venerdì 11 Ottobre 2024

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Century Radio, intervista a Riccardo Cucchi: “Il fascino del racconto radiofonico rimane”

Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo

Benvenuti a “Century Radio”, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono.

Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.

Century Radio, intervista a Riccardo Cucchi

Lo avevamo anticipato settimana scorsa, raccontare di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto“, ci porta ad avere il piacere di ospitare una delle voci storiche della trasmissione, e una leggenda della radiofonia: Riccardo Cucchi. Come sempre disponibile, ha risposto ad alcune delle nostre domande, accompagnandoci in un piacevole viaggio fra le onde radio.

Ciao Riccardo e benvenuto sulle “frequenze“ di Century Radio, come stai?

«Ciao Pio. Grazie a te per l’opportunità».

Parliamo di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”, ricordi la prima radiocronaca che hai ascoltato?

«La prima in assoluto no. Ma avevo sei anni quando è nato “Tutto il calcio minuto per minuto” e quindi ricordo le voci e i nomi di quelle voci. A cominciare da Nicolò Carosio, il progenitore di tutti noi. Era affascinante per un bambino ascoltare quelle cronache che arrivavano da lontano, un pò gracchianti, a volte disturbate. Davano il senso della distanza e del piccolo miracolo che si celebrava in quel tabernacolo: la gigantesca radio a valvole».

Cosa ha rappresentato per te la trasmissione, prima da ascoltatore e poi da addetto ai lavori?

«Come ho avuto modo di scrivere in uno dei miei libri, “Radiogol”, quello strumento straordinario che campeggiava solenne nel salotto di casa, per me è stato un falò. Quel falò che nei tempi antichi riuniva le comunità intorno al fuoco ad ascoltare i racconti dei vecchi. Racconti che erano conoscenza. La voce del mio “vecchio” usciva dalla radio ed io entravo in contatto col mondo. Non solo con il calcio che già amavo, ma anche con i radiodrammi, con le storie che poi avrei di nuovo incontrato sui libri. Poi è arrivato il momento che a raccontare fossi io. Ed ero pronto a farlo perchè della radio conoscevo il segreto: creare immagini con le parole».

Riccardo Cucchi

Qual è stato il momento più bello in tanti anni di radiocronache e quello che magari ricordi con meno piacere?

«Il momento più bello è stato sicuramente Berlino 2006. Gridare “Campioni del mondo” è il sogno di ogni radiotelecronista. Non pensavo di riuscirci dopo i grandi maestri Nicolò Carosio ed Enrico Ameri. Sono stato fortunato, un privilegiato. Il momento più triste quando a Genova non ho potuto raccontare la partita tra Italia e Serbia per la violenza scatenata dagli ultras serbi, prima in città e poi allo stadio. La partita non si giocò e dovetti trasformarmi per 90 minuti in cronista di nera. Una ferita per lo sport e per il calcio. E per me».

C’è una partita che avresti voluto raccontare con la tua voce?

«Avrei voluto raccontare Italia-Germania 4-3, la sintesi perfetta della straordinarietà del calcio. Anche per questo, a fine carriera, ho dedicato a quella mitica sfida un intero libro. Ma Nando Martellini in tv ed Enrico Ameri alla radio furono esemplari. Non avrei saputo fare meglio di loro».

E oggi da quale stadio ti piacerebbe collegarti?

«Da uno stadio dove si giocasse una partita di calcio femminile. Non ho avuto la fortuna di poter raccontare una gara con le ragazze protagoniste. Non importa da quale stadio, Roma, Torino, Napoli. Il calcio femminile è il futuro».

Hai la sensazione che oggi, purtroppo, il calcio alla radio abbia perso il suo fascino?

«Non credo. Il fascino del racconto radiofonico rimane. E peraltro la radio svolge oggi una funzione sociale ancor più rilevante. In tempi in cui per vedere occorre pagare, in tempi in cui la Tv seleziona il suo pubblico in base ai soldi che può sborsare, la radio è per tutti. Perché è gratuita e, per questo, autenticamente popolare. Semmai è Tutto il calcio ad essere penalizzato, visto che ormai la contemporaneità è definitivamente tramontata».

In radio hai passato tanti anni e fatto diverse cose, ma c’è una trasmissione che avresti voluto condurre o magari proporre?

«Ne ho condotte e ideate molte. Sono stato fortunato perché ho goduto della fiducia della Rai e dei miei direttori. Se fossi ancora al lavoro, proporrei un programma che vorrei intitolare “Ritratti”. Interviste, fuori dai luoghi comuni dello sport, ad atlete ed atleti che raccontino se stessi, la fatica, i sacrifici, i sogni, le sconfitte e le vittorie. Si sentono poche storie in questo momento. E invece lo sport è soprattutto storie di chi lo pratica».

Cento anni di radio, come descriveresti il tuo amore per il nostro mezzo preferito?

«La radio è la casa della parola. La parola che narra, informa, stimola ed emoziona. La parola protagonista. Come nelle pagine di un libro. La rivincita della sostanza della parola sulla ingannevole fragilità dell’immagine. La radio è stata la colonna sonora della mia vita».

Cosa consiglieresti a chi oggi vuole approcciarsi alla radio?

«Di coltivare umiltà e cultura per prima cosa. La radio non tollera impreparazione e superficialità. La radio pretende da chi la fa rigore e conoscenza. E tante parole, uno zaino di parole come mi ha insegnato Sandro Ciotti, da tenere sulle spalle per tirare fuori quella giusta nel momento in cui servirà, proprio quella e non un’altra».

Grazie mille, Riccardo, per aver accettato il nostro invito e per il tempo che hai passato con noi

«Grazie a te Pio e viva la radio».

Riccardo Cucchi, con la sua voce, ha raccontato lo sport a 360 gradi, con mondiali, olimpiadi e, naturalmente la Serie A. Autore di libri come Radiogol, Clamoroso al Cibali. «Tutto il calcio minuto per minuto». Quando la radio diventa storia, tra gli altri, ha condotto anche La Domenica Sportiva. Non vediamo l’ora di ospitarlo, ancora una volta, sulle nostre pagine».

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Pio Russo

Radiofonico a 360 gradi e 24 ore su 24, nel senso che, quando non sono in onda, l'ascolto anche quando dormo. Parlo, scrivo e mangio... sempre in FM!