A tu per tu con la cantante costaricana, in uscita con il singolo “L’importante è finire (bachata)”
Ci sono successi intramontabili e senza tempo, tra questi troviamo “L’importante è finire”, canzone scritta da Cristiano Malgioglio, musicata da Alberto Anelli e portata al successo da Mina nella primavera/estate del 1975. A ridarle nuova vita a quarantaquattro anni dal lancio è Cecilia Gayle, che ne interpreta una sensualissima versione “bachata”, realizzata assieme all’arrangiatore Luis Javier, di Blue Sound Colombia, e impreziosita dal featuring con il deejay/producer Gino Latino Miami. In occasione di questa nuova pubblicazione, ripercorriamo insieme all’artista costaricana parte della sua carriera, iniziata a metà degli anni ’90 con una serie di hit estive del calibro di “El talisman”, “El Pam Pam” e “El tipitipitero”.
Ciao Cecilia, partiamo dal tuo nuovo singolo “L’importante è finire (bachata)”, cosa ti ha ispirato la realizzazione di questa cover?
«Sto lavorando su un album dove racconto il percorso dei diversi ritmi della musica latina in Europa di questi ultimi 20 anni. Ho scelto la canzone di Cristiano Malgioglio perché è un grande amico, mi ha aiutato molto soprattutto agli inizi della mia carriera dandomi giusti consigli e molto supporto psicologico. Mi diceva sempre “dai ce la puoi fare”. La bachata è un ritmo molto sensuale e lo è altrettanto il brano “L’importante è finire”. Dice tutto senza dire niente e il conubbio è perfetto».
Con questo pezzo rendi omaggio a Mina l’ha interpretata originariamente e a Cristiano Malgioglio che l’ha composta. Cosa apprezzi in particolare di questi due artisti?
«Mina è grande, versatile, è un’artista completa, è un patrimonio della musica italiana. Cristiano Malgioglio lo adoro, è un grande uomo, un grande artista in tutto e soprattutto ha un grande cuore».
Tradizione italiana e musica latina, quali analogie e quali differenze riscontri?
«Sono musiche molto passionali, la differenza è che la musica latina ha più generi differenti».
Facciamo un salto indietro nel tempo, che bambina sei stata?
«Una bambina che correva in mezzo ai campi chiudevo gli occhi e sognavo, sognavo. Ridevo sempre. Mi chiamavano sorriso».
Quando hai intuito che la musica era la tua strada e quali ascolti hanno contribuito alla tua crescita artistica?
«La musica l’ho portata dentro di me da sempre, da quando ho fatto uso della ragione. Non mi sono mai focalizzata su un singolo cantante, amo la bella musica».
Nel ‘97 arriva per te la popolarità in Italia grazie a una serie di successi come “El talisman”, “El Pam Pam” e “El tipitipitero”, cosa ricordi di quegli anni?
«Ricordo molta soddisfazione perché è stato uno dei miei traguardi raggiunti, ricordo la serenità e la tranquillità economica che mi hanno dato la possibilità di mantenere mio figlio visto che dovevo crescerlo da sola».
Quanto è cambiata, secondo te, la musica rispetto a quegli anni?
«Io credo che la musica latina in Europa si sia evoluta tanto, c’è una maggiore cultura e ogni giorno la musica latina contamina la musica europea, rendendola più accattivante perché questo permette la nascita di nuove sonorità. Ricordo che quando cantavo la salsa mi ridevano in faccia, mi dicevano “cosa? la salsa della pastasciutta?”, o il merengue mi chiedevano se era una meringa (sorride, ndr). Allora ho capito che avrei dovuto intraprendere un’altra strada e ho iniziato a prendere canzoni molto note come “volare” e a riadattarle in chiave latina. Cosa molto usuale di noi latini, riadattare le canzoni».
Cosa ami in particolare del nostro Paese?
«Amo tutto. Amo la gente, la cultura, la natura, la cucina, l’arte, il senso della famiglia. Direi un Paese perfetto, peccato, che non vi accorgete di quanta bellezza avete intorno».
Cosa ne pensi del reggaeton e della piega che ha preso oggi la musica latina in Italia?
«Era ora! Finalmente un pò di allegria».
Qual è il tuo personale bilancio di questi anni di carriera?
«Sono molto soddisfatta di aver raggiunto una parte dei miei obiettivi ma ho ancora tante cose che vorrei raggiungere. Ma va bene così, vado a letto e sogno. Cos’è un uomo senza sogni?».
In che direzione andrà la tua musica?
«Sogno di raccontare la storia della mia cultura musicale al Mondo, diventare l’ambasciatrice della musica latina».
Per concludere chi è oggi Cecilia Gayle? Se ti guardi allo specchio quale immagine vedi?
Nico Donvito
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