Intervista al giovane cantautore pugliese che ci presenta il singolo del suo debutto
E’ al singolo che segna il suo debutto discografico il giovane Cioffi, cantautore ventitreenne di Galatina che al pubblico amante della bella musica italiana poggiata su di classiche melodie e su racconti incentrati sull’io che diventa quasi inspiegabilmente noi, propone la sua Anima fragile. Quando ho ascoltato il suo brano per la prima volta mi son detto ‘questo è forte’ e non ho avuto dubbi che Andrea fosse davvero quel tipo di artista capace di emozionarsi emozionando partendo dalla musica e dalle parole scritte per raccontarsi. In una mezz’ora di chiacchierata abbiamo parlato di canzoni, di vita, di giovani e di voglia di sognare senza mai rinunciare sotto i colpi della paura. Ecco che cosa mi ha raccontato nel giorno in cui il suo brano è sbarcato in rotazione radiofonica:
Ciao Andrea, è un vero piacere poter scambiare quattro chiacchiere con te. Ovviamente vorrei partire proprio da “Anima fragile“, questo tuo primo singolo per il quale vorrei chiederti che cosa rappresenta?
<<‘Anima fragile’ per me è l’inizio di un percorso immaginario che mi auguro possa continuare per tutta la vita. Tutto è iniziato durante l’adolescenza quando, intorno ai 15/16 anni, ho iniziato a scrivere i miei primi brani e fin da allora c’è stato questo filo trasparente che ha accompagnato il mio percorso nella musica. Questa canzone ha dentro tutta la mia voglia di trasmettere ai ragazzi della mia generazione, oltre che alla parte più intima di me stesso, di perseguire tutti i sogni, cercare di raggiungerli senza badare al giudizio altrui ma soltanto pensando di poter, un domani, godere del tramonto più bello che ci sia che per me rappresenta il raggiungimento di un obiettivo, di un sogno nel cassetto>>.
Il brano si apre con un verso davvero carico di senso e significato: “la vita è bella mi hanno detto“. E’ una certezza che, a volte, i ragazzi tendono a sottovalutare, a dare per scontato o a capire soltanto più avanti nell’età. Come hai capito che, invece, la vita è il dono più prezioso che abbiamo non solo nei momenti felici ma in ogni istante della nostra esistenza?
<<A mio modo di vedere l’approccio alla vita deve essere sempre positivo. Io vedo la vita come un percorso ricco di insidie e fatto di alti e bassi ma nel momento in cui raggiungiamo un basso in questo nostro cammino la nostra risposta deve essere, comunque, sempre positiva per provare a cogliere la forza per trasformare ciò che è un temporale in luce, in un sole futuro. Io ho iniziato a scrivere e comporre vivendo un’adolescenza abbastanza particolare ma ho sempre avuto in me la voglia di dare luce alla mia vita con speranza e coraggio. Secondo me i giovani devono avere un approccio positivo alla vita, sempre. Proprio come disse Morrison: la vita ti sorride se la guardi sorridendo>>.
In questo brano parli ai ragazzi delle nuove generazioni lanciando un messaggio importante e cioè quella del lottare per raggiungere i propri sogni, piccoli o grandi che siano. Nel testo parli di paura di sognare: da cosa è dovuta secondo te? E’ colpa un po’ della nostra società che opprime i giovani oppure è più colpa dei giovani che non sanno imporsi verso la società?
<<Credo che i giovani abbiano davvero tanta forza interiore e spesso nemmeno sanno di avere dentro di sè quella che io nel brano definisco ‘poesia’: “guardateci più a fondo e dentro troverai poesia”. La nostra poesia è la forza interiore, la caparbietà o anche quel senso d’innocenza che contraddistingue noi giovani. Non sono nessuno per parlare a nome della mia generazione ma mi piace pensare di poterlo fare a nome di quei ragazzi che definisco ‘la mia gente’. Penso che spesso la società non dia ai giovani le possibilità di sognare abbastanza ma sono anche convinto che quelle possibilità le debba trovare anche ogni ragazzo dentro di sè perchè tutti hanno quella poesia, quel fuoco, quella luce interiore che permette di credere e lottare per un sogno a prescindere che si possa raggiungere o meno. Sono un grande sognatore e sono convinto che se ci si crede davvero prima o poi il sogno si avvera>>.
