Entriamo dentro il testo di una canzone per comprenderne il significato
Nuovo appuntamento con Canzone per te, la rubrica che ogni settimana ti porta alla scoperta di una canzone diversa, cercando di capire il significato e il messaggio che vuole trasmettere attraverso la sua musica e le sue parole. La canzone protagonista di questa settimana è Apriti cuore di Lucio Dalla; si tratta del singolo facente parte dell’album Cambio, pubblicato nel settembre 1990. Apriti cuore è una vera e propria esortazione a non celare o imprigionare i sentimenti, lasciando unicamente spazio alla razionalità; la mente, infatti, senza l’ausilio del cuore perde parte del suo inestimabile valore.
«In questa notte calda di ottobre, apriti cuore. Non stare lì in silenzio, senza dir niente. Non ti sento, non ti sento, da troppo tempo non ti sento e ti ho tenuto lontano dalla gente»: sono queste le parole con cui si apre il brano. Il narratore esorta il proprio cuore (e di conseguenza i propri sentimenti) ad aprirsi, poiché questi sono isolati da troppo tempo e il suo animo sembra essersi inaridito.
Il protagonista ripensa agli innumerevoli giorni trascorsi senza nemmeno un gesto d’amore e accompagnati da sorrisi falsi e parole vuote. Egli ha pensato anche di annullare i suoi sentimenti e di trascurare definitivamente gli impulsi del cuore: «Quanti giorni passati senza un gesto d’amore, con i falsi sorrisi e le vuote parole. Ho perfino pensato, in questa notte di ottobre, di buttarti via, di buttarti via».
Il cuore, però, non è solo uno degli organi principali del corpo umano, ma anche un vero e proprio scrigno di emozioni e sentimenti. Esso, pertanto, non può essere considerato come un “calcolo freddo e matematico”. Il suo battito non è sempre identico e lineare, ma varia a seconda delle situazioni e delle emozioni provate. Si potrebbe paragonarlo a un bambino; egli non bada alla razionalità, ma è costantemente in cerca di nuove esperienze ed avventure: «Ah lo so il cuore non è un calcolo freddo e matematico. Lui non sa dov’è che va: sbaglia, si ferma, e riprende. E il suo battito non è logico, è come un bimbo libero. Appena dici che non si fa, lui si volta e si offende».
Successivamente il narratore si riferisce, idealmente, ad ogni essere umano. Egli, infatti, esorta ciascuno a non trascurare il cuore come ha fatto lui e soprattutto a non dare eccessiva importanza al denaro e al potere. I soldi sono indubbiamente un mezzo utile per costruire una vita stabile e prosperosa, ma non sono sufficienti per potersi ritenere felici. La felicità non dipende interamente dai soldi, ma dal modo attraverso cui ciascuno li utilizza e li spende. Ed è per questo che, talvolta, sono più felici quegli individui che, pur non avendo particolari dispense di denaro, hanno maturato la consapevolezza che con i soldi non si può, in realtà, comprare tutto: «Non lasciarlo mai solo come ho fatto io. Lascia stare il potere e il denaro che non è il tuo Dio. O anche tu rimarrai senza neanche un amico».
Il protagonista, dopo essersi reso conto degli innumerevoli errori compiuti nel corso della sua vita, implora il suo cuore di aprirsi, promettendo di cambiare e di non relegare i sentimenti in un angolo: «Cambierò, cambierò. Apriti cuore. Ti prego, fatti sentire. Cambierò, tornerò come un tempo padrone di niente, di niente, di niente». Da queste parole emerge in maniera chiara ed evidente la disperazione e il rammarico del narratore, che risulta sempre più consapevole dei grandi errori commessi.
Questo cuore non può però aprirsi così facilmente. Esso è stato letteralmente segregato e sostituito dalla ragione per un lungo arco ti tempo. Questa supremazia della ragione nei confronti dei sentimenti ha portato a un inaridimento continuo e costante del protagonista, il quale non riesce a provare gioia e stupore nemmeno di fronte a un cielo dipinto da miliardi di stelle: «Anche davanti a questo cielo nero di stelle, e ce ne sono stanotte di stelle, forse miliardi, cuore non parli? O sono io che non sento e per paura di ogni sentimento cinico e indifferente faccio finta di niente. Ma non ho più parole in questa notte di ottobre. Sento solo lontano un misterioso rumore; è la notte che piano si muove, e tra poco esce il Sole».
Il brano si chiude con una nuova implorazione da parte del narratore. Egli esorta ancora il suo cuore ad aprirsi, promettendo che lascerà maggiore spazio ai sentimenti e alle emozioni rispetto al passato. Non si sa se, in definitiva, questo cuore si sia aperto. L’autore preferisce lasciare un’incognita sul tanto atteso epilogo della vicenda o, forse, la sua intenzione è che sia proprio l’ascoltatore a “scrivere” il finale della storia, con la speranza che tutti i cuori rimasti chiusi e segregati per diverso tempo possano finalmente tornare a battere.
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