venerdì 22 Novembre 2024

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Terme di Caracalla, Claudio Baglioni: “I luoghi fanno l’intrattenimento”

L’emozionante ritorno dal vivo del cantautore romano, in scena alle Terme di Caracalla per dodici spettacoli consecutivi

Musica pura ed essenziale rappresentata con coscienza ed inventiva. Così potremmo definire questo ritorno dal vivo di Claudio Baglioni, protagonista di dodici straordinari eventi che aprono la stagione del Teatro dell’Opera di Roma, in scena presso le Terme di Caracalla. Uno scenario suggestivo che coinvolge un totale di 123 professionisti tra musicisti, coristi, performer classici e moderni. Lo spettacolo, la cui direzione artistica è affidata a Giuliano Peparini, prevede la presenza dell’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal Maestro Danilo Minotti, per una grande produzione realizzata da Friends & Partners e Come Srl. “Dodici note – TUTTI SU!” è il titolo dello show che resterà in cartellone da venerdì 3 a domenica 19 giugno.

«Avverto una grandissima responsabilità nell’aprire la stagione estiva di un cartellone di grandissimo rilievo, ma non sarò da solo – racconta l’artista durante l’incontro stampa realizzato a poche ore dall’esibizione – linattività ha penalizzato noi artisti, arrecandoci una sensazione di emarginazione. In questo caso saremo in tanti davanti e dietro al palco, per cui metteremo tutta la nostra esperienza. Sarà un racconto tra il musicale e il narrativo, con dodici personaggi e dodici rappresentazioni». Un grande festa della musica, che inaugura la stagione della ripartenza, abbattendo simbolicamente la barriera tra musica classica e musica popolare. In scaletta alcune delle canzoni contenute all’interno del suo ultimo album di inediti In questa storia che è la mia”, rilasciato a fine del 2020, tra cui annoveriamo “Gli anni più belli”, “Dodici note”, “Come ti dirò”, “Io non sono lì”, “Mal d’amore” e “Uomo di varie età”.

«Mi sento un po’ a casa e un po’ in in trasferta – prosegue Baglioni – Roma è la mia città e in questo lungo viaggio penso di essermi esibito quasi ovunque, nelle piazze dal centro alla periferia, nei tre stadi (Olimpico, Flaminio e dei Marmi, ndr), nei palazzetti, nei teatri sia grandi che piccoli, ma anche sui tram, negli ospedali e nelle carceri. Sono ventitré anni che sognavo di esibirmi qui a Caracalla, ma non avrei mai pensato di arrivarci per tenere una serie di ben dodici serate. In questo spettacolo mettiamo insieme un’orchestra sinfonica parzialmente più moderna con un coro polifonico e lirico. In più c’è una band di sedici elementi, che si alternerà con me sul palco. L’appetito vien mangiando, così la scena si è arricchita di una teatralità universale. Il concerto è un’assemblea che va fatta nell’ordine dei valori dell’armonia, della ricerca e delle emozioni. Di conseguenza non è prevedibile poter immaginare quale sarà il momento più coinvolgente di ogni singola serata, anche perché l’ambiente circostante crea sempre un’attenzione diversa».

In tal senso, “Dodici note – TUTTI SU!” è un progetto multidisciplinare inedito, fortemente innovativo e pensato per un pubblico trasversale: «I luoghi fanno l’intrattenimento, cambiano le rappresentazioni ed è estremamente importante cercare un’intonazione nel posto in cui si va a suonare. Alle volte la pretesa delle rockstar è quella di imporre se stessi a prescindere dal luogo. Tante volte i posti sono stati violati da questa estrema voglia personalizzazione, mentre io credo che ci si debba mettere un vestito adatto per ogni occasione. C’è sempre stata una separazione un po’ bizzarra tra musica colta e meno colta, sicuramente da ciò che ci arriva dal passato e qualche espressione del presente, anche se nella musica contemporanea tutto questo è meno evidente. I canzonettisti di oggi sanno benissimo di non poter più produrre opere così complesse, però nell’insieme possono ancora provare a trasmettere al pubblico un’idea di opera».

In scaletta non possono certo mancare i primi successi di Claudio Baglioni datati anni ’70: da Io me ne andrei” a “Quanto ti voglio”, passando per “Con tutto l’amore che posso”, Quante volte”, “Poster”, “Un po’ di più”, W l’Inghilterra” e “Noi no”. Dal decennio successivo ritroviamo: “Strada facendo”, “Avrai”, “Via”, “La vita è adesso”, “Un nuovo giorno o un giorno nuovo”, “Amori in corso”, “E adesso la pubblicità”, “Uomini persi” e “Buona fortuna”. Infine, dal repertorio degli anni ’90 vengono ripescate “Io sono qui”, “Dagli il via”, “Acqua dalla luna”, “Fammi andar via” e “Mille giorni di te e di me”, mentre c’è spazio anche per la cover di “Ninna nanna della guerra”, canzone popolare con i versi scritti dal poeta Trilussa durante il primo conflitto mondiale. 

«Penso che le parole in grado di raccontare i grandi guasti del mondo, alla fine, siano quelle forse più semplici – conclude il cantautore rivolgendo un pensiero a proposito del momento storico che stiamo vivendo – quando la canzone si avvicina a questo tipo di tematiche, tende a diventare sloganistica, con quelle frasi fatte che perdono in termini di sostanza. In un momento come questo non c’è molto da dire, altrimenti tutto diventerebbe retorico. Si dice che la musica sia immortale, mentre i discorsi è più difficile che lo siano, a parte quelli dei grandi poeti come Trilussa. In un momento complesso come quello attuale e in mezzo ad un esercito di buona volontà, l’artista diventa una specie di trombettiere, perché le vere guerre le fanno i fanti e non credo sia utile esaltare troppo il nostro ruolo».

Claudio Baglioni Dodici note

© foto di Roberto Panucci 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.