Entriamo dentro il testo di una canzone per comprenderne il significato
Nuovo appuntamento con Canzone per te, la rubrica che ogni settimana ti porta alla scoperta di una canzone diversa, cercando di capire il significato e il messaggio che vuole trasmettere attraverso la sua musica e le sue parole. La canzone protagonista di questa settimana è Dall’altra parte dell’infinito di Eros Ramazzotti; si tratta del singolo facente parte dell’album Vita ce n’è, pubblicato nel novembre 2018 e certificato con il disco di platino per le oltre 50 mila copie vendute.
Dall’altra parte dell’infinito nasce da una storia vera, ossia quella del piccolo Jacopo (detto Papo), scomparso a soli dieci anni per un arresto cardiaco a causa di una malformazione al cuore e del suo papà Andrea Pilotta che, tutti i giorni, scrive una lettera al figlio per tenere vivo il suo ricordo e fargli sentire la sua vicinanza.
«Ogni giorno io mi siedo e ti scrivo da lontano e ti parlo e ti rivedo e mi trema un po’ la mano. Ogni giorno che sto in terra io mi metto a raccontarti di me, di noi, di casa nostra, della voglia di abbracciarti.»: sono queste le parole con cui si apre il brano. Il narratore è il papà del piccolo Papo, Andrea, il quale, rivolgendosi al figlio scomparso, racconta che ogni giorno gli scrive una lettera, anche se il dolore e la tristezza per la morte prematura del figlio sono sempre forti ed evidenti. Ma, anche se la mano trema, Andrea non rinuncia a scrivere ogni giorno al suo Papo.
Tra le righe delle innumerevoli lettere gli racconta di tutto; dai ricordi dei momenti più belli e intensi passati insieme alle innumerevoli novità che vi sono state nel corso degli ultimi anni. Le semplici parole racchiuse in queste lettere non possono colmare il desiderio di abbracciare nuovamente il figlio, ma sono un modo per cercare di tenerlo sempre in vita e di sentirlo al proprio fianco, anche se ora è “dall’altra parte dell’infinito”: «così ti sento più vicino, così ti sento respirare e tengo in braccio quel bambino che non ho potuto abbastanza amare, amare.»
Il ritornello, nonostante il dolore immane per la scomparsa prematura del piccolo Papo, trasmette un messaggio positivo. Il narratore, infatti, afferma che in realtà “niente è passato, niente è finito. Sei soltanto scivolato dall’altra parte dell’infinito”. Con queste parole il narratore intende affermare che il distacco dal figlio è solamente momentaneo, perché il piccolo Papo è semplicemente “scivolato dall’altra parte dell’infinito”. Per questo motivo Andrea è certo che, un giorno, abbraccerà nuovamente il figlio che non ha avuto modo di crescere abbastanza su questa terra: «Ma niente è passato, niente è finito. Sei soltanto scivolato dall’altra parte dell’infinito e nell’infinito ci rivedremo ancora, io di questo ne son certo. Là dove l’orizzonte incontra il mare aperto, il mare aperto.»
La certezza e la convinzione di poter riabbracciare il figlio risultano essere chiare ed evidenti; l’amore sconfinato nei confronti del piccolo Papo permette infatti al padre di non temere nemmeno la morte che, in questo brano, è considerata come il passaggio dalla vita terrena a quella dove “l’orizzonte incontra il mare aperto”.
Il narratore spera pertanto di poter recuperare il tempo che non ha avuto modo di trascorrere con il figlio; una nuova vita, meno crudele e amara, aspetta entrambi. Ed è proprio per questo motivo che l’attesa di questa nuova vita non incute paura al narratore. L’amore per Papo e il desiderio di poter camminare ancora al suo fianco sono infatti molto più forti del timore che la morte incute in ogni essere umano: «In una vita meno amara e non così crudele, camminando su una strada, camminando ancora insieme. Così ti sento più vicino e non ho paura di aspettare.»
In definitiva, Dall’altra parte dell’infinito rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore e d’affetto e pone in luce in maniera chiara ed evidente l’amore sconfinato che lega un padre al proprio figlio. Il brano, inoltre, pur affrontando un tema doloroso e complesso, trasmette un messaggio positivo: nonostante un evento terribile, quale la scomparsa prematura di un bambino di dieci anni, vi è la convinzione da parte del narratore di rincontrare il figlio “dall’altra parte dell’infinito”, proprio perché “niente è passato, niente è finito”.
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