Entriamo dentro il testo di una canzone per comprenderne il significato
Nuovo appuntamento con Canzone per te, la rubrica che ogni mese ti porta alla scoperta di una canzone diversa, con l’obiettivo di comprenderne il significato e il messaggio che vuole trasmettere. La canzone protagonista di questo mese è Padroni di niente (di cui qui la nostra recensione) di Fiorella Mannoia, un invito a concentrarsi con maggiore cura sul valore e sull’importanza della vita.
«Passa, certo che passa. Il tempo cammina e lascia la sua traccia. Disegna una riga sopra la mia fronte, come fosse la linea di un nuovo orizzonte»: sono queste le parole con cui si apre il brano. Già dalla prima strofa emerge la tematica del tempo. Il tempo non ha tempo. Lui scorre, senza curarsi degli eventi e delle circostanze. Esso è lo strumento che dà il ritmo, ma che non si ferma se il resto dell’orchestra rimane indietro.
Per molti il tempo non esiste. Per altri questo è il dono migliore che un individuo possa fare a un altro individuo. Non c’è una risposta chiara e univoca. L’unica cosa certa è che il nostro tempo non è infinito, e il nostro compito è quello di sfruttare al meglio ogni suo singolo attimo. Il tempo, però, permette di compiere nuove esperienze, di acquisire maggior consapevolezza e di cambiare prospettiva su certe cose. Le righe disegnate sulla fronte non rappresentano solo l’inesorabile scorrere degli anni. Queste righe sono veri e propri segni di vita. Sono il frutto di una quantità indefinita di storie, emozioni, esperienze, successi e sconfitte.
Successivamente l’artista romana introduce il concetto di cambiamento. Il cambiamento è un tratto essenziale dell’esistenza di ogni individuo. Si dice che solo gli stolti non cambiano mai opinione. Sia chiaro, il cambiare opinione non deve essere confuso con lo spudorato trasformismo o, peggio ancora, con l’opportunismo personale. Il cambiamento, nella sua forma più elevata, è il frutto di un percorso di crescita e di maturazione: «cambia, la mia faccia cambia. Cambia la mia testa, il mio punto di vista, la mia opinione sulle cose e sulla gente cambia del tutto o non cambia per niente».
Interessante è il parallelismo tra il tempo e l’uomo. La quinta strofa, infatti, si apre con le stesse parole dell’incipit del brano («passa, e certo che passa»). Ma, mentre nella prima strofa il protagonista è il tempo, in questa l’attenzione è riposta sull’uomo. Anche l’uomo, come il tempo, cammina e lascia la sua traccia. L’uomo, però, si spinge oltre: costruisce muri, stabilisce confini ed emana leggi. Ovviamente le leggi, i divieti e i confini sono assolutamente necessari per regolare una società: senza una regolamentazione si assisterebbe inevitabilmente a una guerra di tutti contro tutti (il famoso stato di natura). Il problema, però, interviene quando si oltrepassa il limite, ovvero quando uno o più individui non rispettano le regole del gioco. Favorire sé stessi o altri in modo illecito, contrastare in maniera scorretta i propri “avversari” e comportarsi in maniera poco chiara e onesta sono solo alcuni degli esempi di limiti che vengono oltrepassati: «passa, e certo che passa. L’uomo cammina e lascia la sua traccia. Costruisce muri sopra gli orizzonti, stabilisce confini, le leggi, le sorti».
È sconcertante pensare che un individuo possa decidere la sorte di un altro individuo seguendo unicamente il proprio volere, senza sottostare a una determinata legge. In molti paesi del mondo i termini “diritti” e “libertà” sono completamente sconosciuti e il potere è concentrato nelle mani di pochi “eletti” che lo esercitano senza alcun limite e senza alcun freno. D’altro canto, però, la crudeltà e l’efferatezza del mondo non possono essere delle giustificazioni per non dare il proprio contributo, seppur piccolo, per l’accrescimento e lo sviluppo della società. Non è solo colui che genera paura e alimenta rabbia a sbagliare. A sbagliare sono tutte quelle persone che, per inerzia, timore o semplicemente per opportunismo, preferiscono non cambiare, non impegnarsi e limitarsi a criticare le azioni degli altri. Una società, per crescere, ha bisogno del sostegno e dell’impegno di tutti. Più gli individui sono partecipi della cosa pubblica e più quella società sarà destinata a crescere e migliorare: «sbaglia, sbaglia chi non cambia, chi genera paura, chi alimenta rabbia. La convinzione che non cambierà mai niente è solo un pensiero che inquina la mente».
Il ritornello suona come uno sfogo ma, allo stesso tempo, quasi come una consapevolezza. Spesso siamo mossi, soprattutto in età giovanile, dalla sfrenata volontà di cambiare e salvare il mondo; con il passare del tempo, invece, ci accorgiamo che, in realtà, è proprio il mondo ad aver cambiato o salvato noi. Questo non significa che il mondo non cambia e rimane immutato, ma che ogni individuo è inevitabilmente condizionato dal contesto e dalla società in cui è inserito: «e poi e poi e poi sarà che quando penso di voler cambiare il mondo poi succede che è lui che invece cambia me» e «e poi e poi e poi sarà che quando sento di voler salvare il mondo poi succede che è lui che invece salva me».
Ed è per questo motivo che l’artista romana afferma con grande convinzione che siamo “padroni di tutto e di niente”. Se da un lato siamo artefici e padroni del nostro destino, dall’altro siamo anche condizionati da una serie di circostanze ed eventi che non possono essere previsti. Un individuo è come un surfista. Può riuscire a cavalcare le onde e a sfruttarle a suo favore, ma non sarà mai padrone assoluto del mare: «c’è che siamo padroni di tutto e di niente. C’è che l’uomo non vede, non parla e non sente. Qui c’è gente che spera in mezzo a gente che spara e dispera l’amore. Qui c’è chi non capisce che prima di tutto la vita è un valore».
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