“Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante: te la ricordi questa?

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante
La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 1982 con “Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante.
Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.
Ti sblocco un ricordo: “Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante
“Celeste nostalgia” è un brano del 1982 scritto dallo stesso Riccardo Cocciante insieme a Mogol, presentato sia al Festivalbar sia a Un disco per l’estate. Il brano si distingue per la sua intensità malinconica e per il modo in cui trasforma la nostalgia in un sentimento quasi tangibile, una compagna fedele delle storie d’amore passate.
Il testo si apre con un’ammissione di verità: “Avevi ragione tu mia cara / La vita non dura mai una sera / Il tempo di una follia / Che breve, fugge via”. In queste parole emerge subito il tema centrale: il tempo scorre veloce e lascia dietro di sé ricordi indelebili, lampi di felicità e di passione che, pur finiti, non svaniscono mai del tutto. La nostalgia diventa così un sentimento attivo, “celeste” per la sua delicatezza e al contempo persistente, un filo azzurro che lega il presente ai momenti ormai lontani.
L’alternanza tra “amica mia” e “amore mio grande” suggerisce una duplice natura del rapporto: quello con una persona che è stata sia confidente sia amante, e che rimane nella memoria come simbolo di emozioni profonde e inafferrabili. Riccardo Cocciante e Mogol costruiscono un pezzo che unisce concretezza e poesia, con immagini semplici ma efficaci: il treno che porta via la persona amata, il lampo negli occhi, la breve follia che scorre via.
In definitiva, “Celeste nostalgia” non è solo un brano sulla perdita e sul rimpianto: è un ritratto dell’animo umano di fronte al tempo che passa, un elogio della memoria affettiva e della capacità di sentire ancora, anche dopo che l’amore è svanito.
Il testo di “Celeste nostalgia” di Riccardo Cocciante
Avevi ragione tu mia cara
La vita non dura mai una sera
Il tempo di una follia
Che breve, fugge via
E poi, cosa rimane dentro noi?
Questa celeste nostalgia
Questo saperti da sempre ancora ancora mia, mia
Il bene profondo non si offende
Si spegne se è il caso e poi riaccende
Passione violenta sia
Comprendimi, amica mia
Tu puoi
Tutto normale fra di noi
Cara celeste nostalgia
Dolce compagna di storie d’amore
Sempre mia, sempre mia
Vederti un istante sopra un treno
Partire su un auto e andar lontano
Quel lampo negli occhi, ciao
D’accordo fa male, ciao, ma tu
Dentro di me non muori più
Azzurra celeste nostalgia
Qualche parola affettuosa è un po’ poco però
Per noi, forse no
Amore mio grande, amica mia
Cara celeste nostalgia
Un’ora, un giorno, una vita
Che cosa vuoi che sia, restia mia
Amore mio grande, amica mia
Cara celeste nostalgia
Un’ora, un giorno, una vita
Che cosa vuoi che sia?