A proposito di sogni, quali sono i tuoi sogni?
<<Mi piacerebbe continuare a tessere questo filo immaginario che ho aperto con ‘Anima fragile’ e mi auguro di poter arrivare a più gente possibile con la mia musica sperando che qualcuno possa rispecchiarsi, trovare conforto o ritrovare una piccola parte del proprio passato o del proprio presente nei miei brani. Il mio più grande sogno è quello di poter un giorno fare un concerto tutto mio per delle persone venute ad ascoltare me e con le quali vorrei riuscire a creare un rapporto diretto>>.
Racconti di giovani, sei un ragazzo giovanissimo eppure, musicalmente, questo brano sposa caratteristiche musicali che, a prima vista, non si assocerebbero alla musica dei giovanissimi di oggi: dura 4 minuti, c’è la melodia, ci sono gli strumenti suonati, c’è un’armonia vocale ed una delicatezza testuale tutta basata sulle emozioni piuttosto che sulla concretezza. E’ questa la tua scrittura oppure è solo una faccia di essa?
<<Tendenzialmente prediligo questo tipo di musica cantautorale che si rifà ai grandi artisti del passato o a quelli del presente che, però, guardano a certi tipi di melodie e agli strumenti suonati per davvero. Questa è solo una prima faccia della mia scrittura che, comunque, in quasi dieci anni che compongo è cambiata tanto. Ascolto davvero qualsiasi genere musicale e, di conseguenza, mi lascio influenzare da tante diverse componenti anche se i miei riferimenti musicali fanno parte soprattutto del mondo del cantautorato italiano da Vasco fino a Ligabue e Antonello Venditti, tre miei veri idoli>>.
Nel videoclip che raccoglie le immagini della produzione in studio del brano oltre al testo la cosa che salta immediatamente all’occhio è il fatto che gli strumenti sono in primo piano: una canzone suonata davvero e non semplicemente montata con dei suoni campionati. Che valore attribuisci a questa scelta?
<<Non ho potuto realizzare un vero e proprio videoclip di questa canzone per via del lockdown delle ultime settimane ma quando a dicembre ho registrato il brano a Roma avevo portato con me uno dei miei migliori amici, un videomaker, con cui c’era l’idea di fare una specie di vlog di quelle giornate. Ci tenevo molto a far vedere i volti dei musicisti che hanno suonato ‘Anima fragile’ proprio per mostrare che dietro ad un brano si nascondono delle persone speciali. E con loro ho voluto che ci fossero naturalmente i loro strumenti che per ogni musicista fanno parte del proprio vissuto. Tutto questo ha, secondo me, dato vita ad un incontro di emozioni che ha arricchito ancora di più ‘Anima fragile’ ed è per questo che voglio continuare a ringraziarli per avermi permesso di trasformare una mia idea, scritta nella mia cameretta, in un qualcosa di vero>>.
Hai scelto un titolo impegnativo come “Anima fragile” che nella mente di qualsiasi ascoltatore di musica italiana torna ovviamente a Vasco Rossi che su queste due parole ha costruito uno dei suoi grandi classici. Hai avuto qualche paura nell’utilizzare questo titolo?
<<Ho una passione viscerale nei confronti di Vasco ed il fatto di averlo anche citato nel testo del brano voleva essere un doppio omaggio a quello che, secondo me, è uno dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi. Non ho avuto paura di un accostamento a lui perchè, giustamente, un confronto con Vasco non lo può reggere praticamente nessuno. Per un periodo ho pensato anche ad un cambio di titolo, ti dico la verità, ma poi sono arrivato alla conclusione che la musica debba essere quanto più vera possibile e, dunque, ho scelto di farla uscire per così com’era stata scritta>>.
Se dovessi dirmi 3 titoli di canzoni che, in qualche modo, hanno segnato il tuo percorso umano ed artistico quali mi diresti?
<<Una delle mie canzoni preferite, se non quella a cui sono più legato, è ‘Torn’ di Natalie Imbruglia: è la prima canzone che ho imparato a suonare con la chitarra e ogni volta che la riascolto o che la ricanto riprovo quella sensazione di purezza di quel ragazzo che suonava senza la paura sognare o di non riuscire a trasmettere qualcosa. Poi ci aggiungerei ‘Albachiara’ di Vasco Rossi che mi porta sempre a pensare alla persona più importante della mia vita: mia madre. Per concludere direi ’50 special’ dei Lunapop che è stata la prima canzone che ho canticchiato quando ero davvero piccolissimo e i miei genitori mi raccontano sempre che quella è stata la prima canzone che ho imparato a ripetere>>.
