Raccontiamo l’amore con una canzone
La musica è una delle potenze più forti che esistono al mondo. Da sempre ci aiuta a dire quello che non riusciamo a dire con le nostre parole, ci aiuta ad uscire dal tunnel, a sognare più forte, a liberare la mente dai brutti pensieri. E credo che dedicare una canzone ad una persona sia una delle cose più belle che si possano fare. Perché in una canzone c’è tutto l’amore che proviamo.
Il pezzo di oggi prende spunto da questa mia riflessione e dalla mia libreria di Spotify, è un singolo uscito nel 2018 e parla di pioggia e d’amore, è “Se piovesse il tuo nome”, interpretato da Elisa e scritto da Calcutta, che ci regala anche un duetto molto intimo con la cantante friulana.
“Non ci siamo mai dedicati le canzoni giuste, forse perché di noi non ne parla mai nessuno”
Dedicare una canzone ad una persona è un po’ come mettersi a nudo. Un po’ come dire “Tieni, ascolta tutto ciò che ho dentro e che non riesce mai ad uscire perché è più grande di me” e poi schiacciare play e non preoccuparsi se non escono le parole o se balbetti o se diventi tutta rossa, perché intanto c’è qualcuno che la canta per te. Però a volte ci si sbaglia, perché non sempre andiamo a pescare nella playlist giusta oppure ci accorgiamo troppo tardi che avremmo potuto dedicare quella canzone tempo fa e non oggi, perché oggi nelle sue cuffie ci sono pezzi ben diversi.
“Non ci siamo mai detti le parole giuste, neanche per sbaglio, neanche per sbaglio in silenzio”
Se tutti dicessimo le parole esatte al giusto momento, non sarebbe un mondo reale. La realtà è fatta di frasi a metà, di sospiri, di messaggi tra le righe e di parole sbagliate al momento sbagliato. Elisa ed Edoardo non si sono mai detti le parole giuste, così come gran parte di noi. Che poi, non si sa nemmeno se esistono cose giuste o sbagliate da dire o da scrivere quando si parla d’amore. Così ci mettiamo due ore e mezza per scrivere un messaggio che puntualmente cancelliamo oppure se lo inviamo pensiamo che forse sarebbe stato meglio cambiare quella frase.
In questo pezzo, due innamorati raccontano la storia di un rapporto in cui raccogliamo l’essenza di ciò che non abbiamo mai vissuto: il proseguimento di una storia finita troppo presto oppure lo sviluppo di una storia che non è mai iniziata.
“La città è piena di fontane, ma non sparisce mai la sete”
Abbiamo sete, quella sete che ti prende la gola come quando corri sotto il sole o mangi il prosciutto crudo troppo salato sulla pizza il sabato sera. Ma questa sete può placarla solo una persona che spesso ha un nome ed un cognome e pure un account su Instagram, quello che cerchiamo sempre tra le visualizzazioni. E la nostra sete d’amore finisce solo quando arriva lui, quando ci arriva un suo messaggio o sentiamo il suono della sua voce. Così, anche durante un temporale, quando tutti gli altri si riparano, noi ci buttiamo mezzo alla strada per dissetarci bevendo goccia a goccia il suo nome: “Se in mezzo alle strade o nella confusione, piovesse il tuo nome io, una lettera per volta vorrei bere”.
Arriviamo a pensare che senza quella persona non siamo nessuno, come se ci staccassero una parte di noi; rimaniamo solo “un mucchio di spese impilate, un libro in francese che poi non lo so neanche bene io”, qualcosa di scomodo e di totalmente inadeguato.
Questa canzone ci parla di una storia sgangherata, in cui Elisa vuole continuare ad innaffiare il deserto della persona amata anche se sa che lui potrebbe non ricambiare. Perché spesso ci illudiamo che anche l’altra persona abbia la stessa nostra sete ma in realtà sta solo bevendo da una fontana della quale non sappiamo nemmeno l’esistenza, mentre noi siamo ancora sotto la pioggia ad aspettare goccia per goccia che ci dia un segno di vita.
Come Elisa continuiamo imperterriti ad innaffiare un deserto senza sapere se qualcosa prima o poi nascerà, perché ormai abbiamo un master da giardinieri delle dune di sabbia. E stiamo lì in un angolo senza parlare a voce alta, senza disturbare, nell’attesa che qualcuno si accorga di noi, che lui si accorga di noi.
Forse al posto dell’acqua ogni tanto servirebbe un gin-tonic per provare davvero a dire le parole giuste, che tanto poi possiamo sempre dare la colpa all’alcol. Ma non può piovere gin-tonic, quindi dobbiamo accontentarci di correre sotto la pioggia, provare a bere ogni singola lettera del suo nome e di urlare senza più paura tutto quello che proviamo. E la persona che amiamo potrà essere un deserto, sì, ma nel deserto ci sono anche delle splendide oasi che, finalmente, possono farci dissetare. Non saremo più spese impilate e potremo anche permetterci di essere un libro in francese se quella persona il francese lo sa.
C’è una cosa, però, che dobbiamo fare sempre con estrema cautela: scegliere la canzone giusta per ogni singolo attimo della nostra vita, da soli o insieme a chi amiamo. Le parole possiamo anche sistemarle, ma le canzoni ci proiettano ricordi che non potremo mai cancellare.
C’è sempre una canzone (d’amore) | Playlist
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