giovedì 21 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Ricordi

Raccontiamo l’amore con una canzone

Sono una fan di tutto ciò che è permanente e che non può andarsene via così facilmente. I tatuaggi, le promesse e i ricordi. Quelli che ti crei nei giorni più importanti della tua vita e che sai che in un modo o nell’altro resteranno lì e poi quelli che ti costruisci giorno per giorno, momenti ai quali non daresti mai un peso eppure pesano, eccome. Come una anonima sera di ottobre al freddo delle montagne, quando è troppo tardi per la stagione estiva e troppo presto per quella invernale. Ma che ricordi vuoi portarti dietro da due luci in una strada vuota? Eppure non siamo noi a decidere quali verranno stampati nella memoria e quali no. E a queste serate al freddo della montagna assocerò sempre un viso, una voce, un profumo, un suono, una sensazione, una canzone.

Nel freddo di queste notti ci sono i Pinguini Tattici Nucleari e c’è il loro sold out a San Siro, ma c’è anche la loro “Ricordi” che riproduco in loop ormai da settimane. Ben lontana da “Giovani Wannabe” e da “Dentista Croazia”, è un brano introspettivo che ci racconta dell’amore in un modo diverso. Ci sono due persone, c’è una vita insieme pensata e costruita, ma c’è anche una malattia neurodegenerativa che fa da sfondo a quel “in salute e in malattia” che tanti di noi pronunciano davanti ad un altare.

Almeno fino a domattina ti prometto che
Sarò la faccia di cui hai più bisogno
L’amico di scuola che ti ruba le biglie
O l’amante impossibile taciuto in un sogno
“Meglio bruciare che spegnersi lentamente”
L’ha detto chi non deve illuminare gli altri
Ma io ho paura sempre di rimanere al buio
Mentire alla tua mente mentre provo a salvarti

Quando si è in due e poi si torna da soli non si è più gli stessi, ma quando si è comunque in due ma l’altra persona non è più quella di un tempo, è ancora più difficile. Il “per sempre” si trasforma in un dubbio sul futuro e in un tenero ricordo del passato. Nessuno, poi, si salva da solo. La malattia prende il sopravvento e piano piano fa riaccendere e spegnere i ricordi come se fossero lampadine di un albero di Natale e infine, questi ricordi, si spengono per sempre. Ma noi siamo pronti a combattere per chi amiamo, pronti a fingere e a far finta di star bene quando in realtà abbiamo il vuoto che ci squarcia dentro.

Ti stupirà, ma no, non sono più geloso del passato
In cui non c’ero, anzi mi manca di più
Perché seguivo la topografia del io da solo
L’astronomia del noi due me l’hai insegnata tu, che
Ora ti mangi da dentro, piccolo pianeta spento
Come una briciola al vento, è un buco nero e un occhio blu

Il dolore fa spazio alla speranza, la rassegnazione alla perseveranza, perché possiamo ancora fare qualcosa per salvare ciò che rimane dei ricordi di una vita insieme. Per chi ha provato a camminare da solo e invece il segreto era camminare in due e adesso si trova ad insegnare la strada a chi ha accanto, perché la strada se l’è dimenticata. La malattia ci fa diventare fragili briciole al vento che si muovono con la forza di un buco nero che risucchia tutto ciò che è fissato nella nostra mente.

Vedi, ci sono dei ricordi che mi devi
Sei grande, ma ti chiamo ancora baby
Ho gli occhi rossi, ma non te ne accorgi
Ti guardo mentre dormi
Ma solo ieri c’eri, nei giorni neri
Quelli che piove troppo forte per stare in piedi
E fottevamo anche la morte volando leggeri
M’hai chiesto, “Dimmi cosa temi, che cosa credi?”
La mia risposta sei tu

E se l’amore esiste davvero, l’amore è davvero questo. E’ guardare una persona mentre dorme pensando che forse, quando si sveglierà, non si ricorderà neanche il tuo nome e avrà ancora diciott’anni. Ci si carica il mondo sulle spalle e si va avanti, senza arrendersi mai, provando a ricostruire giorno per giorno un passato che un demone sta cancellando, ma che per fortuna noi non avevamo scritto a matita e neanche con un pastello bianco ma con un pennarello colorato.

Allora proviamo a fotterla questa morte, proviamo a ricucire gli strappi e a ricolorare quei giorni in cui ci sembrava di volare leggeri, perché ciò in cui crediamo non è mai cambiato. Crediamo nell’amore e nella persona che in questo momento ci sta guardando negli occhi.

Abbiamo paura che un giorno ci dimenticheremo tutto, quindi collezioniamo scontrini, fotografie, profumi, pezzi di carta, ma soprattutto collezioniamo emozioni. Proviamo a fare una foto e a stamparcela nella memoria e nel cuore perché una sera d’inverno ci scalderà, davanti al camino, mentre fuori nevica. E sarà proprio lì che ci stringeremo le mani e ci prometteremo, davvero, di non lasciarle mai.

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