Century Radio, il Radiodramma e la prosa radiofonica

Century Radio

Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo

Benvenuti a Century Radio, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono. Oggi parliamo del Radiodramma e della prosa radiofonica.

Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.

Century Radio, il Radiodramma e la prosa radiofonica

Un genere di intrattenimento radiofonico che avuto grandissimo successo, soprattutto negli anni sessanta e settanta è il radiodramma. Basato su testi drammatici, spesso scritti specificamente per la radio, vengono naturalmente messi in scena attraverso la voce degli attori e l’uso di effetti sonori che riescono a sottolineare meglio le atmosfere.

I radiodrammi venivano, nella maggior parte dei casi, scritti appositamente per il mezzo radiofonico, sfruttando al massimo le potenzialità della voce e dei suoni. In contesti ed epoche diverse si svilupparono generi diversi di radiodramma.

In America, è quella che oggi in Italia chiamiamo Soap Opera a diventare immediatamente popolare. La radio negli states era orientata fondamentalmente al commercio, e quindi era necessario trattenere il pubblico più tempo possibile all’ascolto del mezzo. Il termine Soap Opera si deve alle ditte specializzate in detersivi, tra cui la Palmolive, che avevano comprato gli spazi pubblicitari destinati a sponsorizzare queste trasmissioni. Le puntate andavano in onda dal lunedì al venerdì e raccontavano storie di vita vissuta e soprattutto di ambiente familiare Negli anni Quaranta le soap opera erano seguite dal 40% delle donne americane. Naturalmente la televisione portò via molti degli spazi pubblicitari e quindi le soap opera furono trasportate sul piccolo schermo come accade ancora oggi.

Naturalmente furono mandate in onda anche rappresentazioni teatrali e poetiche anche non scritte appositamente per la radio ed altri esperimenti  fra cui la celebre “The war of the worlds” di Orson Welles del 1938 di cui parleremo in un prossimo appuntamento.

In America Latina, le situazioni economiche, sociali e politiche hanno portato e portano tuttora la radio ad avere una grande rilevanza. Non è solo un fattore economico, ma anche una diffusione più ampia della parola che porta la radio ad essere non solo un potente mezzo di informazione, ma anche di formazione, di sviluppo e di trasformazione della società, tanto che più di radiodramma possiamo parlare di sociodramma.

In Europa è l’Inghilterra a trasmettere il primo radiodramma: sulla BBC andò in onda Danger di Richard Hughes ed era il 1924. Negli anni trenta si decise di dare spazio anche a opere scritte appositamente per la radio, alternati a testi già editi e portati in scena e non mancò il genere popolare della soap opera. Anche in questo caso, la televisione cominciò a prendersi spazi pubblicitari e non solo, ma la BBC ha sempre creduto nel radiodramma continuando a produrne anche per far avvicinare un certo tipo di pubblico alla radio.

In Germania risale al 1924 la distinzione tra Schauspiel (spettacolo teatrale), Sendespiel (teatro convenzionale radiotrasmesso) e Hörspiel (opera drammatica destinata al solo ascolto). Bertolt Brecht oltre ad essere autore di alcuni radiodrammi, diventa studioso di radio e del suo linguaggio. Ricordiamo però che il nazismo e il secondo conflitto mondiale resero la radio semplice mezzo di propaganda

Il dopoguerra fece, per fortuna, riprendere la radio e la scrittura di nuovi “spettacoli” radiofonici, sul modello della BBC, per il proliferare di nuove stazioni e nuovi studi di registrazione e trasmissione e per sopperire all’assenza di teatri distrutti o danneggiati dai bombardamenti.

In Francia, furono molti gli autori ed i registri a contribuire alla scrittura e messa in scena di nuovi radiodrammi. Gabriel Germinet, chiamato a dirigere la prima stazione radiofonica di Parigi, ne fu uno dei fautori. Ricordiamo Maremoto, dove va in scena un maremoto, andato in onda il 22 ottobre 1924, che seminò vero panico tra gli ascoltatori.

In Italia gli intellettuali, tra cui Luigi Pirandello, non compresero inizialmente la potenzialità del teatro e del racconto in radio. “L’anello di Teodosio” di Luigi Chiarelli del 1929, viene riconosciuto come il primo radiodramma. L’autore più importante del periodo precedente la seconda guerra mondiale è forse Ettore Giannini, la cui opera più famosa sembra essere “Isolato C” del 1935.

Nel dopoguerra, come abbiamo visto nei precedenti articoli, la radio Italia vive un periodo davvero florido sotto diversi punti di vista, grazie ai numerosi centri di produzione della Rai, e a personaggi come Jacopo Treves con il suo il Manifesto della radio-poesia e Giuseppe Patroni Griffi che oltre al teatro si dedica anche alla radiofonia, insieme a numerosi autori.

Negli anni cinquanta con la nascita degli altri canali, la Rai comincia ad adeguarsi alle altre stazioni europee, dando vita a una florida stagione del radiodramma, che vivrà i suoi anni d’ora nei due decenni successivi, così come la radio italiana stessa. Ricordiamo autori come Giorgio Bandini e Carlo Quartucci vincitori anche di diversi premi.

La sperimentazione del linguaggio radiofonico è stimolata anche sul versante musicale grazie alla nascita e allo sviluppo dello Studio di fonologia musicale di Milano nel 1955 dove operano Luciano Berio, Luigi Nono e Bruno Maderna.

Il teatro in radio diventa d’autore e nascono gli sceneggiati, fino ad una certa modernizzazione che lascia sempre più spazio all’intrattenimento e alla musica leggera. A questo punto le risorse per il radiodramma diventano limitate e gli unici spazi per la cultura sono praticamente ad appannaggio di RadioTre, ma una straordinaria iniziativa, rimasta negli annali e che ha ottenuto uno straordinario riscontro di critica e di pubblico è stata la fiction radiofonica, Alcatraz, di Diego Cugia, autore radiofonico e non solo, nella quale le caratteristiche moderne della radio ‘di flusso’ sono coniugate con la vicenda di un DJ, Jack Folla, condannato a morte. Negli anni tantissimi autori ed attori hanno portato le loro opere alla radio, e mi piace ricordare tra i tanti, Eduardo De Filippo che trasformò in prosa radiofonica due dei suoi capolavori più famosi: “Filumena Marturano” e “Le voci di dentro”.

Nelle teche Rai e su YouTube, sono recuperabili, molte delle opere teatrali in versione radiofonica ed alcuni lavori scritti apposta per la radio.

Scritto da Pio Russo
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