Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte: “La nostra Stasera che sera” – INTERVISTA DOPPIA

Carlo Marrale Silvia Mezzanotte

A tu per tu con Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte, che si racconta in occasione dell’uscita della loro versione di “Stasera che sera”. La nostra intervista doppia

Certe canzoni non appartengono solo a chi le ha scritte o interpretate: diventano patrimonio collettivo, memoria condivisa, colonna sonora delle nostre vite. È il caso di “Stasera che sera”, primo grande successo dei Matia Bazar, che proprio quest’anno compie cinquant’anni di vita. Un traguardo importante che Carlo Marrale, fondatore storico della band e autore del brano, ha deciso di festeggiare insieme a Silvia Mezzanotte, voce indimenticabile del gruppo negli anni Duemila, in una nuova versione acustica del brano che punta all’essenziale: una chitarra, due voci, un’intesa rara.

Dopo essersi ritrovati per caso in un hotel a Firenze nel 2019, Marrale e Mezzanotte hanno scoperto una straordinaria affinità artistica, trasformandola in un progetto comune che li vede oggi protagonisti del tour “Stasera che sera 50th”, in scena nei teatri italiani. In attesa del loro nuovo album, li abbiamo incontrati per una chiacchierata a due voci, tra ricordi, emozioni e sguardi incrociati sul passato e sul futuro.

Carlo Marrale Silvia Mezzanotte, l’intervista doppia

Come vi siete approcciati alla rilettura di “Stasera che sera” oggi, a cinquant’anni dalla sua prima uscita?

Carlo: «Per i cinquanta anni di “Stasera che sera” era doveroso un omaggio, ma al momento di decidere quale sarebbe stato il vestito musicale più adatto, ci è sembrato più rispettoso e naturale svelare la sua vera anima riducendola all’essenziale voci e chitarra, perché è così che le mie canzoni nascono».

Silvia: «Con l’affetto che si prova nei confronti di una canzone che ti accompagna da quando eri bambina, il rispetto che si prova verso un pezzo di storia della musica italiana e la gratitudine di chi si ritrova a riproporre un grande successo internazionale accanto a chi lo ha composto in origine e portato in giro per il mondo».

Qual è il segreto, secondo voi, del successo che questo brano ha saputo mantenere nel tempo?

Carlo: «Penso sia l’originalità e la bellezza semplice e sincera della canzone».

Silvia: «La freschezza, la semplicità, la capacità di essere transgenerazionale e di alleggerire i cuori».

Carlo, tu hai vissuto la nascita dei Matia Bazar come autore e fondatore: riascoltando la versione originale di “Stasera che sera” oggi, qual è la prima immagine che ti torna di quel periodo?

Carlo: «Sono tante le immagini e i ricordi che riaffiorano alla mente riascoltando “Stasera che sera”. Per esempio, la prima volta che ci consegnarono le prime copie del 45 giri con noi in copertina fu un momento di grande emozione per tutti noi. Oppure leggere il nome Matia Bazar che scalava le classifiche di vendita su TV Sorrisi e Canzoni».

Silvia, tu avevi già inciso “Stasera che sera” in “Dolce canto” nel 2001 in una versione che, seppur più moderna, rispetta il sound originale. Cosa restituisce la rilettura acustica a questa nuova versione?

Silvia: «Credo che restituisca al pubblico la magia del nostro intreccio vocale, che ha quasi del miracoloso. Quando cantiamo insieme ci emozioniamo ed emozioniamo il pubblico. Il modo migliore per sottolineare questa simbiosi era rendere l’arrangiamento più semplice possibile. Proprio come è nata la canzone».

A proposito del vostro sodalizio con, cosa pensate di aver imparato l’uno dall’altra?

Carlo: «La sua determinazione e la sua attenzione al lavoro».

Silvia: «Carlo ha conservato intatta la purezza nel cuore. Ogni giorno attraverso lui ho una prospettiva diversa delle cose: lo vedo imbracciare la sua chitarra e astrarsi dal mondo, in una dimensione nella quale c’è posto solo per il nostro linguaggio fatto di accordi e note musicali, lontano dalle brutture del mondo. Questo mi insegna a dare un ordine di priorità alle cose, lasciando andare zavorre inutili».

Qual è il momento più emozionante che avete vissuto insieme sul palco?

Carlo: «Il momento più bello è sempre quello degli applausi e l’incontro con il pubblico alla fine dei concerti».

Silvia: «Paradossalmente non lo abbiamo vissuto sul palco, ma piuttosto nella hall di quell’hotel a Firenze nel quale a sera tardi ci siamo incontrati per caso, reduci da due concerti. Era il 2019. Ci siamo abbracciati, mi sono seduta, abbiamo iniziato a cantare insieme. Ricordo esattamente lo sguardo di imprinting che ci siamo scambiati. Uno sguardo di sorpresa, di intesa. Una domanda negli occhi di entrambi: come è possibile che cantare insieme sia così semplice e naturale? Quella è stata l’emozione più grande. Da lì abbiamo poi deciso di realizzare questo progetto e, ogni sera sul palco rispondiamo silenziosamente a questa domanda: io e Carlo ci siamo riconosciuti, come due anime che in un’altra vita si sono già tenute lungamente per mano».

Per concludere, nei vostri concerti portate in scena la storia dei Matia Bazar: qual è il brano di questo grande repertorio che vi rappresenta di più oggi?

Carlo: «Ogni canzone rappresenta sempre una parte di me, del mio vissuto e del mio sentire la musica, per cui mi è difficile avere delle preferenze». 

Silvia: «Da sempre sono innamorata di “Cavallo bianco”, un brano che mette a dura prova le mie corde vocali, ma che mi riporta al 1999, ad un altro momento molto emozionante, quello nel quale Piero Cassano dopo averne ascoltato la mia interpretazione mi ha scelta per diventare la nuova voce dei Matia Bazar».

Scritto da Nico Donvito
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