Century Radio, la storia di Radio Radicale: emittente di informazione politica e non solo
Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo
Benvenuti a “Century Radio”, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono.
Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.
La storia di Radio Radicale: emittente di informazione politica e non solo
“Radio Radicale” non nacque per essere “la radio del Partito Radicale”, quanto piuttosto tentare di dimostrare concretamente, attraverso un’opera da realizzare, come i Radicali intendono l’informazione. “Creare un dato emblematico, in maniera sostanziale e non astratta, di quello che il servizio pubblico dovrebbe fare” (Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale).
Nella notte tra martedì e mercoledì mi è venuto in mente che, da tanto tempo, avrei voluto raccontare la storia di Radio Radicale, anche perché uno dei personaggi che avrei voluto intervistare, durante la mia carriera, era Marco Pannella.
Nata tra la fine del millenovecentosettantacinque e l’inizio del millenoventosettantasei, Radio Radicale è stata una delle prime emittenti radiofoniche private italiane a trasmettere su scala nazionale. Fondata da un gruppo di militanti radicali guidati da Marco Pannella, la radio si distinse subito per la sua filosofia editoriale innovativa, basata sulla trasmissione integrale degli eventi politici e istituzionali senza tagli o mediazioni giornalistiche, quindi se vogliamo senza la censura che interessava quell’epoca.
La prima trasmissione di Radio Radicale andò in onda il ventisei febbraio millenovecentosettantasei, e inizialmente copriva solo la zona di Roma. Tuttavia, grazie alla sua formula innovativa e alla sua capacità di raggiungere un pubblico ampio, la radio si espanse rapidamente, creando una rete di stazioni locali collegate tra loro. Le trasmissioni includevano dirette dal Parlamento e dai tribunali, rendendo la radio un punto di riferimento per l’informazione politica.
Nel corso degli anni, Radio Radicale ha accumulato un vasto archivio sonoro e audiovisivo, che comprende oltre 430.000 registrazioni, 196.000 oratori e 662.000 media. L’archivio è stato dichiarato “di notevole interesse storico” dalla Soprintendenza Archivistica del Lazio e rappresenta una fonte preziosa per la storia politica e sociale italiana contemporanea. La radio ha anche sviluppato un sito internet che consente l’accesso a tutte le registrazioni, rendendo possibile la consultazione e la diffusione dei contenuti a un pubblico più ampio.
Come dicevamo, Radio Radicale ha introdotto diverse innovazioni nel panorama informativo italiano, tra cui la trasmissione integrale degli eventi politici e la diretta parlamentare già dal millenovecentosettantasei oltre a seguire eventi di interesse nazionale come il processo ad Enzo Tortora, di cui l’emittente trasmise le udienze in diretta. La radio ha anche ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio come “miglior emittente radiofonica specializzata“, da parte di Italia Oggi, nel duemilaotto. La sua storia è stata segnata da una costante sfida per garantire l’accesso alla democrazia attraverso l’informazione.
Radio Radicale si è sempre basata sul concetto di “conoscere per deliberare”, una frase di Luigi Einaudi che sintetizza l’importanza dell’informazione per una partecipazione attiva e consapevole alla vita democratica e si è sempre distinta per la sua capacità di fornire informazioni accurate e complete, senza filtri o censure, contribuendo a creare un pubblico più informato e consapevole.
Radio Radicale ha cambiato il modo di fare informazione politica in Italia. La sua storia è un esempio di come la passione e la dedizione per l’informazione possano creare un modello di successo che può essere emulato da altri. Oggi, Radio Radicale continua a essere un punto di riferimento per l’informazione politica e un esempio di come la tecnologia possa essere utilizzata per promuovere la democrazia e la partecipazione civica.
Una piccola curiosità: Nell’estate del 1986, l’emittente rischiò la chiusura definitiva per mancanza di finanziamenti; partì l’iniziativa di Radio Parolaccia, uno spazio in cui gli ascoltatori potevano esternare le proprie opinioni sugli argomenti più vari, con i centralini aperti senza alcun filtro. Venne fuori qualcosa di assurdo con parolacce, insulti e tanto altro. Confesso che all’epoca avevo sette anni, ma già amavo alla follia il mezzo radiofonico e, insieme a mio fratello, ascoltavo molto divertivo quelle telefonate scoperte per caso. La famosa non-stop fu interrotta dopo un mese per ordine della magistratura.
Il 14 agosto il sostituto procuratore Pietro Saviotti firmò un decreto di sequestro delle segreterie telefoniche perché durante le telefonate gli ascoltatori avrebbero commesso violazioni alla costituzione come vilipendio delle istituzioni e apologia del fascismo. Dopo due mesi “il Parlamento fu spinto a intervenire per salvare l’emittente, estendendo alle radio il finanziamento pubblico all’editoria di partito, e costringendo Radio Radicale a divenire organo di partito, cosa che non era fino a quel momento, per poter sopravvivere, invece di assegnare alla radio un contributo per il servizio pubblico svolto”. L’iniziativa delle telefonate libere fu replicata nel millenovecentonovantuno e nel millenovecentonovantatre, quando sempre per salvarsi da una possibile chiusura fu riattivata la segreteria telefonica con lo stesso schema e lo stesso divertimento, senza comprendere appieno lo scopo, mio e di mio fratello.
“Il successo di Radio Radicale è che è radio di partito, di un partito laico e libertario, di una laicità e un laicismo vissuti in accordo con la democrazia, mentre in Italia tutta la comunicazione è al di fuori della regola democratica” (Marco Pannella).