Un viaggio tra le canzoni che non hanno passato l’esame del tempo
Ci sono brani senza tempo capaci di unire culture e generazioni differenti, reinterpretati da artisti di ogni genere e giunti talvolta alla notorietà internazionale. Non è il caso della canzone che ascolterete a breve. Per fortuna non è colpa sua e possiamo ancora rimediare.
È troppo tardi, troppo tardi per noi
Complimentarsi con Mina è come rendere grazie alla freschezza dell’aria, o alla luminosità del giorno: ci sembra inutile finché non ci accorgiamo che non è poi scontato aver avuto la fortuna di imbattersi in ciò che è stata e che continua ad essere. Complimentarsi con Mina, nello specifico, sarebbe omaggiare uno sterminato repertorio di canzoni che ha fatto la gioia degli interpreti da pianobar, dei replicanti da Festival, delle colonne sonore di film grandi, medi e piccoli, dei karaoke e, soprattutto, della memoria collettiva di una Nazione che ha visto in lei la prima grande showgirl in un mondo di uomini e, probabilmente, la migliore cantante che il vecchio continente abbia avuto.
Eppure non tutti i brani hanno avuto lo stesso impatto in quel turbine di cui sopra dei vari karaoke, techeté e giovedì (o venerdì) sanremesi. È il caso di Addio, un brano poco noto a chi non ha avuto la fortuna di vivere in prima persona l’epopea di Studio Uno, e difficilmente assimilabile agli attuali criteri di radiofonicità. Per conoscerla, insomma, è molto probabile che ci siate inciampati dentro come è capitato a me, e se ciò è accaduto è molto probabile che siate finiti in una dimensione parallela atemporale, intrappolati dal vostro stesso stupore di fronte a quello che è il sentimento del sublime.
Personalmente devo ringraziare Antonio Pietrangeli, sceneggiatore neorealista e critico cinematografico, poi regista di commedie brillanti dotate di acute analisi psicologiche dei protagonisti, spesso donne capaci di intercettare il cambiamento della società, prematuramente scomparso a causa di un incidente sul set. Il regista romano ha scelto di inserire Addio nella colonna sonora del suo capolavoro, Io la conoscevo bene, un film reso iconico anche dalle particolari scelte musicali.
Veniamo al brano. Ottobre 1965, lato B di “Ora o mai più“, sigla dello spettacolo dedicato alla lotteria di Capodanno. Piero Piccioni, compositore e direttore d’orchestra, pesca addirittura da Giuseppe Verdi, rielaborando la romanza conclusiva dell’Aida, “O terra addio, addio valle di pianti“. Il brano viene destrutturato e vestito di una grazia propria della musica leggera dei primi anni Sessanta, la raffinatezza de Il cielo in una stanza o L’appuntamento per intenderci, rinunciando alla potenza del dramma lirico che qui si fa malinconia privata.
Addio è uno de punti più alti del repertorio di Mina degli anni sessanta, e forse senza gli abituali acuti da ritornello porta a termine una prova che ne esalta il calore vocale e il colore del suo timbro, una dimostrazione di Mina allo stato puro. Il testo semplice ed emotivo di Antonio Amurri, che per Mina tradurrà la bossa nova in Conversazione e darà parole a Vorrei che fosse amore, Come tu mi vuoi e La banda, semplifica il contesto trasportandolo all’attualità, al dissidio che una donna prova nel dover lasciare il suo amante anche se non vorrebbe. Una storia affine ai dissidi della giovane e confusa Adriana, interpretata da Stefania Sandrelli, che si lascia trasportare dal mondo e anziché scegliere di agire spesso si consola con i suoi dischi. E che dischi…
ADDIO
(A.Amurri, P.Piccioni)
Ma c’è qualcuno che sta aspettandomi
Cosa farebbe mai senza di me Ti amo tanto ma io ritorno da lui È troppo tardi, troppo tardi per noiAncora un bacio ma sarà l’ultimo
Io dovrò vivere senza di te E più ti guardo e più capisco di amarti Ma è troppo tardi, troppo tardi per noiAscolta qui il brano |
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