venerdì 22 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Punk

Raccontiamo l’amore con una canzone

Venerdì si è sposata una delle mie più grandi amiche, quelle con le quali passi insieme l’infanzia, l’adolescenza e poi quando cresci anche se non senti tutti i giorni sai che se mandi un messaggio dove chiedi se secondo lei quel test sul cioè del 2009 aveva ragione, lei ti sa rispondere. Si è sposata in un castello, come le vere principesse e ha salutato insieme al suo principe dalla camera nuziale, dove custodiva gelosamente il suo cambio d’abito. Io ero la testimone, quella che firma, quella che certifica che l’amore, ancora una volta, ha vinto. Ero accanto a lei e piangevo, pensando che forse il lieto fine esiste, come nelle favole. Poi mi sono diretta verso l’open bar e lì ho capito anche un’altra cosa. Che per ogni amore da favola, ne esiste un altro, che più che una favola, è una canzone, è una canzone “Punk”.

Avete capito bene, è tornato Gazzelle ed è il momento di ‘Punk’, perché sì, era da tempo che volevo parlarne e adesso tocca a lei.

Tu sapevi un po’ di punk
Di torta al cioccolato, di fiore calpestato
A mezzanotte e mezzo il locale s’è svuotato
Un bacio congelato, sapeva di Milano

Ci sono persone che non sognano un principe azzurro, ma un artista bello e dannato o solo dannato o solo artista, comunque qualcuno che non sappia di macchine costose o di cene stellate, qualcuno che sappia di punk. Qualcuno di diverso, di semplice come una torta al cioccolato e di dimenticato come un fiore calpestato lasciato ai bordi della strada. Un colpo di fulmine scattato in mezzo a centinaia di persone che ti fa dire “è lui” e il locale dove suona si trasforma in San Siro. Nascono così, per caso, gli amori più assurdi, gli amori più sbagliati, gli amori più punk.

Io sapevo un po’ di tour
Di maledetto me, del tempo che ho sprecato
E in fondo dimmi “ehi, ma quante cose brutte
Che devi aver passato”
Palato nel palato, ora sembra di capirci
Sembriamo quasi amici
Ora sembra di capirci
Sembriamo buoni amici

Il tempo però passa e non si è più quei due ragazzi che si erano trovati in una fredda sera d’inverno in quel locale. Ora bisogna fare i conti con i mutui, con la vita, con le strade che si sono separate, con gli schiaffi del destino. Ritrovarsi sotto quel palco dopo tanti anni è l’ennesimo colpo al cuore. Continuiamo a sapere di tour e del tempo che ci sembra di aver sprecato ma in realtà non è vero, è servito tutto, anche se ci siamo fatti male, anche se lui ci ha fatto male. Siamo diventati grandi e fingiamo di essere capaci di controllare tutto, comprese le nostre emozioni che poi, puntualmente, escono dai radar ed esplodono.

Preso male che non c’è
Più nessuno come te
E piangi sul cuscino
Tutte quante le mie lacrime
E bevo come un ragazzino
E quando bevo senza te
Quando faccio schifo
Quando faccio schifo come te

Non so ancora se sono meglio i rimpianti o i rimorsi, ma so per certo che ogni tanto una macchina del tempo ci farebbe bene, basterebbe anche una bacchetta magica che possa cambiare le cose, anche solo una notte o un pomeriggio di inizio estate. Quei momenti, insomma, che senza saperlo ci segnano la vita e quell’amore che, senza sapere nemmeno questo, non se ne andrà più via perché è lì dentro. E ogni volta che incontriamo quella persona lì si risveglia come una lucertola dal letargo che vede i primi raggi del sole. Una valanga improvvisa che ci travolge, una tempesta che non riusciamo a controllare, una canzone che ci si pianta nel cuore e rimane per sempre.

L’amore lascia il posto alla delusione e poi alla rassegnazione, perché su quel cuscino piangi da sola, mentre lui è nella sua casa, con lei, quella casa dove ha un mutuo, una chitarra in salotto e dove presto metterà su famiglia. Ha trovato il suo pezzo di musica classica, quello perfetto, che ti rilassa e ti fa dormire la notte sereno. Ma sotto sotto, ogni tanto, prende in mano la chitarra, chiude gli occhi e si ricorda di sapere un po’ di punk.

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