Century Radio, intervista a Jodie Alivernini: “La Radio è possibilità”

Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo
Benvenuti a “Century Radio“, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono. Tema del giorno: l’intervista a Jodie Alivernini.
Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.
Century Radio, intervista a Jodie Alivernini
Jodie Alivernini, attrice, autrice, ballerina e radiofonica, si forma all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico”. Dopo aver recitato e ballato, come ci racconta in questa intervista, diventa una delle voci familiari del panorama radiofonico italiano.
L’ascoltiamo, insieme a Federica Elmi, durante l’anno nelle notti del sabato e della domenica in “Le Lunatiche“, mentre quest’estate l’ha trascorsa al Lido Asiago 10 sempre su Rai Radio 2
Ciao Jodie e benvenuta sulle “frequenze” di Century Radio.
«Ciao Pio, grazie per questa intervista!
Tante esperienze nel tuo curriculum tra radio, televisione, teatro, Cinema, ma se dovessi sceglierne soltanto una? E perché?
«In effetti la mia formazione parte dal teatro con studi lunghi e approfonditi per approdare in radio da giovanissima. La radio è sempre stata una costante ma in generale ogni mezzo di comunicazione a mio avviso è un espediente per realizzare il proprio obiettivo: quello di intrattenere, rendere leggere le giornate, dare spunti di riflessione e momenti di approfondimento. A mio avviso ogni forma artistica dovrebbe avere questo scopo e io ho la fortuna di poterlo fare in radio da molti anni in maniera assidua e frequente. Altra grande fortuna quella di aver avuto esperienze radiofoniche molto diverse tra loro e questo mi ha dato la possibilità di rendermi versatile e poter utilizzare i miei studi anche dietro un microfono. Giocare con la voce, creare format, empatizzare con gli ascoltatori, divertirsi insieme a loro è la parte che mi piace di più. Quindi la radio al primo posto ma ancor prima la domanda costante “perchè facciamo questo lavoro?” Lo stesso vale anche per le esperienze televisive. Il compito di un attore o conduttore è preoccuparsi del proprio pubblico sempre e non farsi bello!».
Aver studiato all’accademia d’arte drammatica, quanto incide sul tuo stile radiofonico?
«Come dicevo inizialmente gli studi teatrali prima in Accademia, ma subito dopo con la mia insegnante e, faro di molti artisti, Beatrice Bracco mi ha permesso di conoscere le mie corde emozionali cercando di essere fedele a me stessa. Queste corde possono suonare per dar vita ad un personaggio o per raccontare storie o far vivere la musica. Tutto è legato nel mondo della creatività e dell’arte».
L’estate ti ha portato al Lido Asiago 10, sempre su Radio 2, qual è la differenza che noti rispetto alla condizione notturna de “Le Lunatiche”?
«Sia Lido Asiago 10 che Le Lunatiche sono due programmi di intrattenimento. Ovviamente cambiando gli orari e i periodi di messa in onda cambiano i contenuti. Nei pomeriggi estivi si ride molto e si è leggeri, la notte si entra in un’atmosfera più intima e anche più libera, il mondo della notte è una vera community. Poi la notte ci sono le linee aperte e questo richiede un’improvvisazione e cambio registro veloce se necessario».
Se non avessi scelto la strada dell’arte, avevi un piano B?
«Non ho mai pensato ad un piano B. Ad appena 17 anni ballavo e cantavo con Marina Rei “Primavera” a Super Classifica Show, mi affacciavo in tv con alcuni programmi di Gianni Boncompagni, appena diplomata mi sono tuffata negli studi teatrali e poi è arrivata la radio senza mai una battuta di arresto. Se dovessi fare un altro lavoro tradirei me stessa e spero di non doverne mai avere la necessità!».
Qual è la tua routine giornaliera prima di passare le notti in radio?
«Cerco di riposare il più possibile per raccogliere le energie per affrontare la lunga diretta notturna. Per il resto non dimentico di aggiornarmi e vivere esperienze andando al cinema, a teatro, scambiando opinioni e ascoltando le persone. Se hai una vita piena riempi di colore quello che poi dovrai dire, il rischio di parole vuote e appiattimento è troppo alto. Riposare fisicamente ma mai spiritualmente e mentalmente. Alimentare la curiosità sempre!».
Le tre canzoni che formano la tua colonna sonora?
«Difficile scegliere solo 3, ti rispondo di getto: gli U2 con “Whit or Whitout You”, mi ricordo di averla ascoltata alla radio la prima volta durante un viaggio in montagna e ogni volta mi fa sognare di andare lontano; Giorgia con “Io fra tanti”, l’intero album “Senza paura” ha accompagnato lunghe traversate in auto per andare a lavorare fuori Roma; la terza “Fortuna” di Mario Venuti, questa canzone mi ha sempre trasmesso una grande leggerezza».
Quale consiglio daresti a chi vuole avvicinarsi al mondo della radio?
«Non mi sento di dare consigli. Posso dire analizzando la radio che sempre più voci si somigliano e manca invece la personalità. Imparare la tecnica è importante, necessario, ma punterei sul cuore più che esercizi di stile sterili. Il microfono non mente mai. Regola fondamentale divertirsi!».
Un aneddoto curioso legato al nostro mezzo di comunicazione preferito?
«L’aneddoto più bello è legato ai 100 anni della radio. Con Le Lunatiche abbiamo chiamato a raccolta molte delle storiche voci dell’etere è stata una sfida bellissima riuscita e vinta! Tutti insieme dallo stesso microfono di Radio2».
Ultima domanda, uguale per tutti: una frase o una parola per definire la radio?
«La radio è possibilità e immaginazione».
Grazie mille per essere stata con noi!
«Grazie a voi».