Entriamo dentro il testo di una canzone per comprenderne il significato
Nuovo appuntamento con Canzone per te, la rubrica che ogni mese ti porta alla scoperta di una canzone, con l’obiettivo di comprenderne il significato e il messaggio che vuole trasmettere. La canzone protagonista di questo mese è Made in Italy di Luciano Ligabue.
Dedicato a te
Made in Italy è una lettera d’amore frustrato al Bel Paese. Tutti sanno che l’Italia è il paese più bello del mondo. “L’Italia è come quella tipa che ha più talento di tutti. È come quella che le altre se le mangia, perché è nata più bella, più bella di tutte e le altre le asfalta”. Queste parole circolavano nei telefonini di milioni di italiani durante il lockdown del marzo 2020, quando il tempo era scandito dalle videochiamate e dal suono delle sirene delle ambulanze. Sul fatto che l’Italia sia la tipa più bella e talentuosa non vi sono dubbi. I dubbi, invece, sorgono sul suo “rendimento scolastico”. L’Italia ricorda infatti quell’alunna talentuosa ma che non si impegna. Della serie “è intelligente ma non si applica”. Perché se è vero che siamo il paese più bello del mondo, è anche vero che facciamo di tutto per non essere il paese migliore del mondo.
Una monoposto in città
I termini politica, burocrazia e compromesso hanno assunto col tempo un’accezione negativa e, talvolta, suscitano ribrezzo in coloro che le pronunciano. Eppure la politica dovrebbe essere l’arte di governo, la burocrazia l’organizzazione dell’apparato statale e il compromesso la capacità di trovare una sintesi tra posizioni diverse. Ora, non è questo il luogo adatto per ragionare sui motivi (peraltro piuttosto intuibili) per i quali i cittadini si siano progressivamente allontanati dalla cosa pubblica e abbiano perso notevole fiducia nelle istituzioni e, soprattutto, nelle persone che dovrebbero rappresentarle. A ognuno le proprie considerazioni. L’unico dato oggettivo è che il Bel Paese è come una monoposto di Formula 1 che, però, al posto dell’Autodromo di Monza, si barcamena a trenta chilometri orari nei piccoli centri urbani. Al traguardo ci arriva pure, ma con un ritardo considerevole.
Un viaggio
Made in Italy non è solo una dedica all’Italia. È un viaggio. Un viaggio che fa tappa nelle principali città italiane, sottolineandone la bellezza, le particolarità e, perché no, anche le contraddizioni. Ed è così che si parte dal Duomo di Milano per arrivare a Palermo e il suo centro storico, passando per i portici di Bologna, i canali di Venezia, la Mole Antonelliana di Torino, la Cupola di Brunelleschi a Firenze, il golfo di Napoli e l’ipnotica Bari Vecchia, senza ovviamente dimenticare la Città Eterna e capitale d’Italia, Roma: «Milano ci accoglie a braccia conserte, un mezzo sorriso d’Europa. Bologna ha nel cuore una vecchia stazione e canzoni d’amore del dopo. Venezia che affonda, bellezza che abbonda. Abbonda a Torino il mistero. In centro a Firenze una tipa che danza e celebra la primavera», «e Roma si spacca e si ricompone, non è come noi la pensiamo. C’è un vecchio barbone che ci offre da bere poi ride per quelli che siamo. E Napoli è un’isola sempre e per sempre e tu che mi abbracci più forte. Mi chiedi di cosa siamo composti che tanto sai già la risposta» e «e Bari e a Palermo fra cielo ed inferno, non sempre puoi fare una scelta. Il mare che spinge, la costa che stringe, l’insegna, c’era una volta». Perché, in fondo, l’Italia è così. È genio e sregolatezza. È talento e disorganizzazione. Ma è anche umanità, tradizione e calore. Ed è il paese più bello del mondo.
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