giovedì 21 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Del verde

Raccontiamo l’amore con una canzone

È aprile e fuori nevica. Qualcuno spieghi alla primavera che si chiama primavera e non inverno. Ogni tanto smette ma comincia a piovere. Quando piove siamo tutti un po’ più tristi almeno che non siamo sul divano, davanti alla tv, con il nostro gusto di gelato preferito o una bottiglia di gin da mischiare all’acqua tonica. Allora utilizzo il mio metodo infallibile per stare meglio: apro l’ombrello e inizio a camminare.

Mi piace camminare quando piove perché posso ascoltare musica deprimente senza sentirmi in colpa e, soprattutto, posso stare in mezzo alle stradine di campagna camminando come se fossi dentro ad un video musicale. Mi piace anche camminare quando c’è il sole, ma per quello ho una playlist apposta dove ci sono meno canzoni tristi e più canzoni felici. Sì, oltre ad essere imbranata e con la testa fra le nuvole, sono anche meteoropatica. Comunque, oggi, il sole non c’è e non sembra proprio primavera, è più un aprile dolce dormire o aprile ogni giorno un barile. Mia nonna è felice perché dice che un po’ d’acqua ci vuole. L’acqua è vita, fa bene ai fiori e ai prati, perché senza pioggia non avremmo nemmeno distese verdi di erba fresca nella quale rotolare.

È proprio mentre mi guardo attorno e vedo le montagne imponenti che spuntano dalla nebbia, che la riproduzione casuale mi porta al pezzo del quale vi parlerò oggi: Del Verde di Calcutta. Oggi vi parlo di un amore che va oltre i muri di un palazzo, oltre le distanze che si possono percorrere solo seguendo i fili di un tram.

Preferirei che non esistesse al mondo
Nemmeno la città più bella che io abbia visto
Preferirei perderti nel bosco
Che per un posto fisso

Interpretare Edoardo sembra così difficile ma anche così facile. È il paladino del non detto, il portavoce delle metafore e dei cuori malinconici. Anche l’amore può essere schietto e sincero, un amore che non ha bisogno di gioielli costosi o di viaggi sulla luna. Spesso quello che cerchiamo è proprio l’essenziale. Qualcosa che ci faccia evadere dalla routine quotidiana, dal traffico delle città e da quello nella nostra testa. Come due innamorati che si rincorrono nel bosco e giocano a nascondino dietro agli alberi, ma poi si trovano, quando meno se lo aspettano. Forse è davvero così, quando ci innamoriamo siamo disposti a rischiare tutto, perché non ci interessa del posto fisso o del fatto che nel nostro paesino di montagna non ci sia nemmeno una discoteca. La nostra casa, ormai, è una persona.

Ti presterò i miei soldi per venirmi a trovare
Ti presterò dei soldi per venirmi a trovare

Quando troviamo la nostra anima gemella, dobbiamo mostrarci come siamo, con tutte le nostre sfumature. Non abbiamo paura di farci vedere in pigiama o struccate e nemmeno tornate dalla palestra. Ma è a casa nostra che mostriamo davvero chi siamo. Come quando lo lasciamo entrare nella nostra vita, nella nostra casa e lo lasciamo nella nostra cameretta a guardare i poster che appendevamo al muro a quattordici anni. Lasciamo che ci venga a trovare, anzi, lo vogliamo fortemente. Come due anime gemelle che girano indisturbate in un paese di montagna, quei paesi in cui se esci di casa il vicino si mette a parlare e ogni macchina che incontri ti saluta con il braccio fuori dal finestrino. E ti senti invincibile perché ormai gli hai fatto vedere la roccia dalla quale ti tuffavi da piccola e la pianta contro la quale sei finita in bicicletta.

Ci vorrebbe una notte, una notte, una notte
Soltanto per viaggiare
Una notte, una notte, una notte
Per ricominciare

Prendere uno zaino e partire, salire su un treno o su un autobus diretto in un piccolo paese disperso, in quel paese dove sei cresciuta e hai piantato le tue radici. Scendere dall’autobus e dire “Benvenuto a casa” e sdraiarsi di notte a guardare le stelle perché lì non ci sono luci se non quelle piccole fiammelle nelle quali cerchiamo risposte. Una notte per ricominciare.

Preferirei del verde tutto intorno
Vestiti da Sandra che io faccio il tuo Raimondo

Calcutta vuole insegnarci che amare significa condividere anche le cose più banali e ci guida verso un sentimento puro, incontaminato come le distese di prati verdi che abbiamo intorno a noi. Non ci servono le maschere, non ci servono i follower su Instagram né tantomeno sei zeri sul conto corrente, quando vediamo la persona che amiamo confabulare con il nostro vicino di casa che ci ha viste crescere o con la nonna, che nel frattempo ha già preparato altre quattro paia di calzettoni di lana.

E io che in amore sono un disastro irrecuperabile, quando torno a casa mia nel paesino disperso di montagna, ogni tanto penso che dovrei sistemare la mia camera perché su una mensola ho ancora una Barbie e un Ken. Ma forse, Barbie e Ken sono ormai passati. Nella vita dovremmo essere tutti un po’ più Sandra e Raimondo. Due come Sandra e Raimondo che fra cinquant’anni, nella loro casa di campagna, mentre sistemano l’ennesima pianta grassa in giardino, canticchiano una canzone che fa più o meno così…

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