Entriamo dentro il testo di una canzone per comprenderla
Nuovo appuntamento con “Canzone per te”, la rubrica che ogni settimana ti porta alla scoperta di una canzone diversa, cercando di capire il significato e il messaggio che vuole trasmettere attraverso la sua musica e le sue parole.
La canzone protagonista di questa settimana è La panchina di Cris Brave; con questo brano l’artista bergamasco ha emozionato le quasi 80 mila persone presenti allo stadio San Siro di Milano, in occasione del concerto di J-Ax e Fedez del 1 giugno 2018. In La Panchina Cris Brave, che è anche autore del brano, si immedesima in un giocatore di calcio o di basket, costretto a restare in panchina, ricoprendo il ruolo di riserva, nonostante i sacrifici e gli sforzi che compie quotidianamente.
«Vi è mai capitato di immaginare la vostra vita come una partita di calcio o di basket? A me sì. Quel freddo nelle ossa e quella voglia di cambiare le cose, di fare un risultato. Ma per quanto tu ti impegni e gli allenatori cambiano, resti sempre in panchina o entri solo all’ultimo, per ricevere una pioggia di fischi dalla gente che è venuta a vederti. Alcuni ti supportano e altri ti contestano, ma le urla di chi giudica sono più forti e rischiano di rovinare i tuoi pochi minuti di prestazione.»: sono queste le parole con cui si apre il brano. L’autore immagina la propria vita come una partita di calcio o di basket. L’adrenalina incontenibile, il costante impegno nel corso degli allenamenti e l’irrefrenabile desiderio di dare il meglio di sé e di ottenere il risultato sperato non bastano per giocare la partita da “titolare” e ritagliarsi un ruolo da protagonista.
Nonostante cambino gli allenatori, infatti, la situazione rimane la stessa e la panchina sembra essere il posto in cui il protagonista è destinato a rimanere. I pochi minuti di gioco concessi da parte dell’allenatore non sono altro che momentanei fasci di luce in un cielo che, però, rimane privo di stelle.
Inoltre, nonostante l’impegno profuso in campo, i pochi minuti di prestazione vengono rovinati dalle urla incessanti di buona parte degli spettatori presenti sulle tribune, i quali vorrebbero che, anche quei minuti finali, venissero giocati dalla formazione “titolare”. Qualche tifoso che applaude e incita il protagonista è presente, ma è destinato a soccombere sotto le urla e gli insulti degli altri avventori.
Dopo il fischio finale dell’arbitro, lo sconforto e il dolore del narratore diventano ancora più forti ed evidenti. Al rientro negli spogliatoi il giocatore piange; è consapevole di aver dato il massimo, di aver fatto tutto il possibile per essere all’altezza delle aspettative dell’allenatore e dei tifosi, ma la sofferenza provata per l’ennesima sconfitta personale è troppo elevata. Nonostante ciò, il protagonista si rende però conto che quella panchina non avrà rimpianti. Alla fine, infatti, ciò che conta più di qualsiasi altra cosa è la consapevolezza di aver lottato fino in fondo e di non essersi arreso: «Quando vai negli spogliatoi piangi, piangi, piangi. Sarai sempre sconfortato, sarai sempre sconfortato, ma almeno quella panchina non avrà rimpianti. Non avrà rimpianti.»
Il testo poi prosegue: «I giornalisti se ti fanno qualche domanda non la mettono in onda. La vita è così: o trovi quello che crede in te, che ti aiuta a sviluppare i tuoi sogni, che premia il tuo lavoro costante e che magari un giorno ha la conferma che eri un talento grezzo o nasci già con la strada spianata, di chi ha avuto tutto e subito. Ma la gente avrà sempre, sempre, sempre da criticare, da dire qualcosa che crede intelligente e parlare per niente perché magari ha preso la strada ordinaria: studio, lavoro e mutuo da pagare.» Da queste parole emerge un concetto molto importante ed evidente: i sogni devono essere sviluppati per diventare realtà. Per fare questo, spesso e volentieri, è necessario trovare una persona che sia in grado di fungere da vera e propria guida in un percorso alquanto difficile e insidioso.
Se da un lato vi sono molti soggetti che nascono “con la strada spianata”, dall’altro, invece, ve ne sono altrettanti che devono cercare di costruire il loro futuro da soli. Indubbiamente, per i secondi, saranno necessari un maggior arco di tempo e una maggior fatica che, però, alla fine della salita, saranno ripagati con una visuale sul panorama sicuramente migliore.
Nonostante l’impegno e la grande forza di volontà, vi saranno sempre innumerevoli individui pronti a giudicare le scelte altrui; la vera forza, però, risiede nella capacità di non farsi condizionare dalle critiche che non sono costruttive, bensì distruttive. Talvolta si potrà anche essere vittima di umiliazioni, come nel caso dei giornalisti che non mandano in onda le interviste realizzate in precedenza. Tutti questi atteggiamenti irrispettosi e spudorati, però, contribuiscono a fortificare e rafforzare il protagonista.
«E tu invece? Hai avuto la malsana idea – malsana solo perché non è ordinaria – di seguire un tuo fottuto sogno. E anche se resterai in panchina tutta la tua carriera, dopo tutti gli sforzi che hai fatto, e aver dato il massimo, sarai sempre sconfortato, sarai sempre sconfortato. Ma almeno quella panchina non avrà rimpianti. Anche quando piove sul bagnato, sarai sempre sconfortato, ma almeno quella panchina non avrà rimpianti, non avrà rimpianti.»: sono queste le parole con cui si chiude il brano. L’autore è perfettamente consapevole che non sempre i sogni si possono realizzare. Dall’altro lato, però, trasmette all’ascoltatore un messaggio positivo, affermando che, nonostante lo sconforto provato, non avrà alcun rimpianto. Perché la cosa che conta maggiormente (ancor di più della fama e del successo) è la consapevolezza di aver dato il massimo e di non essersi mai arreso. E questa consapevolezza il protagonista ce l’ha.
In definitiva, “La Panchina” rappresenta un vero e proprio manifesto della musica italiana. Il brano, scritto dallo stesso Cris Brave e prodotto da Fausto Cogliati, mette in risalto una serie di valori e di insegnamenti che non dovrebbero essere mai scordati.
Cris, nel corso della sua carriera da rapper, è riuscito a superare innumerevoli ostacoli e difficoltà, facendo della sua disabilità un punto di forza e rappresentando un esempio per innumerevoli persone. La sua carriera, in continua ascesa, è frutto di un lavoro costante e di molteplici sacrifici; a soli 22 anni ha già percorso parecchia strada, ma il suo percorso sarà sicuramente ancora lungo e radioso.
Redazione
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