Carmen Consoli live: viaggio viscerale fra radici e futuro – RECENSIONE CONCERTO
Carmen Consoli arriva a Milano col suo tour “Amuri luci” che prende il nome dall’ultimo album: il resoconto live della prima delle tre date all’Arcimboldi.
Una voce fuori campo dà inizio allo spettacolo, il sipario si apre e Carmen Consoli appare, prima in video, proiettata sui grandi fondali che caratterizzeranno tutta la prima parte del live, e poi in carne ed ossa. Vestita di bianco con la chitarra a tracolla, come una visione, o un animale mitologico, canta “Amuri luci” investita dai giochi di luce che esplodono dietro di lei: è questo l’inizio del primo atto, interamente dedicato all’ultimo album in dialetto siciliano.
Subito si passa a “Unni t’ha fatto ‘a stati” e poi “La terra di Hamdis” incisa e cantata virtualmente con Mahmood che appare in video. E’ un capitolo teatrale, con piccoli monologhi che fanno capolino, video suggestivi e zero confidenza col pubblico, se non quella più estrema, dovuta all’esprimersi in una lingua a lei tanto cara, che sa di radici e storia.
Durante “Parr cu tia” nei fondali video si vedono visi di persone che lottano, che manifestano, si vedono bandiere, si vedono passioni, e la passione si trasforma in lava che scorre nel successivo brano “Come veni veni”, con la band che sembra esserle incollata addosso tanto che respirano insieme in un finale sfumato davvero con maestria.
L’inizio del secondo atto è scandito da una batteria che richiama subito il battito delle mani di un pubblico caldo, rispettoso, che sa godere delle sfumature di un racconto viscerale.
“Com’è andata col siciliano?” chiede Carmen, interagendo per la prima volta con la platea, quasi a definire l’inizio di un percorso più flessibile, giocoso, pop. E’ qui che trovano spazio brani che “non canto dal 1996” come “Lo stonato” e “Sulla mia pelle“, e anche quelli più attesi, come “L’ultimo bacio”, “Parole di burro” e “In bianco e nero“, condensati in un momento acustico in cui la cantautrice è da sola sul palco con la sua chitarra e le voci del pubblico sembrano davvero quei mille violini suonati dal vento.
Con la band che rientra si può andare verso il finale, che include quell“Amore di plastica” ormai trentenne, che non perde smalto e anzi acquista. Una Carmen Consoli intellettuale, in tacchi a spillo e collant neri ci ha raccontato il suo mondo fra citazioni e richiami colti, accompagnandoci per mano in questo viaggio sonoro. Insomma, è un percorso che attraversa la sua terra, fonda le radici nella tradizione ma ha gli occhi sul futuro.
Carmen Consoli, la scaletta del concerto di Milano (6 novembre)
- Amuri luci
- Unni t’ha fattu ‘a stati
- La terra di Hamdis
- Mamma tedesca
- 3 oru 3 oru
- Bonsai #3
- Galateia
- Parr cu tia
- Comu veni veni
- Qual sete voi
- Mimici di l’arma mia
- Questa notte una lucciola illumina la mia finestra
- AAA cercasi
- Ottobre
- Qualcosa di me che non ti aspetti
- Autunno dolciastro
- Imparare dagli alberi a camminare
- Sintonia perfetta
- Lo stonato
- Sulla mia pelle
- L’ultimo bacio
- Parole di burro
- In bianco e nero
- Orfeo
- Amore di plastica
- Blu notte
- A finestra