fiume in piena. Giocando su più livelli e passando dal profano allo spirituale senza alcuna difficoltà, il cantautore è in grado di trasportare l’ascoltatore nel suo personalissimo viaggio pieno di luoghi ed immagini nitide. Dall’Emilia all’America in pochi secondi, dai campi ai palazzi, passando per gli esplorati mondi interiori, la sensazione è quella di perdersi e ritrovarsi continuamente all’interno di una viaggio capace di annullare lo spazio.
Quello che l’artista racconta altro non è che la sua visione del mondo, filtrata però dalle esperienze e dalle sue (tante) influenze intellettuali. Si parla spesso di chakra e di forza interiore, di spiritualità e di anima, ma non abbandonandosi mai ad una visione totalmente astratta, bensì alternando questi temi a visioni molto più concrete e fatte di viaggi, campi di grano e stazioni.
Il tutto formando un puzzle di immagini solo all’apparenza distanti, creando così un incredibile matassa di parole e di pensieri che colpiscono ed emozionano. Grazie a Brondi riusciamo a pensarci innamorati sotto il “cielo dell’Emilia”, ma anche dispersi in un qualsiasi altro luogo del mondo, che sia l’America, “certi posti dell’Africa” o il “Profondo Veneto” (quello senza traffico…). Mantenendo sempre ben acceso quel canale comunicativo che esiste tra il mondo esterno, fatto di incredibili bellezze e sconvolgenti ingiustizie, e l’io interiore, motore necessario di ogni essere pensante.
Un anno prima sul litorale con le stelle bianche e il bar chiusi
Perché non lasciavano dormire il ritmico piovere
E noi due attaccati a una parete per ripararci
Con questo tempo è meglio non prendere gli ascensori
In questi periodi neri spettacolari
E per scaldarci non ci basteranno le nostre mani
Con gli occhi azzurri sempre più chiari
Almeno alla fine c’erano dei bellissimi cieli autunnali
Per tutti questi motivi, in attesa di nuova musica, possiamo dire che Vasco Brondi è senza dubbio “colpevole” di aver in qualche modo dato il la ad un nuovo modo di essere cantautori negli anni 2000. Immagini, immagini ed ancora immagini: le canzoni tornano in un certo senso ad essere racconti prima ancora che musica.
Canzoni consigliate: Chakra, Le ragazze stanno bene, C’eravamo abbastanza amati, Per combattere l’acne
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