Il tuo percorso nella musica è appena iniziato e sono sicuro che sarà davvero lungo eppure hai già avuto modo di essere notato da diversi artisti italiani che, in qualche modo, hanno scommesso su di te e le tue canzoni: Fabrizio Moro, Irama, Pierdavide Carone e Antonio Maggio, Le Vibrazioni… c’è un incontro che ti ha aiutato in modo particolare o che ricordi con un affetto speciale?
<<Sono stati tutti incontri davvero speciali e ringrazio gli artisti che hai citato per avermi dato la possibilità di aprire alcuni loro concerti in questi ultimi anni. Irama è un carissimo amico ma un incontro che porto nel cuore in particolare è quello con Fabrizio Moro, uno dei miei artisti preferiti in assoluto e colui che mi ha fatto capire che alla base di tutto non c’è l’essere un artista ma, prima di tutto, l’essere una persona. Quando ho parlato con lui la prima volta, pochi minuti prima di salire sul palco per aprire il suo concerto a Rutigliano davanti a più di 20 mila persone, mi ha trasmesso una tranquillità impressionante e mi ha fatto capire che, al di là delle classifiche e dei numeri, c’era una persona vera che ama e gode delle bellezza delle piccole cose. Fabrizio è riuscito a farmi capire che siamo davvero tutti uguali: parlando con lui ho percepito di chiacchierare con una persona normalissima, un amico. Siamo davvero tutti uguali, siamo davvero tutti la gente>>.
Il tuo è un modo di scrivere davvero particolare perché in 4 minuti sei riuscito ad unire tanti diversi riferimenti musicali: il cantautorato naturalmente, soul, il pop e qualche sporcatura di rap. Tutto questo è un grande punto a tuo favore e rappresenta quello che la musica italiana sta cercando di fare in questo momento e cioè contaminarsi il più possibile. Credi sarà questo il destino del pop?
<<Domanda difficile! Credo che, però, la musica italiana sia un percorso di continua contaminazione come dicevi. Secondo me è difficile capire quale potrà essere il futuro ma penso che, sul lungo periodo, penso che si creerà un cocktail di generi che porterà a continuare il percorso intrapreso dalla musica leggera italiana negli anni ’50 e ’60. Spero soltanto che l’intento di ogni artista sia sempre quello di arrivare a tutti in modo diretto e sincero>>.
So che stai lavorando alla realizzazione del tuo primo album. A che punto sono i lavori e che genere di lavoro dobbiamo aspettarci?
<<Siamo stati fortunati perchè lavoro da anni lavoravo alla scrittura dei brani e a dicembre sono riuscito a registrarli negli Bloom Recording Studios di Roma dove abbiamo suonato gran parte dell’album quindi posso dire che siamo a buon punto malgrado la situazione delle ultime settimane. Le tecnologie moderne ci permettono fortunatamente di lavorare comodamente in smart working procedendo con i lavori. L’album spero che possa essere un messaggio di un ragazzo di 23 anni che vuole trasmettere ciò che ha vissuto in questo tempo di crescita personale e, in secondo piano, artistica. Voglio trasmettere la voglia di sognare soprattutto a quella generazione che per me sono i ragazzi della gente. Tratterò tematiche diverse che vanno dall’amore alla perdita di una persona cara passando dal semplice divertimento, l’amicizia ed il dubbio sul senso della vita. Non ci saranno dei brani scollegati ma ogni brano sarà una tappa di questo cammino>>.
Una sorta di concept sulla vita…
<<Assolutamente si! Tutto parte sul dubbio sul senso della vita che un ragazzo si trova ad affrontare. E’ per questo che ho voluto iniziare con ‘Anima fragile’ questo cammino proprio perchè racchiude gran parte di quello che io vorrei che fosse questo cammino. La vita di ogni persona, a mio modo di vedere, è un film ed io, nel mio album, voglio raccontare la mia vita per come l’ho vissuta ma sono sicuro che il mio è soltanto un imput poi, ogni ascoltatore, potrà interpretare il tutto a seconda della propria esperienza>>.
Ilario Luisetto
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