Chiello: “Io, la musica e i miei scarabocchi” – INTERVISTA

A tu per tu con Chiello per parlare del suo nuovo disco “Scarabocchi”, fuori per Island Records / Universal Music Italia. La nostra intervista al giovane artista lucano
Tempo di nuova musica per Rocco Modello, in arte Chiello, che abbiamo incontrato in occasione dell’uscita dell’album “Scarabocchi”, disponibile in digitale dall’11 aprile e in fisico dal 2 maggio. In questa intervista abbiamo ripercorso le tappe creative di questo lavoro, e scambiato con lui quattro chiacchiere a proposito della sua visione di vita e di musica.
Anticipato dal singolo “Amici stretti” (qui la nostra recensione), “Scarabocchi” racchiude alcune tracce già edite, come “Limone”, “Stanza 107”, “Amore mio” e “Pirati”, più canzoni nuove come “Insetti”, “Scintille”, “Stupida anima”, “Maledirò”, “Malibù” e “Nessuno ti crede”. Meritano una speciale menzione i due featuring presenti nel disco, il primo con Rose Villain in “I miei occhi erano i tuoi” e il secondo con Achille Lauro in “Succo d’ananas”.
Chiello presenta il disco “Scarabocchi”, l’intervista
Come ti sei approcciato a questo tuo terzo album e come si è sviluppato il processo creativo?
«Rispetto al precedente disco, il secondo, dove ho avvertito un po’ più di aspettativa, per “Scarabocchi” devo ammettere che il processo creativo si è svolto in maniera molto naturale. Se in passato mi è capitato di andare in tilt, a questo giro tutto è andato liscio, nel modo più spontaneo possibile».
Quali skills pensi di aver acquisito rispetto ai tuoi precedenti lavori?
«Più che delle abilità nel dettaglio, penso che, grazie alle persone e ai professionisti che ho attorno, credo semplicemente di migliorarmi e di crescere. Non c’è un aspetto particolare, ma si tratta di un’evoluzione che va di pari passo con il mio percorso. Man mano che vado avanti, imparo sempre di più e mi sento molto più sicuro».
A proposito del titolo, che significato attribuiresti alla parola “scarabocchio”?
«La parola “scarabocchio” mi piace, mi lascia un bel sapore in bocca dopo averla pronunciata. Secondo me è molto evocativa, poi si lega bene con il mio immaginario, rappresenta bene le canzoni che ho scritto e i concetti che volevo esprimere in questo determinato momento con la mia musica».
Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?
«L’aspetto che più mi affascina credo sia riuscire ad associare una melodia a delle parole che, molto spesso, si completano a vicenda. Un po’ come se si cercassero. Mi lascia sempre di stucco, è un momento sempre particolare che mi sorprende ogni volta».
In “Scarabocchi”, come ospiti d’eccezione, spiccano i featuring con Rose Villain e Achille Lauro. Come sono nate queste due collaborazioni e quali punti in comune pensi di avere sia con loro?
«È stato bellissimo averli in questo disco, anche perché nei miei precedenti lavori non avevo avuto ospiti, ho sempre partecipato come featuring a lavori di altri artisti. Invece, questa volta, sempre in maniera molto spontanea e naturale ho deciso di invitarli in questo mio disco. Ho conosciuto Lauro tramite degli amici in comune, siamo andati a cena più volte, sono stato anche a casa sua e, una volta, dopo aver mangiato ci siamo messi in studio da lui. Così è nata “Succo d’ananas”, una canzone che amo molto. Con Rose è successa un po’ la stessa cosa, anche se ci conosciamo da più tempo. Dopo poco siamo diventati amici, ci siamo trovati tante volte in studio, abbiamo fatto più canzoni, ad esempio “Lacrimogeni” è inserita del suo ultimo disco “Radio Vega”. Poi mi ha voluto con sé a Sanremo. Diciamo che per me è importante che ci sia un rapporto vero e umano con gli artisti con cui collaboro, perché altrimenti non riesco a condividere quello che sento».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver imparato dalla musica fino ad oggi?
«La musica mi ha insegnato che non bisogna mai guardare o voler emulare gli altri, perché più rincorri questo tipo di pensiero e più ti allontani da te stesso. Bisogna capirsi, accettarsi e amarsi per essere se stessi. E credo che in musica sia fondamentale, come nella vita di tutti i giorni».