Century Radio: Nicolò Carosio, il pioniere della radiocronaca italiana

Un secolo di voci, musica e storie che hanno fatto grande la radio, tra passato e attualità, davanti e dietro il microfono. A cura di Pio Russo
Benvenuti a “Century Radio”, la rubrica dedicata ai cento anni della radio. In questo spazio esploreremo l’affascinante mondo della radiofonia, non solo attraverso ciò che ascoltiamo, ma anche svelando cosa accade quando i microfoni si spengono. Oggi parliamo di Nicolò Carosio.
Pio Russo racconta l’evoluzione e l’involuzione di un mezzo che ha segnato intere generazioni, portando musica, voci e storie nelle case di tutto il mondo. Dal fascino delle prime trasmissioni fino all’era del digitale, in un viaggio tra passato, presente e futuro della radiofonia.
Century Radio: Nicolò Carosio, il pioniere della radiocronaca italiana
Nicolò Carosio è un nome che ha segnato indelebilmente la storia della radio italiana. Nato a Palermo nel 1907, fu l’uomo che, con genio e passione, inventò la radiocronaca sportiva come la conosciamo oggi. La sua carriera è una vera e propria lezione di innovazione e stile, capace di trasformare un semplice racconto in un’esperienza viva e coinvolgente per gli ascoltatori.
Fu all’estero che Nicolò scoprì le radiocronache e che sviluppò un’idea che avrebbe cambiato tutto. La svolta, infatti, per Carosio arrivò durante un viaggio in Inghilterra con il padre, dove ascoltò per la prima volta le radiocronache calcistiche della BBC. Tuttavia, queste erano trasmesse solo al termine delle partite, un ostacolo che il giornalista decise di saltare come un abile atleta.
Tornato in Italia, propose all’EIAR, quella che ricordiamo è poi diventata la RAI, di raccontare le partite in diretta, descrivendo l’azione mentre si svolgeva. Fu un’idea rivoluzionaria che nel 1932 gli fece ottenere un contratto dopo un esame di ammissione memorabile, durante il quale inventò dal nulla, come riportato in un nostro precedente articolo, un derby Juventus-Torino, fermato sul 5-5 dai dirigenti, ormai conquistati dal suo talento creativo e dalla fantasia, unite a una dialettica pulita e precisa.
Carosio iniziò la sua carriera ufficiale nel 1933, commentando l’amichevole Italia-Germania. L’anno successivo inaugurò la radiocronaca del Mondiale italiano del 1934, vinto dagli Azzurri, ripetendosi nel 1938 con il trionfo in Francia. Nel mezzo, i ragazzi di Vittorio Pozzo, trionfarono anche alle olimpiadi di Berlino del 1936. La sua voce divenne il simbolo di un’Italia che si univa attorno alla radio per seguire il calcio, facendo vivere ogni azione, ogni gol, con un entusiasmo contagioso.
La radiocronaca di Carosio era un vero spettacolo: dettagliata, calda, e piena di enfasi. Era lui a coniare termini che ancora oggi fanno parte del linguaggio calcistico italiano, come, rete, per indicare il gol, calcio d’angolo, per il corner, e, traversone, per il cross, aiutato anche dal divieto dell’uso dei termini anglosassoni durante il ventennio fascista. Con il suo stile narrativo, riusciva a far sentire gli ascoltatori come se fossero sugli spalti, con frasi iconiche come “Ma dove siamo? Questo è calcio da salotto!” o il celebre rimprovero “Poche storie, alzarsi e correre!”.
Carosio fu anche il primo telecronista sportivo italiano, inaugurando le cronache sul piccolo schermo nel 1954 con la partita Italia-Egitto, terminata 5-1 per gli azzurri, valida per le qualificazioni ai Mondiali. La sua capacità di adattarsi al nuovo mezzo, pur mantenendo la sua impronta unica, dimostrò la versatilità del suo talento. Tuttavia, fu la radio a restare il suo regno, dove continuò a brillare con trasmissioni come “Tutto il calcio minuto per minuto“, che debuttò nel 1960 e divenne, come sappiamo, una pietra miliare del giornalismo sportivo.
Nonostante il successo, la carriera di Carosio fu segnata da un episodio controverso. Durante i Mondiali del 1970, nel commentare Italia-Israele, un suo commento sul guardalinee etiope Sejum Tarekegn scatenò un caso diplomatico. Sebbene le accuse di razzismo si rivelarono infondate, il clamore mediatico lo portò alla sostituzione da parte della Rai. Fu un triste epilogo per un uomo che aveva dato forma al giornalismo sportivo italiano.
Nicolò Carosio si ritirò nel 1971, ma la sua voce e il suo stile continuano a vivere nella memoria degli italiani. Il suo contributo al mondo della radiocronaca e della telecronaca non è solo storico, ma culturale: ha trasformato il modo di raccontare il calcio, rendendolo un’esperienza emozionante e condivisa. Ancora oggi, è considerato il padre della radiocronaca italiana, un pioniere il cui impatto sul giornalismo sportivo è davvero prezioso ed inestimabile.