L’amore con una canzone
Se dovessimo contare il numero esatto delle paure che noi esseri umani possiamo provare, sarebbe impossibile. Nella lista di quelle più diffuse, che gli esperti chiamano per l’esattezza, fobie, troviamo la fobia dei ragni, quella dei serpenti, la fobia di volare. Poi c’è chi ha paura del buio o dei cani o ancora di parlare in pubblico. Io, ad esempio, ho paura dell’altezza. Da piccola quando dovevo tuffarmi dagli scogli, non ci riuscivo e non ci riesco nemmeno ora che di anni ne ho ventisette: arrivo lì e mi blocco, quindi scendo tranquilla e rientro in acqua. Ed esistono mille altre fobie o paure con le quali conviviamo ogni giorno, che sono quelle più grandi e che si piazzano come ombre nelle nostre vite: la paura di restare soli, di rimanere feriti o la paura di amare, ad esempio.
Cosa c’entrano le paure in una rubrica sulle canzoni d’amore? C’entrano perché vorrei parlarvi oggi di una canzone atipica, che ha utilizzato l’ansia e la paura come terreno sul quale gettare le basi di una storia d’amore senza eguali.
“En e Xanax” nasce dalla penna di Samuele Bersani e viene pubblicata nel 2013 nell’album “Nuvola numero nove”, si ispira ad una conversazione realmente avvenuta tra l’artista bolognese e una ragazza, del quale poi si è innamorato. Viene ripresa successivamente da Comete, che, a parer mio, ha realizzato una delle cover più riuscite, sia all’interno di XFactor che fuori. È una canzone di un’intensità disarmante e cruda, che ti spara in faccia tutta la verità e parla di una storia così reale che i due protagonisti, En e Xanax più che due ansiolitici, sembrano essere i nostri vicini di casa. “En e Xanax non si conoscevano prima di un comune attacco di panico e subito filarono all’unisono.”
Esiste la paura di restare soli, la paura di essere soli. En e Xanax la provavano prima di trovarsi l’uno con l’altro, entrambi soffrivano di attacchi di panico. Non si conoscevano perché arrivano da due mondi completamente diversi, così lontani da non poter nemmeno immaginare la loro esistenza. Ma si sono trovati e si sono incastrati perché l’universo ha deciso che sarebbe dovuta andare così. E si tranquillizzano baciandosi e mescolando le loro lingue che sanno di medicina e di chiodi di garofano, perché adesso non sono più soli.
“Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle”. Il numero uno che sommato ad un altro uno, diventa due. L’amore che fa crollare i muri delle insicurezze e che apre i nostri cuori. Guardare negli occhi l’altra persona e dire “Sono così, questa sono io, ecco che ho svuotato il sacco delle mie paure, adesso puoi dirmi anche le tue”. Non avere il timore di essere troppo brutta, di non essere abbastanza magra, di non portare vestiti alla moda, di fare vedere le cicatrici o semplicemente la paura di non essere all’altezza: questo è ciò che per me significa trovare l’amore. E perché no, non avere nemmeno paura di piangere o di farsi vedere deboli perché noi siamo un insieme di mille colori e non bisogna nascondere di avere dentro di sé anche un po’ di nero.
“In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione”. Il dolore che abbiamo vissuto e le cicatrici che ci sono rimaste sulla pelle e nel cuore, fanno di noi un ammasso di domande, dubbi, timori ed incertezze. Ma quando guardiamo il nostro “Xanax” (o la nostra “En”) ci dimentichiamo di tutto. Noi siamo qui e siamo pronti per fare di due paure, una certezza. Dicono che spesso sono proprio le paure che ci rendono soli e allora se non possiamo liberarcene, possiamo condividerle con la persona che amiamo. L’amore ci salva, sia in senso metaforico che nel senso più vero e nudo del termine. Come En trova il suo Xanax anche noi possiamo trovare una persona che ci insegni come trasformare le nostre debolezze e le nostre ansie in terreno fertile per far crescere qualcosa di così forte e magico. Questa volta nulla ci farà più paura perché abbiamo accanto qualcuno che ammiriamo e che riusciamo a leggere come un libro aperto: “Tu hai l’anima che io vorrei avere”.
Samuele Bersani ci ha accompagnati in questa storia come se fossimo dentro ad un film, ci insegna che anche noi possiamo trovare la nostra “ansia gemella”. E se mentre pensiamo a quella persona, alla nostra persona, ci viene un nodo alla gola o un buco nello stomaco, allora non ci resta che chiudere gli occhi e lasciarci andare, perché l’anima che vorremmo avere potrebbe essere esattamente dall’altra parte del cellulare.
C’è sempre una canzone (d’amore) | Playlist
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