martedì 5 Novembre 2024

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Carolina Bubbico: “La musica ha bisogno di creatività e di coraggio” – INTERVISTA

A tu per tu con Carolina Bubbico, in occasione dell’uscita del singolo “Nina”. La nostra intervista alla compositrice e direttrice d’orchestra

Nina” è il nuovo singolo di Carolina Bubbico, disponibile dallo scorso venerdì 11 ottobre per Sun Village Records e distribuito da The Orchard.

Carolina Bubbico è una cantautrice, pianista, arrangiatrice, direttrice d’orchestra e docente di Conservatorio. Nel 2015 partecipa al Festival di Sanremo come arrangiatrice e direttrice d’orchestra per Il Volo (quell’anno vincitori della categoria Campioni) e Serena Brancale (in gara nella categoria Nuove Proposte). Nel 2023 torna in Riviera come arrangiatrice e direttrice d’orchestra per Elodie. Approfondiamo la sua conoscenza.

“Nina” è il titolo del tuo nuovo singolo. Puoi raccontarci com’è nato e quali stati d’animo lo hanno ispirato?

«”Nina” nasce nel 2018 e racconta la storia di una giovane ventenne alle porte della sua vita da adulta, “pronta a volare sui cieli di nuove città” perché l’idea del nuovo la chiama e la attira ma al tempo stesso deve affrontare le sue paure, staccare il cordone familiare, lasciare il suo nido, lanciarsi verso il nuovo. La canzone tratteggia il personaggio di Nina e lo esorta al coraggio e alla libertà, augurandole di vivere appassionatamente e autonomamente la sua vita».

Si tratta di un brano dedicato a tua figlia. Hai riflettuto sul fatto che una canzone è per sempre, che le capiterà di riascoltarla da grande e che l’accompagnerà per tutta la vita?

«Sì, soprattutto da quando è uscita sono riuscita a prendere consapevolezza sul dono eterno che le ho fatto e su quanto sarà bello quando potrà assaporarne il significato e custodirlo con amore».

Hai collaborato con tuo fratello Filippo per la produzione di “Nina”. Com’è stata l’esperienza di lavorare insieme su questo progetto?

«Io e Filippo, grazie alla genetica in comune, siamo molto ben sintonizzati nelle scelte musicali e nei tempi che scandiamo sulla produzione. Filippo per me è sempre una sicurezza grazie alla sua grande professionalità, velocità, creatività, capace sempre di stupirmi e di sperimentare nuove soluzioni». 

Hai una carriera ricca e variegata, da Sanremo come arrangiatrice e direttrice d’orchestra alla tua musica da solista. Come descriveresti il tuo percorso fino a questo punto?

«Posso dire con certezza che è stato ed è tutt’ora un percorso vissuto e sudato giorno dopo giorno, fatto di tanta esperienza sul campo, di sacrifici e investimenti su me stessa e le mie progettualità. Sono grata al pubblico che mi segue perché è un pubblico conquistato nei live, con i dischi e con il passaparola anno per anno ed è un pubblico molto entusiasta, vicino e appassionato. Certamente non è semplice rimanere fedele alla mia linea creativa e procedere con costanza perché è un sistema estremamente globalizzaato in cui non c’è spazio per la libertà espressiva autentica e sincera e svincolata da dogmi sistemici. Ma il mio fuoco e la mia luce sono forti e ho tanta voglia di dire, certo spero di vedere la mia strada sempre più in discesa e raccogliere sempre più frutti dopo anni di semina».

Ci racconti un momento particolare che ricordi con affetto della tua carriera, magari legato a un concerto o a una collaborazione?

«Ricordo con grande affetto e gioia il concerto con la banda di Ruvo per il Talos festival con il mio progetto Pangea, una festa di emozioni e di felicità. Ero incinta di Nina e ho vissuto con particolare felicità e appagamento ogni singolo momento di quel concerto, mi sentivo nel luogo più bello del mondo davanti al mio pianoforte e al mio microfono a sentire musica arrangiata da me in un organico cosi ampio e ricco. Alla fine del concerto ho ricevuto un’enorme quantità di amore e commenti super entusiastici. Quella sera ho sentito particolarmente che quel progetto, quella musica, i larghi ensemble che eseguono mie orchestrazioni mentre io ci canto e ci suono dentro, sono la festa più bella che io possa desiderare!».

Oltre alla tua carriera da artista, sei anche docente di Conservatorio. In che modo l’insegnamento e il confronto con i tuoi allievi arricchisce la tua musica?

«L’insegnamento mi da l’opportunità di studiare e arricchire il mio bagaglio, affinare le mie tecniche formative e trovare sempre modi nuovi per trasferire il mio sapere con passione e provocare entusiasmo nei giovani di oggi che sento hanno il bisogno di innamorarsi di quello che fanno. E poi chi insegna ha l’arduo compito di formare chi ha davanti e quindi nel mio piccolo cercherò sempre di instillare nei miei studenti cosa significa vivere appassionatamente la musica, studiare con costamza, non dare mai niente per dovuto o scontato, essere grati delle opportunità, tornare a dare valore alle cose che ci circondano e ci capitano, sudarsi le cose, fare gavetta ed esperienze, rimanere autentici, coltivare l’umiltà».

Per concludere, quale messaggio ti piacerebbe trasmettere attraverso la tua musica in particolare in un periodo così complesso?

«Il messaggio è già stato un pò anticipato nelle risposte precedenti. Credo sia più che necessario ritrovare aperta la porta della curiosità negli ascoltatori affinché noi artisti e creativi possiamo perseguire la nostra ricerca e quindi la nostra libertà espressiva. Dal canto mio io mi impegno costantemente nel conservare uno spirito audace e coraggioso e credere che la realtà che mi circonda è in continua evoluzione e tutto può cambiare. Spazio alla creatività, al coraggio, all’inaudito, al nuovo, al diverso. Credo che questo sia ciò di cui più abbiamo bisogno!».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.