domenica 15 Dicembre 2024

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Cioffi: “La musica ha bisogno di concetti semplici, ma autentici” – INTERVISTA

A tu per tu con Cioffi per parlare del suo nuovo singolo intitolato “Bogotà”. La nostra intervista al cantautore salentino

Dopo aver riscosso un buon successo in estate con “Ex”, Cioffi è tornato con un nuovo singolo intitolato “Bogotà” (qui il videoclip del brano), fuori per Warner Music Italy.

Prodotto da Machweo e Room9, il pezzo rappresenta un cambio di registro per il giovane cantautore salentino, svelando un lato più sensibile e introspettivo della sua scrittura.

Il brano è costruito su un crescendo emozionale irresistibile: una partenza intima, sussurrata, che si trasforma in un’esplosione sonora nel ritornello, dove Cioffi racconta con autenticità una storia personale che diventa universale: la paura di amare e di lasciarsi andare alla vulnerabilità dei sentimenti.

“Bogotà” è il tuo nuovo singolo, com’è nato e come si è sviluppato il processo creativo?

«“Bogotá” è nato a per caso, durante una sessione in studio con Marco e Cecilia, che sono due ragazzi con cui mi piace molto lavorare. In realtà, avevamo degli altri brani su cui concentrarci e che volevamo far uscire. L’idea era quella di fare una sessione così per scrivere qualcosa, per allenarci. Per farla breve, è nata “Bogotà”, da una chiacchierata con due amici in studio, senza l’obiettivo di realizzare una canzone vera e propria. Come tutte le cose belle, anche questa è accaduta per caso».

A livello testuale, il brano racconta la paura di amare, che è un tema molto interessante. Da quali riflessioni è stato ispirato?

«Lo spunto è arrivato dal mio psicologo, che il giorno prima di quella sessione, mi aveva detto una cosa che mi ha un po’ scioccato, ovvero che “Il romanticismo è un po’ come se fosse una patologia e non c’è soluzione”. Ovviamente il concetto è un po’ estremizzato, per farmi capire delle cose lui ha capito che me le deve dire in maniera artistica, però riflettendoci il senso è quello. L’eccesso non fa mai bene ed è giusto, secondo me, trovare un equilibrio nella vita e anche nell’amore, romanticismo compreso. Da lì abbiamo messo in musica questo concetto e raccontato della paura di amare, che può affliggere chiunque, in modo particolare i ragazzi di oggi».

Non sei l’unico che porta avanti questo discorso, penso anche ad Alfa con cui hai collaborato e so essere un tuo amico, lui ha fatto un disco che parla proprio di questo. Ti capita di confrontarti con altri tuoi colleghi su questo stesso tema?

«Beh, sì, con Andrea (Alfa, ndr) siamo molto amici da tempo, quest’estate siamo stati qualche giorno insieme in Salento e sono felice per come gli stiano andando bene le cose, e tifo per lui. Il suo album si intitola “Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato”, ed è bello che siano tornati questi messaggi, così come il “Tutta vita” di Olly, ma potrei farti altri esempi. Il segreto è vivere e godere, come dico sempre, delle cose più vere che ti può dare la vita. Mi capita di confrontarmi spesso con colleghi della mia generazione, e siamo in molti a voler tirare fuori questi concetti semplici, ma autentici».

Per concludere, lo scorso anno hai pubblicato il tuo primo album “Passa tutto alla tua età”. Mi incuriosisce capire se stai lavorando un nuovo progetto discografico, oppure la mentalità di un ragazzo che fa oggi musica è più orientata verso la pubblicazione di singoli?

«Sarò sincero, “Bogotà” mi ha fatto un po’ cambiare il mio punto di vista. “Passa tutto alla tua età” è stato un primo album in cui ho voluto racchiudere, quelle che sono le prime canzoni del mio percorso, ma non lo definisco come un album che mi rappresenta appieno, nel senso che senza darmene una colpa, sono canzoni che ho scritto da quando avevo 15 anni fino a 24-25 anni e in 10 anni si cambia. È un po’ una raccolta, quindi magari non c’è una coerenza concettuale, perché ci sono anche punti di vista differenti. Poi la scorsa estate ho pubblicato “Ex”, un singolo che mi ha dato tantissime soddisfazioni, perché è diventato virale e mi ha permesso per la prima volta di partecipare a numerosi festival e di trovarmi 10.000 persone che cantano a squarciacola un mio brano in un contesto che non è un concerto. Poi “Bogotà è arrivato, come ti dicevo, per caso. Allo stesso tempo, è un pezzo che mi rispecchia al 100% e può rappresentare l’inizio di un progetto. Mi ha fatto tornare la voglia di fare un disco, questa volta con tracce che siano coerenti tra loro, sia tematicamente che musicalmente. “Bogotà” mi ha proprio fatto rinascere, perché avevo tanti dubbi, e soprattutto mi ha fatto cambiare punto di vista delle cose, il che non è mai sbagliato».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.