Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo
Benvenuti a “Century Radio”, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono.
Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.
Century Radio, intervista a Paoletta: “La radio è sincerità”
Paoletta, all’anagrafe Paola Pelagalli è una delle voci più familiari del panorama radiofonico italiano. Dalle radio campane, passando per Kiss Kiss e Radio Deejay, fino a Radio Italia Solo Musica Italiana, è la voce che tiene compagnia, ogni mattina dalle 9.00 alle 12.00, gli ascoltatori del network nato dalla mente di Mario Volanti.
Ciao Paoletta e benvenuta sulle “frequenze” di Century Radio.
«Ciao e grazie per avermi invitata».
Quando e come è iniziata la tua avventura radiofonica?
«Da piccola ascoltavo la radio dal letto mentre papà si faceva la barba cantando. Poi ha cominciato a fare la radio “pirata” in provincia di Caserta e me ne sono innamorata. Le mie prime esperienze sono state in Campania. A radio Marte e Kiss Kiss».
Avresti mai immaginato che potesse diventare il tuo lavoro?
«Sono sempre stata convinta che per me sarebbe stato il lavoro della vita. Anche se negli anni ’80 non lo era ancora».
Paoletta è, naturalmente, il diminutivo di Paola, come mai lo hai scelto come nome d’arte?
«Mi chiamano tutti Paoletta da quando Linus mi ha “ribattezzata “ così perché nel 1990, quando sono arrivata a Deejay, ero la più piccola».
Posti spesso storie con tuo figlio. Lo vedi interessato al nostro mondo?
«Mio figlio ama la musica e condividiamo la passione per molti artisti rap, ma non ha mire in questo campo».
Sei una delle voci principali di Radio Italia Solo Musica italiana. Qual è il tuo pensiero sulla musica del nostro Paese?
«La musica italiana da un decennio a questa parte si è meravigliosamente evoluta. I cantautori sono ancora un pezzo di cuore, ma i polmoni, l’anima e il respiro sono cambiati. Il rap ha adesso una sua precisa geografia italiana. Gli artisti si sono moltiplicati, ramificati e sono tanto diversi tra loro. La mia playlist è varia pur navigando prevalentemente nell’ambito rap e trap».
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Carlo Conti ha annunciato i cantanti in gara al festival di Sanremo, c’è un artista che avresti voluto vedere all’Ariston?
«A Sanremo avrei voluto vedere Tedua, più coraggio e meno “servi della gleba”».
Hai seguito diverse edizioni della kermesse della Città dei Fiori. C’è un aneddoto in particolare che puoi raccontare?
«A Sanremo vado tutti gli anni ormai da parecchio. I momenti che preferisco sono la domenica prima dell’inizio, perché facciamo una grande festa e vengono sempre tutti. Lì li vedi ancora piacioni e rilassati. E poi il sabato notte dopo l’annuncio del vincitore che vengono a trovarci in diretta: distrutti e sollevati. È buffo notare quanto siano tutti svuotati allo stesso modo, dal più famoso a quello più di nicchia».
C’è una o più canzoni a cui sei più legata?
«Una canzone non attuale che amo profondamente è “Quello che sento” di Carmen Consoli. Un artista attuale che amo immensamente è il producer Nigth Skinny».
Cento anni di radio: se dovessi descrivere il tuo amore per questo mezzo, quali parole useresti?
«La Radio: sincerità».
Cosa consigli a chi vuole approcciarsi al mondo radiofonico?
«Chi vuole fare radio da “impiegato “ della diretta, può frequentare un corso. Chi vuole fare il “talent “, se il talento lo possiede, deve sperare e insistere in radio che consentono libertà».
Grazie per essere stata con noi
«Grazie Pio».
Pio Russo
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